ROMA, 6 GENNAIO 2014 - INVOCATA e temuta, attesa e rinviata, tante volte annunciata ma mai realizzata, la cosiddetta ‘busta arancione’ dovrebbe finalmente partire anche in Italia entro poche settimane. E così, se ancora una volta i timori politici — più che le incertezze tecniche — non avranno la meglio, ciascun lavoratore iscritto all’Inps potrà conoscere il suo personale futuro previdenziale e, magari, farsi due conti su che cosa più gli conviene fare per migliorarlo: potrà finalmente sapere, insomma, non solo o non tanto quando potrà andare in pensione ma, soprattutto, quanto, prevedibilmente, potrà ricevere di rendita.
Nata in Svezia alla metà degli anni Novanta — dopo l’introduzione in quel Paese del sistema di calcolo contributivo — e così chiamata perché la comunicazione della previsione pensionistica arrivava (e arriva) agli interessati appunto in una busta arancione, questa formula di informazione previdenziale è stata negli ultimi anni al centro di diversi tentativi di parto — oltre che di polemiche — anche nel nostro Paese. La primavera scorsa, in particolare, sulla scorta del via libera dell’allora ministro Elsa Fornero, i tecnici dell’Inps avevano messo a punto un servizio, ribattezzato SimPol (Simulazione pensione on line), che altro non era se non la versione elettronica della busta arancione. In pratica, i cittadini, muniti di pin, si sarebbero potuti collegare al sito dell’Istituto e seguendo le istruzioni via via indicate nelle maschere, avrebbero potuto non solo verificare lo stato del loro conto previdenziale — cosa che è già possibile attraverso l’estratto conto — ma determinare in via previsionale sia la data di pensionamento sia l’importo della pensione, sulla base dei contributi versati ma anche sulla scorta di ipotesi relative ai versamenti futuri e, dunque, al proseguimento dell’attività lavorativa.


GLI ESITI dell’operazione avrebbero avuto, ovviamente, un valore indicativo-orientativo, ma, proprio per ridurre i margini di incertezza e affinare il sistema, in quella occasione si era deciso di introdurre due soluzioni: una, più definita nei risultati offerti, per coloro ai quali mancavano cinque anni al pensionamento presunto; un’altra, destinata ai più giovani, con diversi risultati possibili a seconda di tre o più possibili scenari sull’evoluzione della carriera lavorativa e dell’andamento dell’economia. La busta arancione in versione italiana, insomma, era sulla rampa di lancio già un anno fa. Poi, però, tutto si bloccò.
A impedire il decollo furono i timori — non del ministro del Lavoro né dell’Inps — sull’impatto dell’operazione in piena campagna elettorale, in primo luogo per quanto riguarda la copertura pensionistica delle fasce giovanili del lavoro precario. Ora, dopo le riserve iniziali sulla capacità degli italiani di avere a che fare con la matematica, anche l’attuale ministro del Welfare, Enrico Giovannini, ha annunciato che il 2014 sarà l’anno della busta arancione. E questa potrebbe essere la volta buona. Sempre che non sopraggiunga una nuova campagna elettorale e allora gli italiani potrebbero essere nuovamente costretti a rinviare l’appuntamento con la conoscenza del loro destino previdenziale probabile. Ma se così non sarà, quale potrebbe essere la nuova formula in gestazione? Dovrebbe ricalcare, nei sui congegni essenziali, quella che abbiamo descritto. È probabile, però, che scompaia la distinzione basata sugli anni mancanti al pensionamento e che sia più accentuato il ruolo — e la responsabilità — del cittadino nella scelta degli scenari possibili per lui: in sostanza, gli verrebbe offerto un menù fatto di diverse opzioni relative all’andamento della sua retribuzione in divenire e alla dinamica futura del Pil e, dunque, dell’economia, tutti elementi che incidono sull’importo della prestazione attesa.
Il che significa — ma valeva anche nell’altra versione — che quanto più sarà lontano il momento del pensionamento, tanto più il risultato sarà sfumato e incerto. E, allo stesso modo, è probabile che in una prima fase vengano esclusi dalla sperimentazione gli iscritti alla gestione separata: troppo discontinue le loro carriere per fare previsioni fin da ora.

di Raffaele Marmo