Ginevra, 29 novembre 2010 - "Noi, studenti, dottorandi e ricercatori italiani al Cern saliamo oggi sul tetto per esprimere la nostra solidarietà a tutti coloro che in Italia stanno difendendo l'università pubblica e la nostra preoccupazione per gli effetti devastanti della riforma Gelmini". E' quanto scrivono in un comunicato il gruppo di studiosi italiani, che lavorano al Cern di Ginevra, per spiegare l'iniziativa che hanno messo in atto oggi sul tetto dell'edificio per protestare contro il ddl del ministro dell'Istruzione Gelmini di riforma dell'università.

I ricercatori sottolineano che si dedicano "con passione alla ricerca in uno degli ambienti più competitivi del mondo, ma l'abnegazione non basta: per mantenere la ricerca italiana al livello di quella degli altri paesi europei - è il loro appello - sono necessari finanziamenti adeguati ed un sistema universitario pubblico e libero".

Gli studenti e ricercatori italiani al Cern sostengono dunque che questa riforma mette "in pericolo il ruolo di leadership nella ricerca che l'Italia ha conquistato con la fatica e la passione di tanti scienziati" e avvertono che la fuga di cervelli in questo modo continuerà perché questa riforma, concludono "costringe all'esilio molti di noi".

E c'è quindi l'intenzione di continuare la protesta, iniziata questa mattina, almeno fino a domani.  ''Domani - ha annunciato il ricercatore Giacomo Ortona - seguiremo dal tetto il dibattito in Aula del ddl Gelmini e successivamente decideremo come proseguire la protesta''. Al momento, i ricercatori e gli studenti si stanno attrezzando per trasportare sul tetto sedie, tavoli e computer: ''Abbiamo intenzione di portare qui tutto il necessario e lavorare da questa postazione, fino a quando - ha detto il ricercatore - le rigide temperature lo permetteranno. La nostra protesta, comunque - ha proseguito Ortona - andrà avanti''. Perché, scrivono i ricercatori sullo striscione esposto sul tetto del Cern, "con questa riforma, il futuro è un buco nero".