Roma, 2 novembre 2012 - Attacco e marcia indietro, tutto nel giro di 15 minuti. Due comunicati, diversi, diramati a distanza di una quarto d’ora circa da Fabbrica Italia Pomigliano sulla vertenza nello stabilimento campano.  Il primo, oltre ad alcune precisazioni sulla polemica di queste ore, riportava il calendario della messa in mobilità, con la durata dei tempi tecnici per la procedura (45 giorni dall’avvio, ovvero il 31 ottobre). La nota conteneva però anche un duro giudizio sui lavoratori che avevano fatto ricorso al giudice per il reintegro. Oltre a questo, era presente il riferimento agli investimenti che Fip attivava nell’area pomiglianese.

Tutto questo scompare dalla seconda nota. Tra le parti omesse, figura il ricordo delle "dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall’inizio il loro giudizio negativo sull’operazione Nuova Panda". Ma anche il passaggio in cui per l’azienda "stupisce e induce qualche dubbio il fatto che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in Fip, utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull’iniziativa industriale di Pomigliano, per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro complessivamente a circa 3.000 persone".

TENSIONE GIA' IN MATTINATA - La giornata del resto si era già aperta in un clima polemico. I sindacati si erano scagliati contro Marchionne proprio per la vicenda dei 19 lavoratori in mobilità per la riassunzione dei licenziati Fiom. ''Questi diciannove licenziamenti sono illegittimi e se dovessero arrivare comunque con qualche formula, ci appelleremo all'articolo 18''. A dichiararlo - ai microfoni di Radio Città Futura - il segretario nazionale della Fiom, responsabile del settore auto, Giorgio Airaudo, annunciando anche lo sciopero generale dei metalmeccanici ai primi di dicembre ''contro il tentativo di fare un altro contratto nazionale separato''.

BONANNI - Anche la Cisl scende in campo. “Penso che si sia gonfiata seppur su basi concrete la notizia sui 19 licenziamenti per nascondere la notizia importante degli investimenti. E’ un gioco al massacro portato avanti da tempo. Tuttavia la Fiat ha sbagliato a fare autogol continuando il testa a testa con la Fiom dopo un’affermazione così importante come quella di proseguire con gli investimenti, ingaggiando una competizione forte con Audi e Bmw costruendo auto di lusso”. E’ il commento alla questione dei 19 licenziamenti a Pomigliano fatto in diretta a Tgcom24 da Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl.

Bonanni aggiunge: “Faremo ricorsi legali perché per noi non c'è fondamento e si tratta di lavoratori che hanno sottoscritto un accordo”. Secondo il leader della Cisl, “il presidente della Repubblica farebbe bene a interessarsi del problema della Fiat, ma il problema vero e’ che il sindacato deve trovare armonia. Se Marchionne avrà avuto facile gioco nel dividere il sindacato, la Fiom gli ha dato un grande aiuto in materia di governabilità sindacale delle aziende”.

UILM - "Oggi, insieme ai sindacati firmatari di accordi con Fiat e del contatto specifico, chiederemo di incontrare l’azienda per bloccare l’avvio delle procedure per la mobilità di 19 addetti dello stabilimento produttivo di Pomigliano d’Arco”. Lo ha annunciato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ospite su Radio1Rai. "Ci vogliono 45 giorni per l’espletamento delle procedure di mobilità e nei primi 7 giorni è possibile arrestarle, tenteremo di farlo”. “Siamo contrari - ha continuato il leader della Uilm - a qualsiasi forma di licenziamento, perché danneggerebbe di colpire i lavoratori che stanno lavorando al ciclo produttivo della Panda".

LODO MONTI - Per redimere la vicenda Pomigliano spunta l’ipotesi di un lodo Monti. L’idea “è quella che sia il Governo a convocare azienda e sindacati non per una trattativa ma per un prendere o lasciare che provi a spegnere l’incendio”, spiegano indiscrezioni, “una riunione ristretta, 6-7 persone al massimo”. Il lodo prevederebbe l’adesione agli accordi da parte della Fiom-Cgil in cambio del rientro in fabbrica. Il nodo “è tutto nel significato del termine ‘adesione’: sarebbe molto difficile per la Fiom firmare gli accordi che in questi anni ha contestato. Ma un conto è la firma, un altro è l’impegno scritto a rispettarli pur non condividendoli”.

Ieri il ministro Fornero aveva dato un vigoroso stop al Lingotto: "Fermare la procedura di messa in mobilità". Contrario anche Passera: "Una mossa che non mi è piaciuta".