Tripoli, 18 maggio 2014 - Almeno 79 morti e 140 feriti a Bengasi. Violente sparatorie davanti al Parlamento di Tripoli, con almeno 20 tra deputati e funzionari pubblici che sarebbero stati presi in ostaggio. Nell’assalto, secondo quanto riferiscono fonti ospedaliere, una persona sarebbe morta e altre nove sarebbero rimaste ferite. 

'TUTTI CONTRO TUTTI' - Nella turbolenta Libia, a quasi tre anni dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi, il caos è totale. Una guerra di tutti contro tutti. In cui il mio peggior nemico non è mai tuo amico, ma il giorno dopo, magari, un nemico ancora peggiore e certamente più efferato. L'effetto è quello di un Paese ormai fuori controllo con paramilitari e jihadisti che si fronteggiano pesantemente mentro l'esercito regolare 'condanna' e non interviene.

QUI CIRENAICA - Il governo di Tripoli ha denunciato ieri sera l'offensiva lanciata ieri dal generale in congedo Khalifa Haftar, contro le milizie jihadiste - che controllano Bengasi in spregio alle direttive dello stesso governo - definendo questo blitz di 'giustizia privata' alla stregua di uno strisciante "colpo di stato" L'offensiva di Khalifa Haftar contro coloro che lui definisce "terroristi" (che hanno ucciso decine di uomini delle forze di sicurezza di Tripoli, giudici e cittadini stranieri) è considerata "un'azione illegittima ed un golpe", hanno affermato in una dichiarazione congiunta l'esercito, il governo ed il Parlamento. Nel testo si avverte che "tutti coloro che prenderanno parte a questo golpe saranno legalmente perseguiti", ha spiegato Nuri Abu Sahmein, presidente del General National Congress, il Parlamento libico. La risposta non si è fatta attendere. "La nostra operazione non è un colpo di Stato e l'obiettivo non è quello di prendere il potere" ha fatto sapere il ras dei paramilitari. Secondo quanto riferito da Haftar alla stampa, l'operazione appena battezzata con il nome in codice 'Dignità' mira a ripulire la Libia dai terroristi.

'BATTAGLIA APERTA' -  ''Abbiamo cominciato questa battaglia e continueremo fino a raggiungere il nostro scopo. Il popolo libico è con noi'', ha aggiunto Khalifa Aftar. E se l'esercito regolare libico si è distanziato dall'operazione dichiarando perfino una no fly zone su Bengasi, Haftar a capo di un esercito paramilitare costituito anche da ufficiali delle forze di sicurezza regolari ha chiesto agli abitanti di alcuni quartieri di Bengasi considerati bastioni di gruppi estremisti di evacuare la zona in vista di nuovi attacchi. Le milizie islamiche, tra cui Ansar al Sharia, sono accusate dei quasi giornalieri attentati in cui hanno perso la vita numerosi membri delle forze della sicurezza ma anche giudici, attivisti, giornalisti e stranieri nell'est della Libia. 

QUI TRIPOLI - Anche nella Capitale, sinora risparmiata dal conflitto interno, oggi sono risuonati centiania di colpi di arma da fuoco. All'esterno del Parlamento si sono registrate violente sparatorie dopo che la milizia di Haftar si è riunita nell'area. L'assalto, però, è stato respinto. Le forze di sicurezza avevano fatto uscire i deputati dall'edificio del Parlamento, per timore di assalti. Un ufficiale della sicurezza riporta che gli aggressori hanno inoltre sparato contro una vicina base militare, controllata da una milizia islamista. Haftar sta guidando una offensiva contro le milizia islamiche a Bengasi e sostiene che le autorità del Paese non abbiano mandato per governare il Paese. Mohammad Al-Hegazi, portavoce delle milizie paramilitari di Al Haftar, ha definito il Parlamento "il cuore della crisi" in Libia, dicendo che "è ciò che appoggia queste entità estremiste islamiche". Lo scopo dell'attacco di oggi, ha detto ancora alla tv, "era arrestare questi corpi islamisti che vestono il manto della politica". Il Parlamento libico è diviso tra islamisti e non islamisti, attualmente in disaccordo sulla nomina di un nuovo governo e su nuove elezioni.

IL MINISTRO MOGHERINI - “Prima che la situazione sfugga a ogni controllo, e la Libia imbocchi la strada della conflittualità in modo irreversibile, la comunità internazionale, dall’Unione Europea all’Onu, deve mobilitare tutti gli strumenti della diplomazia affinché la transizione verso la democrazia si compia con successo, con il coinvolgimento di di tutte le parti”. Così il ministro degli Esteri, Federica Mogherini.