Milano, 2 aprile 2013 - La Commissione Ue "non ha intenzione" di valutare se estendere i tempi per il rientro del deficit sotto il 3% "per altri Paesi oltre i tre già annunciati", ovvero Spagna, Francia e Portogallo. "Questa lista è limitata e confermata", ha spiegato il portavoce di Bruxelles, Olivier Bailly, chiudendo la porta a un possibile allungamento dei tempi sugli obiettivi di disavanzo per l’Italia.

"C'è da parte nostra e dell’Eurogruppo una valutazione volta per volta dei bilanci e delle situazioni dei singoli paesi", ha ricordato il portavoce dell’esecutivo Ue, "abbiamo indicato un’apertura verso Francia e Spagna, già annunciata dal commissario Olli Rehn, e il presidente Barroso la ha anche indicata per il Portogallo". La decisione finale di Bruxelles, però, verrà presa in concomitanza con le previsioni economiche Ue di primavera, dopo la pubblicazione dei dati definitivi sul deficit 2012 da parte di Eurostat il 22 aprile, e dopo la presentazione dei piani di bilancio e di riforma nazionali da parte dei 27 attesi per fine aprile.

In ogni caso la Francia, se vorrà beneficiare di più tempo, dovrà dimostrare una riduzione del deficit strutturale dell’1% dal 2010 al 2013 e si dovrà impegnare a portare il deficit nominale "nettamente sotto il 3%" nel 2014. Bruxelles, ha tenuto a precisare il portavoce, "non è in negoziati con Madrid" e, sulla base delle stesse scadenze valide per la Francia come per tutti i 27, "deciderà se concedere un’estensione e per quanto tempo". L’Italia, che non ha finora presentato nessuna richiesta formale per vedersi concedere più tempo, se Eurostat il 22 aprile confermerà il deficit 2012 al 2,9%, potrebbe vedersi chiudere la procedura per deficit eccessivo, purché anche per i prossimi due anni le previsioni di deficit restino chiaramente sotto la soglia limite del 3%.

LE BORSE - Si chiude con il segno positivo, sui massimi di giornata, la seduta della Borsa di Milano. Il Ftse Mib sale sul finale dell’1,41% a 15.555 punti e l’All Share segna +1,42% a 16.621. Partita in rosso, piazza Affari ha progressivamente recuperato terreno in scia alle altre borse europee e a Wall Street; nonostante l’incertezza politica italiana e il perdurare di timori su Cipro, i mercati hanno guardato con ottimismo a dati macro migliori delle attese su Eurozona e Usa. A Milano recuperano sul finale le 'bigì del settore bancario (Unicredit +1,5%, Intesa Sanpaolo +2,01%); Mps contiene le perdite e si ferma a -2,81%. Bene gli energetici (Eni +2,68%), in evidenza Telecom (+2,81%). Fiacchi gli scambi, pari a 1,7 miliardi di controvalore.

Anche le altre borse europee chiudono positive. I dati migliori delle attese sul settore manifatturiero europeo e Wall Street trainano al rialzo i listini del Vecchio Continente. Si rafforza Madrid, in progresso dell’1,65%. Rialzi più solidi per Parigi, che avanza dell’1,98% a 3.805,37 punti, Francoforte che sale dell’1,91% a 7.943,87 punti e Londra che cresce dell’,1,23% a 6.490,66 punti, anche grazie a Vodafone.

TITOLI DI STATO - Si restringe lo spread tra BTp e Bund che sembra gradire la soluzione temporanea per il Governo italiano scelta dal capo dello Stato. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0004848831) e quello tedesco, dopo un’apertura poco mossa, si è riportato sotto la soglia dei 340 punti, attestandosi ora a 338 punti. In calo anche il rendimento del decennale italiano al 4,69% dal 4,77 dell’apertura.

DEBITI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Il primo passo è stato fatto. Il Parlamento, all’unanimità sia alla Camera che al Senato, con il benestare anche del Movimento 5 Stelle, ha approvato l’aggiornamento del Def che contiene le necessarie correzioni di finanza pubblica che permetteranno i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Domani toccherà al governo compiere il secondo ‘step’ decisivo, con il decreto all’esame del consiglio dei ministri per lo sblocco di 40 miliardi di euro in due anni.

Sul testo si sta lavorando fino all’ultimo momento, ma tra le ipotesi spunta anche quella di un possibile anticipo al 2013 dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef. Una mossa che permetterebbe di reperire almeno parte delle risorse da destinare alle imprese, a cui verrebbero quindi girati i maggiori incassi delle Regioni.

L’intervento del governo sarà ‘’rapido’’, ha assicurato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ma avrà come limite ‘’invalicabile’’ quello di mantenere il deficit sotto il 3%. Per questo la soglia del 2,9% indicata nell’ultima versione del Def deve essere ‘’salvaguardata’’ e mai superata. I pagamenti di debiti di parte capitale, compresi quelli delle Province in favore dei Comuni, maturati al 31 dicembre 2012, verranno quindi innanzitutto esclusi dai vincoli del patto di stabilità interno.

La priorità assoluta verrà data alle imprese piuttosto che alle banche, alle quali andrà, come indicato dallo stesso ministro solo prima di Pasqua, una parte ‘’minoritaria’’ dei 40 miliardi. La cifra verrà ripartita tra Stato, sanità e Regioni, Province e Comuni: agli enti locali, ha spiegato Grilli, andranno 12 miliardi nel 2013 e 7 miliardi nel 2014, alla sanita’ 5 miliardi nel 2013 e 9 miliardi nel 2014 e allo Stato 7 miliardi in due anni.
Per assicurarsi che le amministrazioni siano solerti nei pagamenti, ora come negli anni a venire, saranno previste sanzioni contro i ritardatari.

Clausola questa prevista anche nella risoluzione parlamentare approvata al Senato: il provvedimento per il pagamento dei debiti, si legge infatti, dovrà ‘’monitorare il rispetto degli adempimenti da parte delle amministrazioni beneficiarie, sanzionandone l’inerzia’’. E dovranno essere inseriti anche ‘’elementi cogenti per rendere obbligatoria, dal parte della P.A. l’adesione al piano straordinario di pagamento dei debiti’’.

RIAPRE LA BORSA DI CIPRO - Oggi la Borsa di Cipro ha riaperto i battenti dopo circa 15 giorni di chiusura. Intanto il ministro delle Finanze cipriota Michalis Sarris ha annunciato le sue dimissioni, motivando la sua decisione con il fatto di aver ricoperto fino ad agosto 2012 la presidenza di Laiki Bank, posta in fallimento in virtù del piano di salvataggio. Il presidente Nicos Anastasiades ha accettato le dimissioni e dato l'incarico al ministro del Lavoro Harris Georgiades.