Roma, 11 luglio 2013 - Tra il 2000 e il 2012 su 807,7 miliardi di ruoli ne sono stati incassati 69,1 (altri 193,1 sono stati oggetto di ‘sgravio totale’). E rispetto ai 545,5 miliardi tuttora non riscossi, 107,2 si riferiscono a ruoli emessi a carico di soggetti già falliti. Sono dati riferiti dal viceministro dell’Economia, Luigi Casero, rispondendo in commissione Finanze della Camera alle interrogazioni del presidente della Commissione, Daniele Capezzone (Pdl), e di Enrico Zanetti (Sc). Casero ha reso noti dati messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, d’intesa con Equitalia.

SOMME ESIGIBILI O NO? - Nell’interrogazione veniva chiesto quanta parte dei 545 miliardi indicati non riscossi dal direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, in una recente intervista, fosse da considerare come sostanzialmente inesigibile. Nel documento depositato in Commissione da Casero si legge, tra l’altro, che “con riferimento ai residuo attivi al 31 dicembre 2012” l’Agenzia ha comunicato “una percentuale di abbattimento pari all’82%”.

DIVISIONE RUOLI - Il Ministero ha anche fornito la classificazione per categorie del carico residuo dei ruoli non riscossi pari a 545,5 miliardi: 443,9 fanno capo all’Erario, 70,6 all’Inps, 7,1 all’Inail, 15,1 ai Comuni, 8,7 ad altri Enti. E sempre a fine 2012 l’80% del carico residuo era riferibile a debitori iscritti a ruolo per importi complessivamente pari a 500mila euro (121.409 soggetti per un carico netto residuo da riscuotere pari a 452 miliardi).

ESITO CENSIMENTO - Intanto dal 9° Censimento nazionale emerge che in dieci anni i dipendenti pubblici sono diminuiti di 368mila unità, registrando un calo dell'11,5 per cento. Nel 2011 sono poco più di 2,8 milioni i dipendenti, 116mila i collaboratori e i lavoratori socialmente utili, oltre 11mila i temporanei; il numero dei volontari è pari a poco meno di 69mila unità. Rispetto al 2001 gli addetti diminuiscono dell'11,5 per cento (368mila), i lavoratori temporanei del 21,3 per cento (3mila), mentre aumentano in misura considerevole, il 18 per cento, i lavoratori esterni (poco meno di 18mila). 

CALO OCCUPAZIONALE - L'istituto statistico sottolinea che "la trasformazione di enti da diritto pubblico a diritto privato e le politiche di limitazione del turnover dei dipendenti hanno comportato un calo nell'occupazione". Inoltre la trasformazione della natura giuridica di istituzioni attive nel settore dei servizi assistenziali riduce fortemente (-57 per cento) anche il numero di volontari.

CHI SCENDE, CHI SALE - Al 31 dicembre 2011, le istituzioni pubbliche rilevate e attiveri risultano pari a 12.183 unità, il 21,8 per cento in meno rispetto alla rilevazione censuaria del 2001. "Il calo è legato - sottolinea l'Istat - ad interventi normativi di modifica della natura giuridica di alcune istituzioni e ai processi di razionalizzazione interni al settore, con molti accorpamenti tra enti". Tra gli Enti locali, i Comuni segnano il calo più forte del numero degli addetti (-10,6 percento). Meno marcata la contrazione nelle Regioni (-8,6 per cento). In controtendenza le Province e le Comunità montane o isolane e Unioni di comuni,  tutte con saldi positivi.

FORTI CONTRAZIONI - Tra le istituzioni diverse dagli Enti locali, la contrazione dell'impiego di personale dipendente (-24,8 per cento) è più marcata nelle altre istituzioni pubbliche (Camere di Commercio, Ordini e Collegi professionali, Università pubbliche, Enti di ricerca, ecc.), con una contestuale diminuzione anche del numero di tali istituzioni, pari al 53,1 per cento. Significativa anche la contrazione del numero degli
addetti (-14,2 per cento) negli Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e nelle Amministrazioni dello Stato(Ministeri, Agenzie dello Stato, Presidenza del Consiglio e organi costituzionali), pari a
poco meno di 213mila unità.
Il 45 per cento degli addetti opera presso gli Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale o nelle amministrazioni dello Stato, poco meno del 24 per cento nelle aziende
ed enti del servizio sanitario nazionale.