Roma, 4 maggio 2013 - "Il governo deve aprire il confronto alla luce del sole con le parti sociali al più presto perché la tenuta sociale del paese è fortemente a rischio”. A lanciare l'allarme è il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

“Prima di andare ad illustrare i provvedimenti in Europa - afferma - il Governo farebbe bene a confrontarsi con le parti sociali ed in particolare il sindacato. La vera emergenza è la cassa integrazione in deroga, ma dobbiamo discutere del dramma degli esodati, delle misure per favorire la creazione di posti di lavoro e della riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati per far crescere i consumi”.

Il governo deve trovare ‘’1,5 miliardi di euro entro maggio’’ per il rifinanziamento della cig in deroga - specifica Bonanni. ‘’A rischio ci sono oltre 700mila cassintegrati, che altrimenti andranno ad aumentare le fila dei disoccupati’’, insiste. E serve "un poderoso taglio di tasse" o saremo "strangolati" dalla crisi, conclude.

E per coprire la Cig in deroga, lo stop dell’Iva a luglio e la moratoria dell’Imu a giugno potrebbero servire più di 6 miliardi. A spiegarlo è il neo-sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, il quale ha affermato che per lo stop dell’Imu a giugno potrebbero servire tra i 2 e i 3 miliardi di euro.

“Stiamo rifacendo i conti con i Comuni - ha detto Baretta - stiamo verificando con loro il vero mancato introito” nel caso di stop del pagamento di giugno. Baretta ha ricordato che Imu, Iva e Cig sono “le tre emergenze su cui ci metteremo a lavorare nei prossimi giorni” per dare una risposta “immediata”.

TASSO DI DISOCCUPAZIONE RADDOPPIATO - Il tasso di disoccupazione è radddoppiato dal 2007, quando era circa il 6%. La crisi e la "grande" recessione hanno portato il livello vicino al 12%, percentuale che sarà superata "entro il 2014" e "tornerà al 9% solo nel 2020", comunque ai livelli di fine 2011. E’ lo scenario delineato da Prometeia nel rapporto di previsione sull’Italia al 2020.

Prometeia stima inoltre che "il livello del Pil alla fine del 2020 sarà ancora inferiore ai valori pre-crisi (fine anni '90) di circa il 2%". Per l’istituto, tra il 2015 e il 2020 il tasso di crescita medio si collocherà stabilmente in territorio positivo (+1,1%) ma in linea con il 2000-2005. Non basteranno cioè 14 anni per recuperare i livelli di crescita perduti: il doppio di quanto, negli anni 90, impiegò la Finlandia, più del triplo di quanto impiegò la Svezia.

L’industria, a causa della recessione, "ridurrà in modo permanente l’occupazione a favore di un incremento di produttività", indica ancora Prometeia nel rapporto di previsione sullo scenario italiano al 2020. E, di conseguenza, "l’input di lavoro complessivo non recupererà i livelli pre-crisi", proprio soprattutto a causa del settore industriale. "Un sacrificio occupazionale che consentirà però alla produttività media, se non proprio di cancellare 15 anni di stagnazione, quantomeno di invertire la rotta".