Cernobbio (Como), 22 marzo 2014 - “Tra il 2007 e il 2013 il Pil è andato giù di 9 punti percentuali”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parlando della crisi che si è abbattuta sul nostro Paese al Forum di Confindustria a Cernobbio (Como) FOTO. Il numero degli occupati “è diminuito di 1,1 milioni e il numero dei disoccupati è raddoppiato”, ha proseguito Padoan. “Ci sono poi effetti strutturali della crisi che si vedono meno ma sono altrettanto preoccupanti, come il ridimensionamento permanente di alcuni settori di attività, difficili da misurare ma tali da comprimere il tasso di crescita”, ha concluso. Per Padoan nel secondo trimestre del 2013 ci sono stati dei miglioramenti ma “il quadro congiunturale è fragile e ancora esposto a molti rischi”. “La fase che stiamo vivendo - ha spiegato il ministro - è delicata e caratterizzata da una ripresa della domanda estera ma in un contesto in cui la domanda interna resta molto debole”. Il quadro congiunturale resta fragile ed esposto a molti rischi “ed è anche caratterizzato da un’ampia eterogeneità di natura territoriali e settoriale”. “Le condizioni del mercato del lavoro - ha detto ancora - continuano a rimanere problematiche nonostante i primi segnali di stabilizzazione, il tasso di disoccupazione resta molto elevato e segue con ritardo la dinamica dell’attività”.

DISAGIO E CRESCITA - Il 30% della popolazione italiana è a rischio di disagio sociale. “C'è un rischio crescente di disagio sociale - ha detto - che colpisce una quota di popolazione salita dal 25,3% del 2008 al 30%, contro una media europea inferiore al 25%”. Sulle prospettive dell'Italia: “Non abbiamo alternativa, dobbiamo crescere, recuperare competitività e creare buona occupazione, il tutto senza mettere a rischio i conti pubblici”.

“L’orizzonte temporale” delle misure del governo è “di medio periodo, non ha senso immaginare riforme che non abbiano questo orizzonte. Il finanziamento di queste riforme - ha spiegato - deve essere fuori discussione e deve essere sostenibile, altrimenti misure oggi che non sono credibilmente finanziate, non sono solo risorse sprecate ma sono politiche che danneggiano la credibilità dell’azione”. La situazione italiana richiede senza dubbio, ha aggiunto, “una strategia incentrata su misure strutturali, in grado di incidere sia su meccanismi di creazione della domanda interna sia sulla competitività, in una parola sulla capacità di crescita. Ma sappiamo anche che i risultati delle misure strutturali possono dare i loro frutti al pieno nel medio periodo, quindi è necessario tener conto di una fase di entrata a regime delle misure durante le quali sara’ indispensabile sostenere la ripresa e combinare le misure di intervento immediato con misure di carattere strutturale e questo e’ uno degli elementi di fondo che guida la linea di politica economica del governo”.

PRIVATIZZAZIONI - Il governo ha “in via di definizione” un nuovo piano di privatizzazioni, con l’obiettivo di accrescere l’efficienza delle imprese e di ridurre “in modo consistente” il debito pubblico. Il governo ha “concrete ipotesi” di dismissione di partecipazioni in società come le Ferrovie delle Stato e Fincantieri. “C'è un'attenzione crescente del mercato - ha detto - che va sfruttata nel migliore dei modi. Lo Stato è azionista di controllo di 30 società, e azionista di riferimento di molte quotate. C'è spazio - ha detto citando anche le Poste - per una riduzione del ruolo dell’operatore pubblico”.

SPENDING E SINDACATI - La spending review “non è un’operazione punitiva e generale ma un’aggressione alle inefficienze pubbliche. Non stiamo parlando di tagli lineari ma di un esercizio di carattere strutturale - ha aggiunto - la dimensione risorse è fondamentale: perché se vogliamo ridurre il carico fiscale si può fare solo con riduzioni permanenti di spesa”. Le riforme fiscali che hanno funzionato si sono basate su questi principi, ha aggiunto, “i tagli permanenti di spesa ma non certo solo ‘per affamare la bestia’”. Le proposte delle parti sociali e di tutte le associazioni “saranno sempre le benvenute. Le vostre proposte continuano a essere le benvenute”, ha detto rivolto alla platea dei commercianti. “Il ministro dell’Economia è per vocazione il ‘signor no’ ma io vorrei che questo vocabolario si allargasse”.

RIFORMA LAVORO E PATTO DI STABILITA' - La riforma del mercato del lavoro “ha già trovato un avvio legislativo: è riforma complessa che permette di semplificare”. Permette infatti, ha aggiunto, “un funzionamento più efficace e più creatore di occupazione, soprattutto giovanile, che è un elemento fondamentale di crescita e di inclusione sociale”. Il governo è attento alle distorsioni provocate dal patto di stabilità interno: “Intendiamo sostenere selettivamente gli investimenti pubblici in progetti di rapida realizzazione - ha detto - rassicuro il presidente della Lombardia Maroni che il problema del patto di stabilità interno, con le distorsioni e i paradossi per cui ci sono soldi che non si possono spendere e in altri posti non ci sono soldi ma si potrebbero spendere, è all’attento esame del governo. Non dimentichiamo però che molto spesso per risolvere queste distorsioni ci vorrebbero finanze addizionali”.