Roma, 1 settembre 2013 - La correzione dei conti pubblici "è stata indispensabile in quei paesi, come l’Italia, in difficoltà sui mercati finanziari, ai quali risparmiatori e operatori di mercato concedevano un margine di fiducia particolarmente stretto". Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, secondo cui "la prudenza nella gestione dei conti pubblici ha contribuito a evitare scenari peggiori, a contenere prima e a ridurre poi i differenziali di interesse tra i titoli sovrani dell’area, a scongiurare nuove crisi di liquidità".

DEBITO PUBBLICO - Visco, intervenuto al seminario sul federalismo organizzato dall’Istituto Altiero Spinelli a Ventotene, ha spiegato che durante la crisi "il rapporto tra il debito e Pil è cresciuto di oltre 6 punti, al 127%, riflettendo soprattutto la brusca decelerazione del prodotto. Ha contribuito per quasi 2 punti il sostegno finanziario che l’Italia ha fornito agli altri paesi dell’Ue". Nel dettaglio: "Tra il 2010 e il 2012 - ricorda Visco - i paesi europei, direttamente o attraverso l’EFSF e l’ESM, hanno erogato prestiti ai partner in difficoltà per circa 280 miliardi. Il nostro paese ha contribuito offrendo risorse per circa 43 miliardi, di cui 27 per i prestiti dell’EFSF, 10 per prestiti bilaterali e 6 per la costituzione del capitale dell’ESM; secondo le previsioni ufficiali il nostro contributo salirà a oltre 55 miliardi nell’anno in corso, a quasi 62 nel 2014".

LA CRESCITA - Il rispetto dell’Italia del fiscal compact sul debito "non impone un orientamento permanentemente restrittivo alla politica di bilancio ma presuppone il ritorno su un sentiero stabile di crescita" e l'"accelerazione" all’adeguamento ai cambi geopolitici, tecnologici e demografici. Il governatore della Banca d’Italia sottolinea come in Italia sia "stato anche difficile attuare le riforme strutturali che, se contribuiscono a ricostruire il potenziale di crescita di un’economia, possono avere costi di breve periodo, in particolare in termini di occupazione".