{{IMG_SX}}Tel Aviv, 25 marzo 2008 - Lapo Elkan continua il suo impegno nel sociale. impegno che si è rafforzato nell'ultimo periodo, da quando è uscito dalla grave crisi nella quale era piombato. Non è escluso il coinvolgimento della Juventus. L'erede della famiglia Agnelli, Lapo Elkann, riceverà nella sede delle Nazioni Unite la carica di ''ambasciatore di buona volonta''' dell'ospedale Tel ha-Shomer (Shiba) di Tel Aviv, il centro medico dove da due anni è ricoverato fra gli altri l'ex premier israeliano Ariel Sharon. Lo ha annunciato lo stesso Elkann nel corso di una intervista al quotidiano israeliano ''Yediot Ahronot'' che oggi dedica alla sua intervista due pagine. ''Mi sento piu' ebreo che cattolico'' ha anche aggiunto.


''Il mio amico Steven Klein mi ha offerto di fungere da 'ambasciatore globale' dell'ospedale e ho subito accettato'', racconta Elkann. ''Prima non avevo fatto niente per la comunità ebraica o per Israele - racconta - e allora mi sono detto: 'Dio mi offre una ulteriore possibilita', mi ha dato la vita per la seconda volta, devo dunque agire e dare parte di me stesso''.


Il giornale spiega che Elkann è rimasto impressionato dal fatto che in quell'ospedale ''siano ricoverati assieme nella stessa stanza sia bambini ebrei che musulmani sorridenti. E' un messaggio - aggiunge - che va sottolineato''. Uno dei progetti riguarda la costruzione di uno stadio dove i bambini ricoverati nell'ospedale possano giocare a calcio a fini terapeutici. La direzione del Tel ha-Shomer spera, secondo il giornale, che giocatori della Juventus possano essere presenti alla deposizione della prima pietra, fra alcuni mesi.


Nella intervista, Lapo Elkann si dilunga anche sulle radici ebraiche della sua famiglia e in particolare torna con la memoria agli anni giovanili trascorsi a Parigi, in un ambiente spiccatamente ebraico. Yediot Ahronot nota che dichiarazioni del genere richiedono ''una dose di coraggio'' perche' cosi' dicendo Lapo Elkann rischierebbe ''di innescare reazioni negative in ambienti islamici radicali''.


''Io mi sento ebreo, non cattolico'' dichiara poi Elkann: ''Mia madre ci battezzo' da bambini, ma ho in merito delle obiezioni. La cultura ebraica mi ha sempre affascinato maggiormente, forse perche' il mondo ebraico e' meno ipocrita. Non mi riconosco nel modo di pensiero della Chiesa cattolica. Per esempio: che un uomo di successo debba chiedere perdono. Per che cosa? Una persona che lavora 15 ore al giorno ed ha successo deve essere soddisfatto di vedere che i suoi sforzi danno risultati. La Chiesa ha migliaia di di contraddizioni, con cui non ho nulla da spartire. Anche se mia madre è cattolica, mi sento più a mio agio nel mondo ebraico che non in quello cattolico''.


''Israele - conclude Elkann - è il Paese dove mi sento bene. Amo Tel Aviv, e Gerusalemme è una delle città più belle al mondo. Mi piacciono i giovani israeliani, che trovo molto determinati, e non si arrendono mai. Malgrado le tragedie, sono sempre pronti a rimettersi in piedi e ripartire''.