{{IMG_SX}}Pechino, 19 aprile 2008 - Centinaia di cinesi, forse migliaia, hanno manifestato a Wuha, in particolare davanti agli ipermercati Carrefour, per protestare contro l'atteggiamento della Francia sul Tibet e sui Giochi olimpici. Lo hanno riferito polizia e testimoni in città, che si trova nel centro del Paese.

Manifestanti si sono inizialmente riuniti davanti a un primo ipermercato per invitare al boicottaggio dei prodotti di marca francese, prima di dirigersi verso altri quartieri, ha aggiunto la stessa fonte.

Secondo la polizia, inizialmente erano trecento, mentre molti testimoni affermavano di aver visto tra le "cento e le duecento persone". Una fonte informata, citando la polizia, ha segnalato che la manifestazione verso mezzogiorno (le 6 in Italia) aveva richiamato fino a diecimila persone.

THAILANDIA, PER FIACCOLA IN SERVIZIO 2MILA AGENTI

Per proteggere il passaggio della fiaccola olimpica di Pechino 2008, circa 2mila poliziotti sono in servizio da questa mattina nelle strade del centro storico di Bangkok.

Alcune delle precedenti tappe del tour mondiale della fiamma, in particolare Parigi e Londra, sono state segnate dalle proteste di attivisti che chiedevano alla Cina un maggior rispetto dei diritti umani.

Il generale Yuttasak Sasiprapha, presidente del Comitato olimpico della Thailandia, ha affermato che la cerimonia di oggi prevede un itinerario di circa dieci chilometri e mezzo. Per ragioni di sicurezza, nel timore di proteste clamorose, le autorità locali si riservano fino all'ultimo il diritto di cambiare o ridurre il percorso dei tedofori.

A preoccupare la polizia thailandese potrebbe essere anche una manifestazione indetta di fronte alla rappresentanza Onu di Bangkok dal Movimento per il Tibet libero. Sia a Parigi che a Londra, proprio le ong e gli attivisti filo-tibetani erano stati tra i protagonisti delle azioni di protesta più riuscite.


LA XINHUA ANNUNCIA CHE I MONASTERI TORNERANNO VISITABILI

Pechino "sta facendo il possibile" per riaprire il Tibet ai turisti. È il quotidiano in lingua inglese "China Daily" a rendere noti oggi, citando fonti del governo cinese, gli sforzi e l'impegno in questo senso dell'ufficio del turismo tibetano. Nell'articolo tuttavia non si precisa alcuna data.

Il turismo è la principale fonte di reddito per il Tibet, con quattro milioni di persone in arrivo ogni anno nella regione inclusa entro i confini cinesi. "Stiamo ristrutturando i templi di Lhasa dopo gli scontri violenti, ed è prevista la ripresa delle attività religiose. I siti riapriranno ai turisti nel prossimo futuro", scrive nel frattempo l'agenzia di stampa ufficiale cinese "Xinhua" citando il funzionario tibetano Tubdai Cewang.

Il monastero di Drepung "riprenderà presto le sue attività, inclusi i servizi religiosi buddhisti e i dibattiti sulla dottrina buddhista cinque volte al mese, come prima degli scontri del 14 marzo", ha preannunciato dal canto suo il direttore amministrativo del centro religioso, Ngawang Dongjue.