dall'inviato Alessandro Farruggia

Emirati Arabi Uniti, 8 ottobre 2013 - Volo Alitalia, ultima chiamata, Abu Dhabi? Difficile ma teoricamente non impossibile. Che Etihad airlines sia teoricamente interessata ad un matrimonio non è un segreto. E non pochi tasselli sembrano combaciare, non solo nel piano industriale di una Alitalia "hub europeo" e Abu Dhabi "hub mediorientale/asiatico" di una alleanza globale. Da un lato il clima tra il nostro Paese e le petromonarchie del Golfo è più che buono. Dall'altro alcuni paesi - in Qatar in primis - hanno già fatto ampio shopping nel Belpaese. E gli Emirati, pur molto liquidi, sono rimasti un po’ indietro.

Il nostro export a Dubai e negli altri sei emirati che danno parte dell’Eau vola: l’incremento delle nostre esportazioni nel biennio 2011-2012 ha sfiorato il 50% e nei primi si mesi del 2013 si è registrata una ulteriore crescita del 6,5%. Ma gli Emirati hanno un altro tesoro oltre che quello del loro ricco mercato. I fondi sovrani emiratini valgono 350 milioni di dollari. E’ un oceano di liquidità che può dare forza alle nostre aziende. E la missione di sistema organizzata da Sviluppo Economico/ Confidustria e Abi - 114 aziende, 8 gruppi bancari, 4 associazioni imprenditoriali, 15 tra enti e istituzioni - anche a questo punta.

"Dobbiamo cercare di orientare i fondi - osserva il vicepresidente di Confindustria Paolo Zegna - anche in operazioni di potenziamento della distribuzione dei prodotti italiani. E ci servono nuovi capitali". "Abbiamo aziende medio-grandi con buone prospettive di sviluppo - osserva il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda - ma che hanno bisogno di una iniezione di capitali per fare un salto di qualità nell’internazionalizzazione. Su questo si è mossa Simest, che vuole fare un fondo di coinvestimento per piccole e medie aziende: un modello che può essere esteso. E poi ci sono le privatizzazioni, in primis quelle immobiliari, alle quali loro sono molto interessati".

Privatizzazioni certo, quando saranno e se saranno. Ma su tutto aleggia l’operazione Etihad/Alitalia. Il possibile salvataggio della "compagnia di bandiera" grazie ad un ingresso della composizione azionaria della compagnia di Abu Dhabi. Una ipotesi che ci viene confermata dal potente sultano Bin Saeed al Mansouri. A loro potrebbe interessare.

Sultano Bin Saeed al Mansouri, in quanto ministro dell’economia degli Emirati, ritiene possibile un ingresso di Etihad in Alitalia?
"Premesso che è una trattativa tra privati e non tra stati, posso dire che un interesse esiste, ma deve anche esserci una buona offerta da parte di Alitalia. Il mercato esiste, visto il bacino potenziale sia in termini di residenti che di viaggiatori che ogni anni di recano nel vostro paese. Però c’è una precondizione per far sì che un interessamento di Ethad si concretizzi: Alitalia va ristrutturata in maniera adeguata, per far fronte ai problemi che ha".

Ristrutturazione significa ridimensionamento?
"Significa che Alitalia deve essere riorganizzata in modo da far fronte agli standard di qualità e di efficienza richiesti da una operazione di questa portata. Vogliamo qualità, e Alitalia deve essere un brand che trasmette la qualità italiana. Le nostre compagnie sono sempre interessate a svilupparsi globalmente. Ma devono sussistere le condizioni adatte".

E lei pensa che ci siano?
"Etihad è molto soddisfatta del rapporto con gli italiani. E vuole fare di più perché la domanda cresce. C’è la convinzione che gli aeroporti europei possano fare da nodo di scambio per il traffico che parte dal Golfo. Possiamo portare i turisti e gli uomini d’affari verso l’Italia e da lì loro possono proseguire verso altre destinazioni. Un beneficio per noi come per Alitalia. Quindi, se farete una proposta ad Etihad, credo sarete ascoltati".

Alitalia è un tasto dolente, ma ci sono altre aziende pubbliche e private che potrebbero avere vantaggi dall’ingresso di capitali emiratini. I vostri fondi sovrani sarebbero interessati a partecipare alle nostre privatizzazioni?
"Noi investiamo in tutto il mondo. Crediamo che ci siano grandi opportunità in Italia. Possiamo crescere assieme. Quello che serve adesso è che l’Italia faccia quel che non ha fatto sinora: identifichi le aree che vuole privatizzare e ci faccia delle proposte. Ci serve chiarezza, trasparenza, dobbiamo sapere se c’è stabilita nel sistema. Ma non poniamo limiti settoriali. Qualsiasi opportunità, industriale o immobiliare, che possa produrre un reddito, ci interessa. Noi ci siamo, adesso dipende da voi".