L’Aia, 4 marzo 2010 - Calo dei consensi per i principali partiti di governo, crescita per quelli all'opposizione, a partire dal partito xenofobo anti-islam di Geert Wilders: è questa la tendenza che si conferma con la maggioranza dei voti scrutinati nelle elezioni amministrative in Olanda.


Il partito d’estrema destra Pvv di Wilders ha ottenuto un nuovo successo elettorale arrivando in testa alle amministrative ad Almere, città di circa 190mila abitanti e secondo all’Aia, in un scrutinio test a tre mesi dalle politiche anticipate.


Il Pvv, di cui uno dei cardini del suo programma è “la lotta contro l’islamizzazione dei Paesi Bassi”, ha ottenuto il 21,6% dei voti ad Almere, la sola città insieme a l’Aia dove presentava dei candidati per la sua prima partecipazione a delle elezioni locali. In questa città-dormitorio di circa 190.000 abitanti, ad est di Amsterdam, il Pvv aveva conseguito il 27,14% dei suffragi alle elezioni europee del giugno 2009, distaccando di netto gli altri partiti: il partito laburista (PvdA) era arrivato secondo con solo il 12,74% dei voti.


A livello nazionale e con il 93% delle schede scrutinate, il PvdA dell’ex ministro delle Finanze Wouter Bos, largamente in testa nel 2006, perde più di 6 punti, attestandosi sul 16% dei suffragi, contro il 23,45%. Il partito cristiano-democratico (Cda) di Balkenende, principale formazione dell’ex coalizione, che aveva ottenuto il 16,83% dei voti alle amministrative del 2006, perde circa 2 punti. “Avremmo preferito vedere migliori risultati”, ha ammesso Balkenende riconoscendo che la caduta del suo governo il 20 febbraio ha giocato “un ruolo importante”.


A tre mesi dal voto anticipato, il Pvv supera o tallona nei sondaggi il Cda, alla testa della dimissionaria coalizione di centro-sinistra rimasta vittima dei dissensi interni su un eventuale prolungamento della missione dei Paesi Bassi in Afghanistan, auspicata dalla Nato.


"Ciò che è possible a L’Aia e Almere è possibile in tutto il Paese. E’ un trampolino per la nostra vittoria”, ha affermato da parte sua Wilders, il cui partito ad Almere vince 9 seggi su 39.


A L’Aia, sede del governo, il Pvv, fondato nel 2006, è arrivato in seconda posizione, dietro al PvdA che resta il primo partito. Conta ormai 8 seggi contro i 10 per il PvdA.


Il partito di Wilders, 46 anni, aveva ottenuto il 16,7% dei voti alle europee della primavera scorsa, arrivando secondo dietro il Cda di Balkenende e facendo il suo ingresso per la prima volta nell’emiciclo di Strasburgo. Conta 9 seggi sui 150 della camera bassa del Parlamento olandese.


Secondo un sondaggio, realizzato all’uscita dai seggi dall’istituto Synovate per la televisione pubblica e l’agenzia di stampa Anp, se ieri si fosse votato per le legislative, il Pvv sarebbe arrivato in terza posizione con 24 seggi contro gli attuali 9. Il Cda di Balkenende resterebbe il primo partito con 29 seggi ma perdendone 12. Il Partito laburista otterrebbe 27 seggi contro gli attuali 33. I risultati definitivi a livello nazionale dello scrutinio ancora non sono stati resi noti. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 53,3%, in calo rispetto al 2006 (58,56%), sempre secondo i risultati parziali.


NAPOLITANO

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito “un segno preoccupante” per l’Europa l’ascesa delle forze populiste e delle tendenze alla rinazionalizzazione, di cui il risultato delle elezioni olandesi è un esempio. Il capo dello Stato ne ha parlato rispondendo a una domanda sulle elezioni in Olanda durante una breve conferenza conferenza stampa, subito dopo il suo incontro con il presidente e dell’Europarlamento, Jerzy Buzek, oggi a Bruxelles.


"E’ un segno preoccupante anche se si tratta di tendenze fuori dalla storia e fuori dalla realtà”, ha spiegato Napolitano e ha aggiunto: "Si pensa di potere tornare al passato ma è una pericolosissima e anacronistica illusione. Ma se prendono piede queste illusioni - ha continuato il presidente - è perchè le forze politiche orientate tradizionalmente all’europeismo non si battono in modo persuasivo per l’affermazione di una visione corretta e lungimirante del ruolo dell’Europa e degli stati in Europa”.


Quanto all’Italia, Napolitano, rispondendo a un’altra domanda, ha negato che vi sia nel Paese una tendenza anti europea “non vedo crescere posizioni di sfida al processo di integrazione europea, o tendenti a ritrarre l’Italia da questo processo piuttosto - ha osservato il capo dello Stato - vi sono tendenze a dare più forza alla nostra presenza nelle istituzioni europee e dare un contributo per un’ulteriore integrazione con proposte più efficaci e a rafforzare il ruolo dell’Ue nel mondo”.