Roma, 23 gennaio 2013 - Il prossimo governo potrebbe essere molto fortunato. Se infatti il ministro dell’Economia Grilli ha ragione (ripresa a aprile, ha detto), rischia di essere preso in contropiede dalla ripresa che potrebbe finire sul tavolo del nuovo esecutivo come una mela matura che cade dall’albero. Il ‘miracolo’ della congiuntura è dovuto al fatto che la parte ‘finanziaria’ della crisi sembra davvero finita. Le banche centrali hanno dimostrato che sono più forti del mercato e la speculazione, pare, ha deciso di arrendersi. Ci sono tutte le premesse per far ripartire il mondo. Sempre, naturalmente, che il presidente Obama riesca a sistemare la questione del fiscal cliff. Anche gli osservatori più ottimisti, comunque, vedono una ripresa italiana molto debole: più che altro si dovrebbe smettere di andare indietro.

Però potrebbe esserci qualche buona sorpresa. Fino a oggi le banche hanno giocato in difesa, ben consapevoli di avere in portafoglio delle quantità enormi di titoli di debiti sovrani (cioè degli Stati) non proprio affidabili. E quindi hanno cercato di tenersi stretti i loro depositi e di metterli al sicuro: da qui gli scarsi finanziamenti a imprese e famiglie, considerati a rischio. Ma, se l’emergenza finanziaria è finita, le banche possono tornare alla loro attività usuale, cioè al finanziamento di imprese e famiglie. Di colpo il mercato del credito potrebbe scongelarsi. E poiché ovunque il costo del denaro è vicino allo zero, imprese e famiglie potrebbero contare per un certo periodo su un denaro molto a buon mercato. Le conseguenze potrebbero essere enormi. Qualcuno parla addirittura di una possibile, inattesa e impensabile, «età dell’oro», nel senso di una lunga e robusta ripresa economica. E c’è un altro fatto: oggi una ricchezza immensa è stata congelata in titoli obbligazionari. Con l’economia reale che si scongela, però, e che riparte, può risultare conveniente tornare a investire nel capitale delle aziende. Sarebbero altri soldi (moltissimi) per fare investimenti e creare lavoro. Si aggiunga che da noi, ma anche all’estero, molti acquisti importanti (tipo l’automobile) sono stati rinviati. C’è quindi una ‘domanda’ compressa di beni e servizi. Il riaprirsi del credito potrebbe funzionare come una specie di innesco per il ritorno a livelli di consumo rilevanti. E di colpo potremmo ritrovarci dentro un’altra Italia.