Roma, 3 maggio 2014 - E’ in deciso aumento la quota di condomini morosi: uno su 4 non paga le rate del condominio. Nel 2009, evidenzia un monitoraggio dell’Anammi, i condomini inadempienti erano in Italia il 20%, oggi tale percentuale sale al 25%. Un fenomeno presente soprattutto nelle grandi città. In particolare, dice l’associazione degli amministratori condominiali, sono Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova le citta’ piu’ “morose”. E non solo nei quartieri popolari, ma ormai anche in quelli ‘vip’.

CGIA - Rispetto al 2013, fa sapere l`Ufficio studi della Cgia, il prelievo fiscale sugli immobili strumentali potrebbe subire quest`anno un ulteriore aggravio: sui capannoni di quasi 400 euro (+11,4%) , mentre sui negozi di circa 140 euro (+17,1%). In termini assoluti il carico fiscale aggiuntivo sugli immobili ad uso commerciale e produttivo previsto per quest`anno potrebbe aggirarsi attorno a 1,6 miliardi di euro. Se, invece, il confronto viene eseguito rispetto al 2011, anno in cui si è pagata per l`ultima volta l`Ici, l`incremento del carico fiscale rischia di essere addirittura esponenziale: per i capannoni potrebbe sfiorare l'89%, per i negozi l`aumento dovrebbe aggirarsi attorno al 133%. Un vero e proprio boom.

Si tratta - sottolinea la Cgia - ovviamente di stime, effettuate a partire dalla rendite catastali medie rilevate dall`Agenzia del Territorio. Le aliquote utilizzate in questa ipotesi sono quelle medie deliberate dai 100 Comuni capoluogo di provincia negli anni scorsi. Per il 2014, invece, si è ipotizzato che i Comuni applichino la medesima aliquota Imu del 2013 e aumentino al massimo quella della Tasi: operazione molto diffusa in gran parte dei Comuni capoluogo che hanno già deliberato per il 2014.
“Alla luce delle difficoltà finanziarie in cui versano - dichiara il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - non è da escludere che molte Amministrazioni comunali applicheranno un'aliquota Tasi sugli immobili strumentali ben superiore a quella base. E` bene che i Sindaci facciano attenzione: un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali potrebbe mettere fuori mercato molte aziende che sono sempre più con l`acqua alla gola per la mancanza di liquidità”.
Rispetto al 2013, sono due i fattori che rischiano di far aumentare nuovamente il peso fiscale sugli immobili strumentali: la riduzione della quota di Imu deducibile ai fini delle imposte dirette che scende dal 30 per cento del 2013 al 20 per cento previsto per quest`anno; l`introduzione della Tasi (il nuovo tributo sui servizi indivisibili), in sostituzione della maggiorazione Tares.

Ricordiamo - spiega Cgia - che la Tasi si applica sulla stessa base imponibile dell`Imu e sostituisce la maggiorazione Tares che nel 2013 era pari a 0,3 euro al metro quadrato. La CGIA ricorda che, sulla base delle decisioni prese dal legislatore, l`aliquota massima Imu più Tasi sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobili strumentali non potrà superare l`11,4 per mille. Dall`analisi delle delibere degli unici Comuni capoluogo di provincia che hanno approvato quest`anno le aliquote Imu e Tasi sui fabbricati ad uso produttivo e sui negozi, si è rilevato che negli ultimi due anni l`aliquota media Imu ha superato il 9 per mille, discostandosi in maniera significativa dall`aliquota base del 7,6 per mille. Attualmente - sempre secondo Cgia - sono solo una decina i Comuni capoluogo di provincia che hanno pubblicato sul sito del Dipartimento delle Finanze le delibere di approvazione delle aliquote. Analizzando questi documenti è stato possibile realizzare le simulazioni presentate di seguito. Sono due le tipologie di immobili strumentali considerati: un capannone (categoria catastale D1), un negozio (categoria catastale C1), le rendite sono quelle medie risultanti dalla banca dati del catasto relativamente all`area territoriale del relativo comune. Nel nostro campione - spiega la Cgia - la situazione peggiorerà in 7 comuni, mentre nei rimanenti 3 si rileva un miglioramento. Negli Enti locali in cui il prelievo si fa più pesante, l`aliquota IMU rimane uguale a quella del 2013, ma si aggiunge la Tasi il cui “peso” è superiore all`abolizione della maggiorazione Tares. Il risultato è un aggravio netto per l`imprenditore. Ad esempio a Brescia l`aliquota Imu applicata sugli immobili strumentali nel 2014 rimane al livello massimo già raggiunto nel 2013 e si aggiunge la Tasi con aliquota del 0,8 per mille. A Forlì l`aliquota della TASI rimane a zero, ma viene aumentato il prelievo Imu che passa dal 9,8 al 10,6 per mille.

A Biella e a Pesaro si registra un miglioramento, più legato ai meccanismi fiscali che al semplice confronto delle aliquote. Si riduce l`aliquota Imu, e si introduce la TASI. La somma delle aliquote supera quella della sola Imu nel 2013, il miglioramento dipende dal fatto che la Tasi dovrebbe essere deducibile al 100% ai fini del reddito di impresa, mentre l`IMU al 20%. Infine, Modena, che non solo non prevede la Tasi per gli immobili strumentali, ma addirittura riduce il prelievo IMU portando l`aliquota dal 10,1 per mille del 2013 al 8,6 del 2014. Analizzando il comportamento dei Sindaci è difficile stimare il gettito della Tasi relativo agli immobili strumentali. Si parte da circa 1 miliardo di euro, che si otterrebbe se si applicasse l`aliquota base del 1 per mille sino ad arrivare a circa 1,6 - 1,7 miliardi.