SECCA lezione di politica della Borsa di Milano. Usciti i primi dati degli exit pool che davano il centro sinistra in netto vantaggio al Senato, boom delle quotazioni (su del 3 per cento). E su anche le altre Borse europee. Comportamento non equivocabile (in piazza Affari non ci sono analisti politici, si sta lì solo per fare soldi), il «risultato» degli instant pool ricacciava dietro lo schermo quella che era la paura più grossa dei mercati e delle cancellerie europee: la rimonta di Berlusconi. La rimonta cioè delle forze anti-Europa. Nel giro di un paio d’ore sono arrivate le proiezioni e il risultato era opposto: grande rimonta del Cavaliere e grande successo di Grillo (anche lui anti-Europa). I mercati, e gli operatori di piazza Affari, hanno visto profilarsi una specie di incubo: e cioè un’Italia che scende in guerra con la signora Merkel, con l’Europa e con l’euro. E quindi immediata retromarcia: invece di comprare si è passati a vendere e le quotazioni sono andate giù come mattoni. Al punto che alla fine l’indice è risultato di crescita di meno dell’1 per cento: ha perso per strada due terzi dell’aumento messo a segno nelle prime ore del pomeriggio. E, naturalmente, la stessa cosa ha fatto lo spread rispetto al bund tedesco. Poi è arrivata la fine delle contrattazioni.

NEL FRATTEMPO si sono chiarite un po’ le cose per il Senato. E lì si è visto che si è creata una situazione di ingovernabilità totale. Nessuna delle combinazioni teoricamente possibili (anche se politicamente non fattibili) potrebbe dare vita a una maggioranza. E bisogna ancora fare luce su quello che è successo per le elezioni alla Camera, dove sembra che ci sia una situazione abbastanza di equilibrio fra gli schieramenti maggiori. Ma questa mattina, mentre arriveranno i dati definitivi, veri, i mercati riapriranno. Degli sconsiderati hanno già parlato di nuove elezioni a breve scadenza (ma per fare che cosa?). Non si sa. Si sa solo che la Borsa questa mattina sarà molto nervosa e molto irritata. Gli operatori non amano le incertezze, figurarsi l’ingovernabilità. Se poi dovesse farsi strada l’idea di andare presto a nuove elezioni per uscire dall’impasse nella quale siamo finiti, per i mercati l’Italia diventerebbe il bersaglio di granate, freccette, sberleffi, e maledizioni. Con lo spread destinato a arrivare chissà dove. Insieme alla sfiducia complessiva degli italiani.

di Giuseppe Turani