Roma, 1 giugno 2013 - All'indomani dello storico accordo raggiunto fra Confindustria e sindacati sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, la Cgil analizza i livelli di occupazione.

Anche se l’Italia intercetterà la ripresa ci vorranno 63 anni per recuperare i livelli occupazionali del 2007. Solo nel 2076, cioè, si tornerebbe alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007. E’ quanto risulta dallo studio dell’ufficio economico Cgil che prende come punto di partenza il contesto attuale.

Dallo studio della Cgil emerge che “il livello del Pil pre-crisi verrebbe recuperato nel 2026 (in 13 anni dal 2013): il tempo necessario per colmare il ‘gap’ di 112 miliardi tra il Pil del 2014 (1.380 miliardi) e del 2007 (1.492 miliardi)”. Il livello dell’occupazione, invece, “soltanto nel 2076 (in 63 anni dal 2013), per tornare cioè alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007 dalle 23.531.949 del 2014 (-1.494.451 la differenza). Non si recupererà mai invece il livello dei salari reali: in confronto con l’inflazione effettiva, cioè il deflatore dei consumi, la variazione è negativa nel 2014”, spiega lo studio.

Infine “il livello di produttività verrebbe recuperato nel 2017 (in 4 anni dal 2013) e il livello degli investimenti nel 2024 (11 anni dopo il 2013)”. Il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, osserva: ”Per uscire dalla crisi e recuperare la crescita potenziale occorre un cambio di paradigma per non attendere che sia un’altra generazione ad assistere all’eventuale uscita da questa crisi, e ritrovare nel breve periodo la via della ripresa e della crescita occupazionale, occorre proprio partire dalla creazione di lavoro”. Come sostenuto dalla Cgil attraverso il ‘Piano del lavoro’.

“Una proposta - spiega Barbi - che si fonda proprio sull’idea di rispondere alla crisi globale e al declino dell’economia italiana attraverso un forte sostegno alla domanda, che avvenga proprio con un piano straordinario di creazione diretta di nuova occupazione, nuovi investimenti pubblici e privati, verso l’innovazione e i beni comuni”. Per Barbi “qualsiasi ipotesi di ripresa, anche la piu’ ottimistica, che insista sull’aumento della competitivita’ e della crescita per recuperare cosi’ anche l’occupazione perduta, richiederebbe comunque tempi molto lunghi e ancora diversi anni di sofferenza sociale”. E’ il lavoro la sola alternativa: “Di fronte ad una crisi di questa natura, a questa spaventosa recessione, e’ la creazione di lavoro- conclude Barbi - che produce crescita e che a sua volta crea nuovo lavoro, non il contrario”.

CAMUSSO - Il leader di Cgil, Susanna Camusso, torna poi a parlare dell'accordo sulla rappresentanza. “E’ un accordo storico, erano 60 anni che non si determinavano le regole sul voto dei lavoratori per i contratti. E’ una stagione nuova, dove non deve esserci più l’esercizio delle divisioni sindacali. Veniamo da una stagione di regole strappate, ora ci sono dei vincoli che impegnano noi e Confindustria” ha aggiunto.
 

“Spero che ora Fiat rifletta sulla necessità di avere regole generali”, ha aggiunto la Camusso sulla possibile svolta nei rapporti con il Lingotto. “Fiat voleva rompere sulle regole ed è uscita da Confindustria per questo, e in parte continua tuttora”.

NAPOLITANO - Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commentato positivamente l'accordo. "È un segno importante e incoraggiante di volontà costruttiva e di coesione sociale", ha detto il capo dello Stato in un videomessaggio.

LETTA - La priorità del governo è la ‘’riduzione delle tasse sul lavoro per creare’’ nuovi posti, ha detto il premier, Enrico Letta, intervenendo al Festival dell’economia.

CONFCOMMERCIO - Dal quadro del Misery Index Confcommercio (Mic) emerge invece che l’emorragia di posti di lavoro segna ad aprile un nuovo peggioramento in termini congiunturali.
Rispetto a marzo gli occupati sono diminuiti di 18mila unità a cui si è associato un aumento di 22 mila persone in cerca di occupazione, determinando un lieve incremento del tasso di disoccupazione ufficiale passato dall’11,9% al 12,0%. Più che raddoppiate a le ore di cassa integrazione, mentre si vede un lieve calo del numero di scoraggiati a quota a 726 mila dai 739 mila di marzo. Misery Index Confcommercio misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni ad alta frequenza d’acquisto. L’indice ad aprile è sceso a 21,0 da 21,2 di marzo.

Confcommercio rileva come continui ‘’il processo di distruzione dei posti di lavoro creati tra il 2005 ed il 2008; il numero di occupati è ora ai livelli di settembre 2005. Il numero di giovani (15-24 anni) in cerca di occupazione ha raggiunto le 656mila unità, mentre il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40,5%’’.