{{IMG_SX}}Abeche (Ciad), 30 ottobre 2007 - Assume sempre piu' i contorni di un pasticcio diplomatico-giudiziario la vicenda dei 103 bambini che l'organizzazione non governativa l' "Arche de Zoé", l'Arca di Zoé, voleva portare dal Ciad in Francia.


Questa notte la Procura di Abeche', nell'est del Ciad, ha incriminato nove francesi (sei membri dell'ong e tre giornalisti) per "sequestro di minori" e per "truffa". I sette spagnoli che componevano l'equipaggio dell'aereo che avrebbe dovuto portare i bambini in Francia, due funzionari ciadiani (un sottoprefetto e un capo di quartiere) sono invece stati incriminati per "complicita'". E Madrid ha preso una posizione netta dichiarando che li ritiene innocenti. Mentre Parigi oscilla fra dichiarazioni contraddittorie.

 

Gli imputati, che sono attualmente in custodia cautelare, erano stati arrestati il 25 ottobre scorso ad Abeche' mentre si apprestavano a imbarcare su un Boeing 757 a destinazione della Francia, appositamente noleggiato, 103 bambini dichiarando che erano provenienti dal vicino Darfur, la regione sudanese in preda alla guerra civile e a una grave crisi umanitaria, e dalla regione ciadiana limitrofa. Le autorita' ciadiane li accusano di "contrabbando" di bambini. Il presidente ciadiano Idriss Deby ha addirittura accusato L'Arche de Zoe' di "rapimento puro e semplice", e di voler "vendere" i bambini "a delle ong pedofile" o di volerli "uccidere per prelevare i loro organi".


Poco dopo che si e' diffusa la notizia dell'arresto degli umanitari, le autorita' francesi hanno condannato l'operazione, definita "illegale e inaccettabile" dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. L'ambasciatore francese a N'Djamena ha dichiarato che i nove francesi coinvolti dovranno "rispondere dei loro atti dinanzi alla giustizia ciadiana". La sottosegretaria per i Diritti umani Rama Yade, in prima fila circa la necessità di un intervento a favore del Darfur, ha accusato l'ong di aver agito in modo "clandestino".


Ma L'Arche de Zoé ha garantito che Parigi era al corrente dell'operazione, e che non ha mai dato chiaramente l'alt. L'ong ha poi assicurato di aver voluto "salvare dalla morte degli orfani" della guerra civile nel Darfur. Sulla provenienza dei bambini invece è giallo: L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha avviato una serie di verifiche sul posto per accertarsi che siano effettivamente orfani, l'Unicef afferma di non avere notizie precise in proposito. E Eric Chevalier, consigliere del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, prendendo le distanze dalla vicenda, ha oggi ammesso che, a quanto pare, i bambini erano tutti originari del Ciad.


Sembrano quindi intrecciarsi le responsabilità della autorità francesi, e quelle della ong sospettabile almeno di dilettantismo. L'Arche de Zoé nacque sull'onda dell'emozione provocata dallo tsunami del 2005 e, spiega oggi Le Parisien, ha mantenuto un atteggiamento ambiguo sul "salvataggio" dei bambini vittime della crisi umanitaria nel Darfur, sulla possibilita' di averli in affidamento ed eventualmente di adottarli in Francia.
In Ciad, l'ong, che agisce sotto il nome Children Rescue, gestisce ufficialmente un centro cure per i bambini vittime del conflitto, e sostiene di avere il nulla osta dell'Unhcr.


Dall'altro lato, anche le autorita' francesi hanno le loro responsabilita': secondo la ricostruzione compiuta oggi da Liberation, Parigi non solo era al corrente dell'operazione, annunciata nell'aprile scorso, ma aveva espresso delle riserve sul versante "adozioni", pur "senza condannarla esplicitamente".
Sollecitata dalle segnalazioni di diverse persone che esprimono dubbi sull'operazione, l'Autorita' centrale per l'adozione internazionale si era rivolta alla Procura di Parigi, che aveva aperto un'inchiesta per "esercizio illecito dell'attivita' di intermediario per l'adozione", mentre il ministero degli Esteri sconsigliava al capo dell'assocazione di portare a termine l'operazione.


Liberation sostiene peraltro che l'ambasciata francese a N'Djamena era perfettamente al corrente dei progetti dell'associazione e che aveva addirittura autorizzato il trasporto del personale dell'Arche de Zoe' da parte degli aerei dell'esercito francese. Parigi, che ha 150 uomini della sua forza "Epervier" basati ad Abeche', ha quindi quantomeno fornito sostegno logistico all'ong. Sia il ministero degli Esteri sia lo stato maggiore della Difesa sostengono di essere stati tratti in inganno e di aver fornito appoggio a Children Rescue e alla sua attivita', ignorando che celassero L'Arche de Zoe'.


Oggi l'atteggiamento di Parigi è in contrasto con la solidarieta' solitamente dimostrata nei confronti delle ong francesi (considerati spesso il suo miglior biglietto da visita nei paesi in via di sviluppo). Dichiarazioni contraddittorie e, come scrive Le Monde, "pasticcione"; in gran parte perché la vicenda avviene in un momento particolarmente delicato. Da mesi Parigi lavora infatti alla messa in piedi dell'Eufor, una forza europea di 3.000 soldati che dovra' dispiegarsi entro la fine dell'anno nelle regioni dell'est del Ciad colpite dalla crisi nel vicino Darfur.


Lo scandalo dell'Arche de Zoe' mette pero' in dubbio la capacita' d'intervento politico-diplomatico della Francia in una regione in cui l'ex potenza coloniale dovrebbe avere un ruolo centrale.
Parigi dovra' infatti dimostrarsi molto convincente con i suoi partner europei, restii all'idea di avventurarsi militarmente in Ciad. Per dispiegare l'Eufor Parigi ha anche bisogno dell'assenso del presidente cidiano Deby, che approfitta dell'imbarazzo francese per alzare la posta.