Roma, 30 novembre 2012 - In arrivo una stangata per gli italiani dal pagamento del saldo dell’Imu: mediamente, le famiglie dovranno pagare mediamente 136 euro per la prima casa, con punte di 470 euro a Roma; mentre per una seconda casa il saldo peserà mediamente 372 euro con punte di 1.200 euro nelle grandi città. E’ quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della UIL Servizio Politiche Territoriali, sulle delibere del totale dei Comuni (8.092), pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia dal 10 al 28 Novembre 2012. Complessivamente, l’Imu ha pesato per 278 euro sulla prima casa e 745 euro sulla seconda. Per la prima casa, si registrano punte di 639 euro a Roma; di 427 euro a Milano; 414 euro a Rimini; 409 euro a Bologna; 323 euro a Torino. Per le seconde case, punte di 1.885 euro a Roma; di 1.793 euro a Milano; di 1.747 euro a Bologna; di 1.526 euro a Firenze.

Da questa analisi - spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL - emerge che sono 6.169 i Comuni che hanno pubblicato le delibere dell’IMU sul sito del Ministero dell’Economia e, pertanto, il nostro studio non si basa su proiezioni ma su dati reali e,cioè, su un campione che rappresenta il 76,2% del totale dei Comuni italiani. Il 31,2% del campione (1.924 municipi) ha aumentato le aliquote per la prima casa, tra cui 41 Città capoluogo di provincia; il 62,2%(3.826 Comuni), ha confermato l’aliquota base del 4 per mille; soltanto il 6,8% (419 comuni) l’hanno diminuita e, tra questi, 8 Città  capoluogo di Provincia. Il 62,6% del campione (3.863 comuni) ha aumentato l’aliquota per la seconda casa, tra questi 98 sono Comuni capoluogo di provincia; il 36% (2.221 comuni) ha deciso, invece, di confermare l’aliquota di base del 7,6 per mille; soltanto l’1,4% (85 Comuni, per lo piu’ concentrati nel Sud) ha deciso di diminuirla. Il combinato disposto ditali decisioni da parte dei Comuni, continua Loy, porta l’’aliquota media nazionale sulla prima casa al 4,36 per mille, in aumento del 5,6% rispetto all’aliquota base decisa dal Governo Monti; mentre per le seconde case l’aliquota media e’ dell’8,78 per mille in aumento del 15,5% rispetto all’aliquota base. In totale, secondo una nostra simulazione, con le aliquote deliberate dai Comuni e le relative detrazioni, il gettito complessivo, tra prima casa e altri immobili, ammonterebbe a fine anno a 23,2 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casa e 19,4 miliardi di euro per le seconde case. Di questi, 14,8 miliardi di euro saranno incassati dai Comuni, mentre lo Stato incassera’ 8,4 miliardi di euro.

UN NATALE "AMARO" - Sarà, dunque, un Natale amaro, commenta Guglielmo Loy, per lavoratori dipendenti e pensionati, in quanto dovranno far fronte alla rata di saldo dell’IMU con le tredicesime. Infatti, con il saldo a Dicembre, le famiglie italiane dovranno versare ai Comuni e allo Stato, ancora 13,6 miliardi di euro, che si aggiungono ai 9,6 miliardi di euro gia’ pagati con l’acconto di Giugno. E purtroppo l’IMU e’ solo la punta dell’iceberg tra le voci di erosione nelle buste paga, gia’ alleggerite da tutti gli aumenti delle Addizionali Regionali e Comunali IRPEF e dalla Tassa/Tariffa sui rifiuti. Tornando al tema dell’IMU, prosegue Loy, si sta ormai consolidando il dato degli aumenti generalizzati delle aliquote, che il piu’ delle volte riguardano le seconde abitazioni, ma che in moltissimi Comuni, circa un terzo, non risparmiano la prima casa. La Uil e’ favorevole affinche’ il gettito dell’Imu sia riportato in seno ai Comuni, a patto pero’, che a fronte degli onori, i Sindaci si prendano anche gli oneri di applicare le imposte locali in modo piu’ equo. Per questo e’ fondamentale ripensare l’intera politica economica e fiscale del Paese per rimettere al centro la questione di una diversa ripartizione del carico fiscale, permettendo alle famiglie con un reddito fisso di “riavere” parte di cio’ che gli e’ stato tolto e rimettendo in moto quei consumi che sono una parte importante della nostra economia.

Per quanto riguarda la prima casa, 41 capoluoghi di provincia, dei 104 totali, hanno aumentato l’aliquota di base, tra cui Roma, Cagliari, Napoli, Palermo, Ancona, Genova, Torino, Perugia, Catanzaro, Potenza. Sono 9 i capoluoghi che hanno scelto l’aliquota massima del 6 per mille (Agrigento, Alessandria, Caserta, Catania, Catanzaro, Messina, Parma, Rieti, Rovigo). 55 Città hanno optato per il mantenimento dell’aliquota decisa dal Governo (Milano, Aosta, Bologna, Bari, Firenze, Bolzano, Trento, Venezia); mentre 8 Citta’, tra cui Trieste e L’Aquila, hanno diminuito l’aliquota. Atre Citta’, hanno deciso pur confermando l’aliquota di base, maggiori detrazioni, come Bari), o un’aliquota inferiore in base la reddito ISEE come Novara, un’aliquota al 3,5per mille per gli immobili gravati da mutuo, come Pescara; detrazioni in base all’ISEE come a Bergamo o un fondo in base all’ISEE per lavoratori e pensionati in disagio sociale, come a Torino. Per quanto riguarda, invece, le aliquote per le seconde case, 98 Citta’ hanno aumentato l’aliquota, di cui 46 di esse applicano l’aliquota massima del 10,6 per mille (tra cui Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Ancona, Milano, Venezia). Soltanto 6 Citta’ mantengono l’aliquota di base, mentre nessun capoluogo ha diminuito l’aliquota.

Per la prima casa, sono 178 i Comuni che hanno deliberato l’aliquota massima del 6 per mille; 1.074 Comuni applicano un’aliquota tra il 5 e il 5,9 per mille; 672 Comuni applicano un’aliquota tra il 4 ed il 4,9 per mille. Tra i Comuni che hanno diminuito l’aliquota, 185 applicano quella minima del 2 per mille. Soltanto un Comune (Budusso’) ha deliberato detrazioni crescenti sulla prima casa che di fatto azzerano l’IMU. Tra le province che applicano l’aliquota media piu’ alta, troviamo Mantova dove il 54,2% dei Comuni ha aumentato l’aliquota di base con una media del 5,34 per mille.

L’88,9% dei Comuni della provincia di Ravenna ha aumentato l’aliquota con una media pari al 4,93 per mille; anche l’87,2% dei Comuni della provincia di Reggio Emilia ha optato per un aumento con una media pari al 4,93 per mille; il 70% dei Comuni della provincia di Pistoia ha aumentato l’aliquota con una media del 4,9 per mille; il 76,9% dei Comuni della provincia di Modena ha aumentato l’aliquota con una media del 4,83 per mille.

Per quanto riguarda la seconda casa, sono 639 i Comuni che hanno scelto l’aliquota massima del 10,6 per mille; 197 applicano un’aliquota tra il 10 e il 10,5 per mille; 1.357 un’aliquota tra il 9 e il 9,9 per mille; 1.770 Comuni applicano un’aliquota tra il 7,7 per mille e l’8,9 per mille. A livello provinciale a Ravenna dove il 94,4% dei Comuni ha aumentato l’aliquota di base, la media e’ del 10,26 per mille. Nella provincia di Rimini (il 92,6% dei Comuni ha aumentato l’aliquota), l’aliquota media e’ al 10,04 per mille; nella provincia di Siena ( il 96,7% dei Comuni ha optato per un aumento) l’aliquota media e’ del 9,96 per mille; nella provincia di Prato (l’85,7 dei Comuni ha aumentato l’aliquota) l’aliquota media e’ del 9,94 per mille; nel provincia di Firenze l’aliquota media e’ pari al 9,93 per mille (il 97,7% dei Comuni ha aumentato l’aliquota).

SCUOLE PARITARIE, MEGA RICORSO A TAR CONTRO IMU - Il Regolamento sull’Imu e’ ‘’illegittimo, fonte di gravissima disparita’ di trattamento ed erronea applicazione dei principi fondamentali in materia di parita’ scolastica’’, e nasconde ‘’un’illegittima forma di aiuto statale’’. E’ il motivo per il quale Ter.Mil.Cons-Consumatori del Terzo Millennio ha deciso di presentare una class action al Tar del Lazio con l’ausilio dell’avvocato e presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Il Regolamento e’ contestato nella parte in cui disciplina l’esenzione dell’Imu per gli enti ‘non commerciali’ anche con riferimento alle scuole. In pratica, le scuole paritarie non pagheranno l’imposta se l’attivita’ e’ svolta a titolo gratuito o se il ‘corrispettivo’ richiesto e’ simbolico o comunque tale da coprire solo parte del servizio che rendono. Le loro sedi, quindi, sono soggette al pagamento dell’Imu. ‘’Nel Regolamento - si legge in un documento che anticipa la proposizione del ricorso - le scuole paritarie sono ignorate. E si tratta di scuole che, per quanto abbiano provenienza privata, si caratterizzano per la natura totalmente ‘paritaria’ con quelle pubbliche e ‘non commerciale’. Merita di essere annullato per aver violato il principio fondamentale di uguaglianza e pari opportunita’’’.

Il ricorso al Tar mirera’ a far riconoscere che il Regolamento e’ ‘’ampiamente discriminatorio nel delineare una disciplina distinta tra istituti statali e paritari, laddove per i primi ‘nulla e’ dovuto’ mentre per i secondi stabilisce in spregio dei fondamentali principi Costituzionali (in particolare dell’articolo che prescrive che la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole paritarie, deve assicurare alle stesse piena liberta’ e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali) e Comunitari che debba essere versata l’imposta, nonche’, per altro verso, delinea in modo niente affatto chiaro, il ‘metodo di calcolo’ rimesso alla discrezionalita’ dell’Esattore’’.