{{IMG_SX}}Pechino, 3 giugno 2008 - Appello alla Cina per il rilascio di decine di detenuti che scontano condanne legate alle proteste di Piazza Tienanmen nel 19mo anniversario del massacro del 4 giugno 1989. «Decine di persone ancora sono rinchiuse nelle prigioni cinesi solo per aver contestato il governo», ha osservato Sam Zarifi, direttore di 'Amnesty International' per la zona Asia-Pacifico.«Il governo cinese non è in alcun modo giustificato a continuare a tenere rinchiuse quelle persone».


Non si conosce il numero esatto delle persone detenute per il ruolo avuto nelle proteste di Piazza Tienanmen, perché le autorità cinesi non hanno reso pubblica la cifra, ma secondo l'organizzazione con sede negli Stati Uniti 'Dui Hua Foundation' sarebbero tra i 60 ed i 100, 130 secondo Human Rights Watch. «Il governo cinese dovrebbe dimostrare al pubblico globale delle Olimpiadi quanto sono serie le sue motivazioni in materia di diritti umani rilasciando i detenuti delle proteste di Piazza Tienanmen», ha dichiarato Sophie Richardson, direttrice di Human Rights Watch per l'Asia.
 

L'APPELLO DELLE MADRI 

L'associazione delle Madri di piazza Tiananmen, le donne che hanno avuto i loro figli uccisi nel massacro del 4 giugno 1989, ha chiesto al governo cinese di dire quante furono le vittime dell'intervento militare contro gli studenti che occupavano la piazza centrale di Pechino.
Invocare il ''segreto di Stato'', affermano le donne in un sito web creato per l'occasione ( www.tiananmenmother.org), ''non ha alcun fondamento legislativo'' e il governo di Pechino dovrebbe compiere ''un atto di coraggio e di responsabilita'''.


Il massacro avvenuto nella notte tra il 3 ed il 4 giugno del 1989 sulla piazza, che da due mesi era occupata dagli studenti, mise fine al movimento democratico cinese. I fatti del 1989 portarono alla caduta dell'allora segretario comunista Zhao Ziyang che aveva disapprovato l'intervento dell'esercito. In seguito furono bollati come un ''moto controrivoluzionario'' dal Partito Comunista Cinese.
Quest'anno, le Madri di piazza Tiananmen, un'organizzazione fondata nel 1991 dalla professoressa Ding Zilin, non diffonderanno una lettera aperta alle autorita', come hanno fatto negli anni passati. Invece, hanno pubblicato sul sito web una mappa dei luoghi dove sono state uccise delle persone e insistono perche' il governo dia una versione veritiera dei fatti di quella notte.
Secondo le autorita' di Pechino, ricordano le Madri, sono morte in tutto 200 persone, per la maggior parte militari, tra le quali c'erano solo 36 studenti. Le Madri ricordano di aver individuato 189 vittime, 71 delle quale erano studenti universitari. Ieri, un'organizzazione non governativa di Hong Kong ha affermato che le vittime sarebbero state circa seicento.
 

BILANCIO ANCORA INCERTO
L'ex presidente cinese Yang Shangkun,
in carica nel 1989 e morto nel 1998, disse una volta a una persona in visita a casa sua che piu' di 600 persone erano morte in piazza Tienanmen fra il 3 e il 4 giugno del 1989, quando l'esercito represse le proteste degli studenti. Lo ha riferito oggi l'organizzazione umanitaria di Hong Kong ''Centro informazioni per i diritti umani e la democrazia''.
Il Partito comunista cinese da 19 anni tiene top secret il numero delle vittime. Varie fonti hanno fornito i dati piu' disparati, da alcune centinaia ad alcune migliaia.
Yang nell'89 era presidente della Cina e vicepresidente della Commissione militare centrale, l'organismo che controlla le forze armate, e fu tra coloro che sostennero lo sgombero della piazza con la forza.

Secondo l'ong di Hong Kong, che cita una fonte anonima vicina al defunto presidente, Yang avrebbe detto ad un ospite a casa sua che i morti a Tienanmen erano oltre 600.
La stessa fonte secondo l'organizzazione afferma che dopo le proteste furono arrestate 20.000 persone. Circa 15.000 furono accusate di attivita' controrivoluzionarie e altri crimini.
Settanta furono condannate a morte e immediatamente giustiziate.  Secondo vari gruppi per i diritti umani, decine di condannati per le proteste sono ancora in carcere.