Roma, 20 maggio 2013 - E tra il possibile aumento Iva del 1 luglio, la scadenza Imu di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella Tares a dicembre, potrebbe arrivare una batosta 2013 da 734 euro a famiglia. Lo calcola Federconsumatori, sommando i rincari per ogni singola imposta: 45 euro per la Tares, 207 euro per l’Iva, 480 euro medi per l’Imu.

Se il Governo non riuscirà a scongiurarne l’aumento, dal primo luglio l’aliquota Iva del 21% salirà al 22%. Gli aggravi di imposta sui portafogli delle famiglie italiane saranno pesantissimi: 2,1 miliardi di euro nel 2013, ben 4,2 miliardi nel 2014. Ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, la Cgia di Mestre stima che per un nucleo costituito da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. Visto che per il 2013 l’aumento dell’Iva interesserà solo il secondo semestre, per l’anno in corso gli aumenti di spesa saranno la metà: 44 euro per la famiglia da 3 persone; 51,5 euro per quella da 4.

I principali beni e servizi a rincarare saranno: vino e birra tra le bevande; carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer tra i non alimentari. Insomma, dal prossimo primo luglio le famiglie dovranno pagare questi prodotti di più a seguito dell’incremento dell’aliquota Iva ordinaria dal 21 al 22%, così come stabilito dal Governo Monti.

"Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - se il Governo Letta non lo farà, corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino con gravi ripercussioni economiche non solo sulle famiglie, ma anche su artigiani e commercianti che vivono quasi esclusivamente della domanda interna. Rispetto al 2011 - prosegue Bortolussi - la riduzione della spesa per consumi delle famiglie italiane è stata del 4,3%, una variazione negativa molto superiore a quella registrata nel biennio 2008-2009, quando, al culmine della recessione, i consumi avevano segnato una caduta tendenziale del 2,6%". 

Anche l'ufficio studi di Confcommercio fa i conti sul previsto aumento dell’Iva e valuta per una famiglia di 3 persone una 'stangata' di 135 euro in media l’anno. L’ipotesi di aumento dell’Iva - afferma Confcommercio - acuisce la situazione di crisi per il commercio al dettaglio e 26mila imprese del settore potrebbero scomparire entro fine anno. Così viene infatti rivisitata la previsione del saldo natalità-mortalità alla luce del possibile nuovo scatto dell’imposta sui consumi.