Scriveva Mark Twain che «in ogni casa dovrebbe esserci una stanza per imprecare perché è pericoloso dover reprimere un’emozione del genere». Già, quella stanza di decompressione oggi è necessaria ai proprietari di immobili, categoria ormai maledetta che da mesi sta vivendo un incubo: non sapere quanto, quando e quali imposte pagare per i muri che possiede. Il problema non è più tanto capire se l’entità del prelievo è equa. No, la questione è capire. Punto. Ecco l’ultimo atto di questo teatrino tragicomico: chi, l’anno scorso, ha pagato l’Imu (sono state esentate solo le prime case non di lusso), ha tempo fino al 16 giugno prossimo per correggere eventuali errori di versamento senza sanzioni e interessi. Questo stabilisce la legge di Stabilità che, appunto, è legge dal primo gennaio scorso. Contrordine (e bisogna prestare attenzione alle date): un emendamento al decreto Imu-Bankitalia, che dovrà diventare legge entro il 29 gennaio, dispone invece che si potrà porre rimedio senza pagare pegno solo entro il 24 gennaio. Il calendario è schizofrenico. Il contribuente è in crisi di nervi. Suona così di dubbio gusto la strigliata del ministero dell’Economia ai Comuni, rei di voler rinviare il pagamento della mini-Imu (scadenza fra 12 giorni) che sta creando un ingorgo ai Caf.

È stato, però, proprio il ministero a far girare la testa ai sindaci con il valzer della Tares, sigla già archiviata che nel 2013 indicava la tassa sui rifiuti (ex Tarsu, ex Tia...): lo scorso mese, i primi cittadini avrebbero dovuto incassare la tassa (rincarata) per conto dello Stato. Scarso lo zelo. Così, il dicastero aveva concesso la possibilità di far slittare il termine ai primi mesi del 2014. Ennesimo ripensamento dopo poco: nessun rinvio, riscossione a dicembre. Nel frattempo, la legge di Stabilità procedeva in Parlamento a colpi di emendamenti. L’ultima parola che dovrebbe — almeno questa — essere definitiva, è che la Tares con maggiorazione si verserà entro il 24 gennaio. E poi, si cambia. Già, arriva la Tari sui rifiuti: non si sa quando si dovrà pagare. Ma, ed è peggio, circolano poche idee e ben confuse su come costruire questa tassa.
Il delirio continua.