Roma, 5 luglio 2013 - Nel 2012 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.419 euro, in ribasso del 2,8% rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat, precisando che la spesa è fortemente diminuita anche in termini reali (l’inflazione lo scorso anno era al 3%).

Si tratta del calo più forte dall’inizio delle nuove serie storiche dell’Istat, avviate nel 1997, ovvero 15 anni fa. In particolare, dall'inizio della crisi ci sono stati due tagli alla spesa, nel 2009 dell'1,7% quando la spesa media mensile si attestò a 2.442 euro, e nel 2012. Il 2009 e il 2012, inoltre, sono i soli due anni a partire dal 1997 che registrano una diminuzione della spesa delle famiglie.

MENO CIBO E PIU' DISCOUNT - Resta sostanzialmente stabile la spesa alimentare, che passa da 477 a 468 euro, anche grazie alle strategie di contenimento della spesa messe in atto dalle famiglie per fronteggiare l’aumento dei prezzi. Tuttavia crescono le percentuali di chi ha ridotto la qualità e/o la quantità dei generi alimentari acquistati (dal 53,6% del 2011 al 62,3% del 2012) e di coloro che si rivolgono all’hard discount (dal 10,5% al 12,3%). Si riducono, poi, gli acquisti di pane e cereali, carne, latte, formaggi e uova, a fronte di un aumento della spesa per bevende.

TAGLI PER CULTURA E ABBIGLIAMENTO - Meno soldi vengono poi destinati ad abbigliamento, arredamento e cultura. La spesa non alimentare, infatti, diminuisce del 3% e scende nuovamente sotto i 2.000 euro mensili: calano le spese per abbigliamento e calzature (-10,3%), per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa (-8,7%) e quelle per tempo libero e cultura (-5,4%), a fronte però di un aumento del 3,9% delle spese per combustibili ed energia.

CHI SPENDE DI PIU' - Il Trentino-Alto Adige, in particolare la provincia di Bolzano, è la regione con la spesa media mensile più elevata (2.919 euro) nel 2012. Seguono Lombardia (2.866 euro) e Veneto (2.835 euro). Fanalino di coda, anche nel 2012, la Sicilia, con una spesa media mensile di 1.628 euro, di circa 1.300 euro inferiore a quella del Trentino-AltoAdige. Lo rileva l’Istat nei dati sui consumi delle famiglie italiane.

In tutte le regioni del Mezzogiorno alla spesa alimentare viene destinato oltre un quinto della spesa totale (in Campania, Sicilia e Calabria tale quota di spesa rappresenta più di un quarto della spesa totale), mentre nelle regioni del Centro-Nord la quota è inferiore a quella media nazionale, fatta eccezione per la Liguria (20,5%, anche a seguito dell’elevata presenza di anziani nella popolazione), per l’Umbria (20,4%) e per il Lazio (19,9%).

Nel Centro, in particolare nel Lazio e in Toscana, le spese destinate all’abitazione rappresentano quasi un terzo della spesa; valori elevati si osservano anche in Liguria (32,8%), Lombardia (30,6%), Friuli-Venezia Giulia (30,2%) e Trentino-Alto Adige (29,5%).

LA CRISI COLPISCE ANCHE I RICCHI - Dai dati risulta che anche la famiglie più ricche hanno tagliato le spese. Per le famiglie più abbienti, quelle cioè con livelli di spesa più elevati, gli acquisti l’anno scorso si sono ridotti del 5,7% (3.280 euro al mese a fronte dei 3.477 del 2011). La contrazione della spesa ha continuato ad interessare anche la fascia di popolazione più povera che ha tagliato i consumi dell’1,5% a 972 euro al mese (dai 987 euro del 2011).

SPENDONO DI PIU' GLI ANZIANI - Crolla la spesa delle famiglie con figli mentre aumenta quella degli anziani. Secondo i dati dell’Istat, nel 2012, la diminuzione della spesa è stata più marcata tra le coppie con uno o due figli (-4% e -6,3% rispettivamente) e ha riguardato in particolare gli acquisti per abbigliamento e calzature, per arredamenti e servizi per la casa (ad eccezione delle spese per asili nido, baby sitter e assistenza a disabili e anziani), tempo libero e istruzione. Un incremento della spesa media mensile si osserva solo tra le coppie di anziani (+5%).