{{IMG_SX}}Roma, 4 dicembre 2007  - Il prossimo Dalai Lama, ovvero la prossima (quindicesima) reincarnazione del Dalai Lama, potrebbe essere una donna. Ad affermarlo è l'attuala Dalai Lama, intervistato da «Vanity Fair».

"Lo scopo della reincarnazione è terminare il lavoro incompiuto della vita precedente. Quindi, se le cose restano così per il Tibet, è logico che io nasca in esilio per proseguire il mio compito", dice il Dalai Lama che poi alla domanda 'esclude di poter rinascere come primo Dalai Lama donna?' risponde: "È possibile. Se la forma femminile sarà più utile, il Dalai Lama sarà donna. Nella tradizione tibetana quella è la reincarnazione più alta. Quindi...".


In occasione della visita a Milano del XIV Dalai Lama, «Vanity Fair» gli dedica la copertina del numero in edicola dal 5 dicembre e organizza una mostra fotografica che apre lo stesso giorno a Milano, "Tibet Land of Exile". Nell'intervista il Dalai Lama, oltre che della sua possibile prossima reincarnazione, parla di guerra e speranza, di Giochi Olimpici e manovre politiche, rassicurando tutti sulla sua salute: «Agenti cinesi hanno messo in giro la voce che ho il cancro. Non credo proprio!", ammettendo piuttosto la possibilità di essere assassinato, «magari da una setta di buddisti scissionisti», e tuttavia invitando al dialogo, "con tutti. Con la Cina. Con la Russia.
Con l'Iran", e alla speranza. 


 Il Dalai Lama aveva pronosticato, a metà degli anni novanta, il XXI come un secolo di pace senza poi, per ora, trovare conferma nei fatti. «Calma. Sono passati soltanto sette anni, ne restano novantatre Aspettiamo a giudicare. Posso ancora avere ragione -dice oggi- La parte finale del Novecento è stata una grande esperienza, ha visto crescere la spiritualità e la non violenza, ha gettato un seme che non è morto, anzi. Quel seme crescerà, le guerre finiranno. La violenza porta altra violenza, nuova sofferenza. È una forma di suicidio. E sa che cosa fa crescere il fondamentalismo? La mancanza d'informazione. Chi segue una religione non sa nulla delle altre. Viene tenuto all'oscuro, non sa che ci sono praticanti seri di altre fedi. Pensa male. E cade nella trappola. Per questo occorre il dialogo tra le fedi".


Dei monaci buddisti birmani vittime dei militari di quel Paese il Dalai Lama dice poi che "è sempre la stessa storia, la stessa storia. Mi sono ricordato di quel che è successo a noi, in Tibet. Cambia solo la proporzione. Birmania: una volta, poche settimane, piccola scala. Tibet: qualche decennio, grande scala. E tuttavia bisogna pazientare, tollerare".

 
In materia di tolleranza, quanto all'aver incontrato il presidente degli Stati Uniti George Bush
, che pure in questo inizio di secoomha avviato due guerre, il Dali Lama afferma che "George Bush è un uomo simpatico, semplice, molto diretto... E tuttavia gli ho espresso apertamente le mie riserve sulla sua politica". Con quale effetto? "Ha riso".