Washington, 3 settembre 2010 - Nel Golfo del Messico è tornata la paura per una nuova 'marea nera' dopo che un’altra piattaforma petrolifera, la Vermilion Oil 380, è esplosa al largo della Louisiana, a 80 miglia a sud di Grand Isle.

Questa volta non ci sono state vittime, come invece accadde sulla Deepwater Horizon della Bp, che prese fuoco lo scorso 20 aprile, uccidendo 11 operai e provocando la perdita di petrolio più grave della storia. Le tredici persone a bordo sono finite in acqua, ma sono state tutte portate in salvo e solo una sarebbe ferita. 

Per diverse ore si è comunque temuto un nuovo disastro ambientale, sebbene la Mariner Energy (l’azienda petrolifera proprietaria della base) avesse subito dichiarato l'assenza di fuoriuscite di petrolio perché la piattaforma non era attiva. Notizia smentita, però, dalla Guardia costiera, secondo la quale era stato avvistato un riflesso lucido lungo circa 1,6 chilometri e largo circa 30 metri, segno tangibile del petrolio in acqua.

Una volta domate le fiamme, però, è arrivata la rettifica: la piattaforma era attiva, ma i sette pozzi sono stati chiusi "rapidamente" dopo l’esplosione, quindi non c'è stata nessuna fuoriuscita di greggio.

In ogni caso la Vermilion è una piattaforma, che estrae circa 222.000 litri di petrolio e 25.000 metri cubi di gas al giorno, opera in ‘acque basse’, a circa 105 metri di profondità; questo significa che, in caso di fuoriuscita di petrolio, le operazioni per riparare i danni sono molto più semplici da effettuare. I problemi sorti nel caso della ‘Deepwater Horizon’, la piattaforma della Bp che si trova a 320 chilometri di distanza, erano legati soprattutto alla difficoltà di intervenire in ‘acque profonde’, a circa 1.500 metri di profondità. 

 

LA COMPAGNIA - La Mariner Energy è una compagnia indipendente "leader nell’esplorazione e produzione di petrolio e gas nel Golfo del Messico" che vanta interessi in 240 blocchi sulla piattaforma continentale e 100 blocchi in acque profonde.
 

L’85% della produzione, pari a 118,4 Bcfe (billion of cubic feet equivalent), secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale, deriva dall’attività offshore, in buona parte bloccata a causa della moratoria imposta dalla Casa Bianca dopo l’incidente alla piattaforma di BP. Gli asset onshore della Mariner sono concentrati nel Bacino di Permian e sulla Costa del Golfo e ammontano a circa 1.100 miliardi di Bcfe di riserve comprovate. Lo scorso 15 aprile la società ha annunciato un accordo per la cessione del controllo alla Apache: l’operazione dovrebbe venire finalizzata entro la fine del terzo trimestre.

 

PETROLIERA INCAGLIATA - Intanto una nave cisterna con 9 milioni di litri di carburante diesel a bordo si è incagliata nell’Artico all’altezza del Passaggio a Nord-Ovest. Lo ha reso noto la guardia costiera canadese. La nave, di proprieta’ della Woodward’s Oil Ltd si è arenata su una striscia di sabbia mercoledì nella comunità occidentale di Gjoa Haven, a Nunavut.

"La guardia costiera ha raggiunto l’area - ha dichiarato il portavoce Larry Trigatti - e stiamo monitorando la situazione con un elicottero. Ci sono secche nell’area, perciò dobbiamo fare molta attenzione ad avvicinarci con navi nella zona".

La nave cisterna trasporta diesel per la comunità di Gjoa Haven e altre comunita’ remote che si trovano nella regione. "Si ritiene - ha aggiunto Trigatti - che a bordo l’equipaggio sia al sicuro, e che il diesel non sia andato disperso in mare".