Roma, 29 novembre 2013 - “L’evoluzione del quadro congiunturale nel corso del 2013 mostra un ulteriore ampliamento del divario fra Centro Nord e Mezzogiorno, già evidenziatosi nel 2011-12”. Il giudizio è della Banca d’Italia, secondo cui “il dato è legato alle caratteristiche strutturali del Mezzogiorno. Infatti, in quest’area”, si legge nel rapporto sull’economia delle regioni italiane, “la componente estera della domanda, che in questa fase congiunturale sta fornendo un contributo positivo alla crescita, ha un peso e un dinamismo minore. E ancora nel meridione, la presenza di imprese innovative e ad alta produttività è relativamente inferiore”.

La peggiore performance del Mezzogiorno nel 2013, osserva ancora Bankitalia, “emerge anche dall’andamento degli indicatori qualitativi, i cui timidi segnali di assestamento nel corso dell’estate riguardano le solo imprese industriali delle regioni del Centro Nord. Meno significativo è stato invece il miglioramento nelle valutazioni delle imprese dei servizi”.

Inoltre, se nelle regioni del Centro Nord si è attenuata la flessione dell’occupazione, “essa è rimasta invece intensa nel Mezzogiorno dove anche più ampio è stato l’incremento del tasso di disoccupazione, nonostante il maggior calo dell’offerta di lavoro”.

In particolare, nel primo semestre del 2013 il calo sui sei mesi precedenti è stato dello 0,3 per cento nel Nord, dell’1,1 al Centro e del 2,4 nel Mezzogiorno. La contrazione è stata ancora più ampia nel confronto con lo stesso periodo del 2012 sia al Centro Nord (-0,8 per cento nel Nord Ovest, -1,9 nel Nord Est e -2,0 al Centro) sia nel Mezzogiorno (-4,1).

2012, UN LAVORATORE HA INCASSATO 832 EURO IN MENO RISPETTO AL 2010 - Dal 2010 al 2012 le retribuzioni nette dei lavoratori dipendenti sono diminuite di 64 euro al mese, passando da una media di 1.328 euro a 1.264 euro. A fine biennio, se si considerano 13 mensilità, un lavoratore ha incassato in un anno 832 euro meno del 2010. Lo si legge nel rapporto sulle economie regionali di Bankitalia.

Il calo, rileva la Banca d’Italia, è stato generalizzato per tutti i settori produttivi e per tutte le aree geografiche. Al Sud e nelle Isole la riduzione delle retribuzioni tra il 2012 e il 2010 è stata di 62 euro al mese, al Centro di 65, nelle Regioni del Nord Est di 64 euro e in quelle del Nord Ovest di 62 euro al mese. A livello settoriale, il più colpito è stato il comparto dei servizi (-70 euro i servizi di mercato e -71 euro quelli non di mercato). Il settore privato ha risentito della crisi con una contrazione di 60 euro, le costruzioni di 34 euro al mese e l’industria in senso stretto di 47 euro.

I salari netti mensili in Italia erano pari in media a 1.264 euro, in netto calo rispetto ai 1.318 euro del 2008, all’inizio della crisi. Il dato è contenuto nel Rapporto sull’economia delle regioni italiane della Banca d’Italia che rileva anche ampie differenze territoriali. In particolare, nel 2012, un dipendente guadagnava mediamente 1.316 euro (a prezzi del 2012) nel Nord Ovest, 1.293 euro nel Nord Est, 1.252 euro al Centro e 1.189 euro al Sud e nelle Isole. A livello di comparti, le retribuzioni scendono da 1.360 a 1.344 euro nell’industria in senso stretto, da 1.269 a 1.249 euro nelle costruziooni, da 1.284 a 1.217 euro nei servizi di mercato e da 1.384 a 1.286 euro nei servizi di non mercato. Nel settore privato il calo è da 1.301 a 1.254 euro.

A fronte di un calo occupazionale contenuto, si sono fortemente ridotte le retribuzioni orarie dei giovani in possesso di una laurea. Nel Mezzogiorno il calo è stato più accentuato rispetto alla media nazionale e pari a -6,2 per cento. Per i giovani in possesso al massimo del diploma, le retribuzioni orarie di ingresso sono invece calate significativamente solo nel Nord Ovest, mentre sono aumentate al Centro e nel Mezzogiorno. Tali dinamiche, commenta Bankitalia, hanno comportato una forte riduzione del premio salariale dei giovani laureati in tutte le macroaree, con la sola eccezione del Nord Ovest. Vi ha inciso in parte il progressivo deterioramento della qualità del lavoro tra i giovani in possesso di una laurea: la quota di giovani laureati occupati in mansioni a bassa o a nessuna qualifica è cresciuta, nella media italiana, di 3,7 punti percentuali, arrivando al 31,9 per cento; nel Mezzogiorno la crescita è stata di quasi 13 punti, mentre il Nord Ovest è l’unica area che ha registrato un calo (di 2,5 punti).

Nello stesso periodo, la quota dei diplomati occupati in mansioni non qualificate è calata di oltre cinque punti nel Centro e di oltre due punti nel Mezzogiorno; solo nel Nord Est si è registrato un incremento (di 3,2 punti), mentre nel Nord Ovest l’indicatore è rimasto sostanzialmente stabile.

CREDITO IN CONTRAZIONE - Il credito al complesso della clientela è calato del 2,7% in Italia nei dodici mesi terminati a giugno 2013. “La diminuzione è stata più sostenuta nelle regioni del Centro Nord rispetto al Mezzogiorno (-2,8 e -2,2 per cento rispettivamente). I dati più recenti indicano inoltre che in tutte le macroaree la flessione dei prestiti bancari si è accentuata nei mesi di luglio e agosto.

Il perdurare della fase recessiva, prosegue l’analisi di Bankitalia, si è tradotto in un ulteriore peggioramento della qualità del credito alle imprese in tutte le aree territoriali. Nella media dei quattro trimestri terminanti a giugno 2013, la rischiosità dei prestiti al settore produttivo, misurata dal flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, è risultata più elevata nel Mezzogiorno (5,8 per cento; 5,2 a fine 2012). Nel Centro, nel Nord Ovest e nel Nord Est l’indicatore, anch’esso in crescita rispetto al livello di dicembre 2012, si è attestato al 4,7, al 3,6 e al 3,5 per cento rispettivamente. La variabilità nel livello di rischiosità all’interno delle macroaree risulta elevata.

Il peggioramento del merito creditizio è evidenziato anche dall’andamento delle crisi aziendali, divenute piu’ frequenti nel corso della crisi. I fallimenti d’impresa sono aumentati rapidamente tra il 2008 e il 2012 in tutte le aree del Paese. Ovunque le imprese fallite mostravano una situazione economica e finanziaria più tesa che nel resto delle imprese già nel periodo pre-crisi (2004-2007).