Cernobbio, 22 marzo 2013 - Confcommercio è pessimista sull’andamento dell’economia per il 2013 e corregge al ribasso le precedenti previsioni di calo del Prodotto interno lordo per l’anno in corso, che passano dal -0,8% di cinque mesi fa al -1,7% attuale. Aumenta anche la flessione dei consumi prevista, il -2,4% invece dello 0,9%. Le stime sono contenute nel rapporto dell’Ufficio studi presentato oggi a Cernobbio in occasione dell’annuale Forum della Confcommercio. Il resto del quadro macroeconomico mostra un calo del 3,5% degli investimenti, +1,4% per le esportazioni e -1% per le importazioni. In contrazione dell’1,9% il reddito disponibile. Per il 2014 Confcommercio prevede un +1% del Pil, un +0,6% del reddito disponibile e un aumento dello 0,3% dei consumi.

LA POVERTA' - Dal 2006 al 2011 in Italia la crisi ha creato 615 nuovi poveri al giorno, per un totale di 1,120 milioni di persone. Il numero complessivo è così passato da 2,3 a 3,5 milioni, e secondo le ultime valutazioni potrebbe ulteriormente lievitare a 4 milioni nel 2013. Queste le stime di Confcommercio, che ha messo a punto un nuovo indicatore, il Mic (Misery Index Confcommercio), relativo al disagio sociale. Secondo i dati presentati oggi al Forum di Cernobbio, il Mic ha raggiunto il massimo alla fine del 2012; il tasso di disoccupazione è dell’11,7%, pari a 3 milioni di persone, cui si aggiungono 680mila scoraggiati e 200mila cassintegrati.

GLI ITALIANI E IL LAVORO - Gli italiani lavorano più dei tedeschi e dei francesi, ma producono di meno. Nel dettaglio gli occupati italiani lavorano 1.774 ore a testa, il 26% in più dei tedeschi e il 20% in più dei francesi. Analizzando invece il Pil per ora lavorata i tedeschi producono il 25% in più degli italiani, i francesi quasi il 40% in più. Confcommercio rileva inoltre che i lavoratori indipendenti in Italia lavorano quasi il 50% in più del dipendente medio, 2.338 ore contro 1.604.

IRPEF: UNO SU DUE SOTTO I 16MILA EURO - A dare man forte ai dati di Confcommercio si aggiungono quelli ministero dell’Economia che ha pubblicato le statistiche sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) relative all’anno d’imposta 2011, da cui risulta che un contribuente su due dichiara un reddito che non supera i 15.723 euro. Se si sposta l'attenzione sul reddito complessivo del contribuente mediano, che rispetto alla media non è influenzato da valori outlier (ossia particolarmente elevati), il valore del reddito medio pari a 19.655 euro, scende infatti a 15.723 euro.

I PAPERONI - Sono, invece, circa 28.000 i contribuenti-paperoni che dichiarano in media un reddito maggiore di 300.000 euro l’anno e che sono sottoposti al contributo di solidarietà del 3%. Questo 'balzello' sui più ricchi vale 260 milioni di euro, in media 9.000 euro a testa.

DIPENDENTI E PENSIONATI - Inoltre dalle tabelle si evidenzia che le fonti di reddito che contribuiscono maggiormente all’Irpef sono il lavoro dipendente (54,5% dell’imposta ricalcolata) e da pensione (il 25,5%), per una percentuale complessiva dell’80%. Il lavoro autonomo contribuisce solo con il 6,7% mentre il reddito di impresa ha un peso del 3,5%. Basso il contributo dei redditi da capitale (0,8%) in gran parte assoggettati a imposta sostitutiva.

Gli italiani che pagano l’Irpef sono il 76% del totale e pagano in media 4.820 euro di Irpef a testa. Ma ci sono anche 9,7 milioni di contribuenti italiani, sui 41,3 milioni che presentano la dichiarazione, che "hanno imposta netta uguale a zero".

STANGATA DELLE TASSE LOCALI - Infine sui contribuenti italiani nel 2012 ha pesato la stangata delle tasse locali. L’addizionale regionale sull’Irpef, che ha fruttato 11 miliardi, ha segnato un aumento del 27% in un solo anno. Vale 360 euro a testa. Aumentata dell’11% (a 3,4 miliardi) l’addizionale comunale, in media 130 euro a testa.