Roma, 13 settembre 2013 - Lunedì prossimo il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, incontrerà il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Oggetto dell’incontro la chiusura di sette aziende da parte della famiglia Riva dopo il sequestro di beni per circa 8 miliardi relativo alla vicenda Ilva avvenuto a luglio scorso. Ma intanto Riva Acciaio fa sapere che la chiusura degli impianti è stata "un atto dovuto".

"LAVORATORI TUTELATI" - Oggi Zanonato ha incontrato le segreterie nazionali di Fiom, Fim e Uilm per sciogliere il nodo della cassa integrazione per i 1.400 dipendenti del Gruppo Riva. Il ministro ha spiegato che l’azienda avvierà le procedure per l'attivazione della cig. "Ho parlato prima con Ferrante (rappresentante di Riva Forni elettrici, ndr) e mi ha detto che la chiederà. Giovedì ci sarà un incontro al ministero del Lavoro", ha spiegato, precisando di non sapere a quanto ammonterà la cassa integrazione.

"IPOTESI COMMISSARIAMENTO" - Il Governo, inoltre, sta studiando diverse ipotesi, fra cui anche il commissariamento, per risolvere il problema del Gruppo Riva. "Oggi non è stata presa alcuna decisione di merito - ha detto il ministro dello Sviluppo economico al termine di un incontro Palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidente del Consigio Filippo Patroni Griffi, alcuni tecnici del ministero e il sottosegretario De Vincenti - abbiamo deciso di rivederci lunedì dopo aver studiato a fondo la situazione. Ci sono aspetti complessi da valutare per vedere se è possibile gestire Riva Acciaio indipendentemente dal sequestro o se approvare una norma che salvaguardi la volontà dei giudici ed non blocchi l’attività produttiva. Con la seconda - ha aggiunto - si potrebbe immaginare anche questo percorso ossia il commissariamento del gruppo", ha concluso Zanonato replicando a chi chiedeva se il commissariamento dell’azienda sia sul tavolo.

"NAZIONALIZZARE LA PROPRIETA' " - I sindacati, intanto, alzano la voce contro il Gruppo Riva e chiedono di nazionalizzare la proprietà. "L’ultima dei signori dell’acciaio ha superato ogni limite", afferma Fabrizio Tomaselli, dell’esecutivo nazionale USB, che chiede a governo e partiti di "abbandonare per un attimo la tragicomica vicenda Berlusconi e intervenire immediatamente, di rimuovere licenziamenti e discriminazioni, di procedere al sequestro, alla requisizione e alla nazionalizzazione di tutte le proprietà dei Riva". A Fiom, Fim e Uilm, che invocano ancora una volta la cassa integrazione, l’Usb chiede invece di "’abbandonare’ i Riva e chiedere scusa ai lavoratori e alla città di Taranto, facciamo una sola richiesta: tacere!".

"Chiediamo il commissariamento di tutto il gruppo Riva", gli fa eco Rosario Rappa, responsabile della siderurgia Fiom Cgil ai microfoni di Rai News 24. "Occorre una soluzione decisiva e strutturale, oltre agli ammortizzatori sociali, altrimenti il fermo deciso ieri dal Gruppo Riva rischia di trasformarsi in una tragedia per tutto il lavoro e per l’industria italiana, in un contesto locale e nazionale già fortemente compromesso", dice il segretario Generale dell’Ugl, Giovanni Centrella. 

"SITUAZIONE GRAVISSIMA" - "La situazione che si è creata negli stabilimenti italiani del Gruppo Riva è un colpo durissimo per i lavoratori interessati e per la siderurgia nazionale, che per il sindacato è impossibile accettare", dichiara Luigi Sbarra segretario Confederale della Cisl. "Occorre ora evitare - aggiunge - che una vicenda partita in nome di una giusta tutela ambientale si risolva paradossalmente in licenziamenti di massa o in una svendita forzosa di altri impianti bloccati e non inquinanti in cui gli unici a pagare ancora una volta sono i lavoratori. Su ciò chiamiamo il Governo ad un nuovo e rapido intervento, di emergenza e politica industriale che consenta la normale prosecuzione dell’attivita’ produttiva e lavorativa e scongiuri, in un paese gia’ provato dalla crisi, ulteriori tensioni sociali non imputabili alla sfavorevole congiuntura".

RIVA ACCIAIO: "STOP ATTO DOVUTO" - La fermata degli impianti di Riva Acciaio comunicata ieri non è avvenuta per una decisione dell’azienda ma in ottemperanza di un provvedimento imposto dalla Procura. Lo afferma Riva Acciaio in una nota, dove garantisce “pieno impegno a ricercare, in collaborazione con le Istituzioni, soluzioni per garantire la maggior tutela per i lavoratori”.

“In merito alla cessazione di tutte le attività dell’azienda, ovvero dei suoi stabilimenti produttivi, comunicata ieri, Riva Acciaio precisa che non si è trattato di una ‘scelta’ aziendale, bensì di un atto dovuto, cioè della tempestiva esecuzione del provvedimento del Gip che, ordinando il sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli impianti e dei saldi attivi di conto corrente”, si legge nella nota. “In ottemperanza a tale provvedimento, l’azienda ha pertanto dovuto procedere con immediatezza alla messa in sicurezza degli impianti”.

“L’azienda”, conclude la nota, “consapevole dell’impatto sociale provocato dalla disposizione impostale, ribadisce il proprio massimo impegno a collaborare con tutte le Istituzioni per ricercare le migliori soluzioni a salvaguardia dei propri lavoratori e del patrimonio aziendale”.