Roma, 23 maggio 2013 - Ancora un monito fortissimo sulle difficoltà che sta attraversando il mondo del lavoro. Lo lancia il presidente Giorgio Squinzi nella sua relazione introduttiva all'assemblea di Confindustria. "La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale". Secondo il leader degli imprenditori questo tema va affrontato "in maniera strutturale e con equilibrio intervenendo sul costo, sulla produttività e sulle regole". Per il presidente di Confindustria l'allarmante situazione sul fronte disoccupazione 'fa sì che "la tenuta del tessuto sociale e' messa a dura prova'':

Ma non sono mancate altre parole forti. L'Italia ha vissuto gli ultimi "dodici mesi con ansia e  preoccupazione, a tratti con angoscia per le sorti del nostro paese. Con il passare delle settimane si è quasi perso il senso di futuro, di speranza, materia vitale per tutti". Nonostante questo Squinzi avverte che gli industriali "non cederanno al pessimismo. Incalzeremo governo e parlamento".

Il mercato del lavoro e' ''troppo vischioso e inefficiente. Occorre garantire piu' flessibilita' in ingresso e nell'eta' di pensionamento, per favorire il ricambio generazionale'':  E su questi temi, aggiunge, ''gli aggiustamenti marginali sono inutili, in qualche caso dannosi''.

Per ritornare al Nord trainante" serve un ambiente in cui l'impresa possa crescere senza ostacoli e competere ad armi pari coi concorrenti. "Cio' che manca e' il tempo, bruciato nelle parole spese vanamente, perche' il Nord e' sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta. E' questo quello che vogliamo?", chiede Giorgio Squinzi, all'assemblea di Confindustria. La denuncia del presidente si salda alla fiducia nell'azione dell'Esecutivo di Enrico Letta, presente in platea: "Gli strumenti ci sono, serve volonta' e concretezza che sono certo troveremo nel Governo". La "questione settentrionale" va affrontata "contemporaneamente al rilancio del Mezzogiorno", e con decisione, perche' "il motore di questo
straordinario modello economico e produttivo batte in testa e manda chiari segnali di allarme che non possiamo lasciar cadere inascoltati, se si vuole che il nostro Paese, tutto, abbia un futuro".

Il leader degli imprenditori ha spiegato che "l'Europa si è fermata" e che "ovunque la crisi e le ricette adottate per fronteggiarla hanno aggravato la recessione, alimentato populismi e diffuso soluzioni demagogiche". Squinzi ha aggiunto che "anche la Germania, che si sentiva immune da tutti i mali, appare meno certa del proprio futuro e dell'austerità imposta". In Italia e negli altri Paesi dell'Ue "la sensazione - ha proseguito - di aver intrapreso una strada troppo ripida induce anche i più duri sostenitori del rigore a correggere le proprie convinzioni".

E sulle difficoltà che il mondo produttivo sta affrontando, Squinzi ha ribadito la necessità di un calo del cuneo fiscale. La questione della crescita "va affrontata in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo sul costo, sulla produttivita' e sulle regole" e in particolare sul cuneo fiscale "tra i piu' elevati nell'area Ocse".

Il presidente ha ribadito che le imprese devono poter recuperare 40 miliardi di crediti nei confronti della Pubblica amministrazione.

Il leader degli industriali ha affrontato anche lo scottante tema della giustizia. "Dobbiamo ripensare il principio dei tre gradi di giudizio per ogni tipo di causa e sostenere gli investimenti previsti sul processo digitale":  A suo giudizio, "occorre decongestionare i tribunali e puntare con decisione sulle risoluzioni alternative. Cinque milioni di cause civili giacenti, oltre mille giorni per far valere un contratto davanti ad un giudice, lo spaventoso numero di sette giudizi pendenti ogni 100 abitanti e un rating negativo sull'indipendenza e la qualita' della giustizia, sono macigni sulla strada della ripresa", ha aggiunto.

Non è mancato un accenno nei confronti della politica. "Il governo in carica e' un buon risultato. Da parte nostra non smetteremo di incalzarlo". Ora pero' "lasciamoci alle spalle i temi della contesa elettorale passata o, peggio, di quella futura e concentriamoci sulle politiche di ampio respiro necessarie a costruire il futuro del paese". Per Squinzi "la tregua politica non è solida come dovrebbe essere".

"E' positivo che il Governo abbia dichiarato di voler intervenire e prendere seriamente in considerazione le ragioni delle parti sociali". "Questo è il modo corretto per evitare che si ripetano situazioni analoghe al caso dei lavoratori esodati".

All'assemblea è intervenuito anche il premier Enrico Letta che ha sottolineato: "Siamo dalla stessa parte. "Possiamo dire che e' finito il periodo, durato piu' di un decennio, in cui si e' pensato che l'Italia e l'Europa potessero fare a meno dell'industria. Penso che questo girone di andata sia finito con risultati non positivi e oggi tutti noi dobbiamo sapere che il grande obiettivo e' ricostruire la nostra leadership industriale".

"La sfida - dice Letta - e' ridare slancio all'industria", che sia "piu' attenta al capitale umano, al territorio,  l'internalizzazione". Ed ancora: "La sfida dell'Italia e dell'Europa poi e' quella del lavoro".