Roma, 3 dicembre 2010 - Dopo sei ore di blackout, Wikilieaks è tornato disponibile in rete con un nuovo dominio:www.wikileaks.ch, quindi con un host svizzero. Nel frattempo è stato emesso un nuovo mandato d'arresto internazionale, in Svezia, per il fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Lo ha reso noto la procura svedese, spiegando che la nuova richiesta contiene elementi sollecitati dalla polizia britannica. Assange è ricercato per aggressione e violenza carnale: i presunti reati risalirebbero al 2008.

 

BLACKOUT E ACCUSE - In mattinata il sito, attraverso twitter, accusava gli Usa di aver oscurato il suo dominio. ‘’Il dominio Wikileaks.org è stato ucciso dagli Usa ‘’, si legge sulla pagina Wikileaks. WikiLeaks avrebbe trovato casa in un bunker dentro una montagna svedese, o meglio nel server protetto dal bunker. Il sito di Julian Assange (lui stesso ricercato ormai a livello internazionale) è stato buttato fuori da Amazon.Com e anche Tableau Software, una compagnia che offre visualizzazione pubblica di dati, ha tolto dal suo sistema i famigerati dispacci delle ambasciate Usa nel mondo. In ambo i casi, la decisione è stata presa per le specifiche pressioni del senatore statunitense Joe Lieberman, presidente della Commissione del Senato Usa sulla sicurezza nazionale. In ambo i casi le compagnie hanno spiegato che WikiLeaks non ha rispettato i termini del contratto circa l’uso “responsabile” dello strumento offertogli.

D’altra parte l’agenzia Usa per la Sicurezza Sociale, osserva oggi il quotidiano britannico Guardian (uno dei 5 organi di stampa internazionali che stanno pubblicando i file segreti delle ambasciate) ha persino informato i suoi dipendenti che anche leggere i cablogrammi in questione potrebbe configurarsi come un reato.

Solo che impedire al pubblico di vedere i documenti in questione non è per nulla cosa facile, osserva il Guardian. Intanto ci sono i file che vengono analizzati e resi pubblici man mano dalle 5 grande testate con cui WikiLeaks si è associata per questa operazione (anche New York Times, El Pais, Le Monde e Der Spiegel). In secondo luogo i file possono essere trovati in rete usando Google o il servizio di file sharing Bittorrent.

IL BUNKER SVEDESE - Secondo diverse fonti, poi, WikiLeaks avrebbe trovato una nuova ‘casa’: un bunker della guerra fredda dentro una montagna svedese, ovvero la sede della compagnia Bahnhof, vicino a Stoccolma (lo scrivono Forbes, la Associated Press e il sito norvegese VG Nett). Secondo la rivista tecnologica dell’università di Boston, la MIT, i tentativi di bloccare Wikileaks “hanno obbligato i fedeli di Assange a spostare il sito in un centro dati fortificato da guerra fredda, un bunker anti nucleare chiuso nella roccia, letteralmente. Il centro dati ospiterà il materiale di WikiLeaks a 30 metri sotto terra, nel centro di Stoccolma”.

“Il server ha un’unica entrata e porte di acciaio spesse mezzo metro, oltre a generatori di backup presi da sottomarini tedeschi” aggiunge la rivista. Anche il mondo virtuale ha bisogno di salvaguardie ben materiali.

 

 SENATORI USA CONTRO WIKILEAKS


Il senatore Usa indipendente Joe Lieberman e i colleghi repubblicani John Ensign e Scott Brown hanno presentato una proposta di legge per facilitare azioni giudiziarie e attacchi informatici contro Julian Assange e Wikileaks. In un comunicato diffuso dall’ufficio di Lieberman, si spiega che lo "Shield Act" (legge-scudo) permetterebbe all’Amministrazione Usa "una maggiore flessibilità per attaccare Wikileaks e il suo fondatore fondatore Julian Assange" in quanto definisce illegale la pubblicazione dei nomi degli informatori dell’esercito americano e della comunità dei servizi di intelligence.

"Assange e i suoi complici hanno stilato una lista di bersagli da colpire per i nostri nemici", hanno denunciato i tre senatori, "Wikileaks non è un sito di informazione e Assange non è un giornalista".

 

HILLARY CLINTON E LA SICUREZZA DELLE COMUNICAZIONI

Il segretario di Stato, americano Hillary Clinton, riconosce che dalle rivelazioni di Wikileaks, gli Usa hanno "molte lezioni da imparare. La prima è che non è possibile garantire al 100% la sicurezza delle comunicazioni". Così il capo della diplomazia americana, ha risposto ad alcune domande sulla fuga di notizie ad opera del sito di Julian Assange dal 'Manama dialogo Ue in Barhein. Clinton ha ricordato che "tutti noi abbiamo così tante informazioni sulla rete che forse è impossibile garantire la sicurezza al 100%. Stiamo compiendo i passi necessari per migliorare la sicurezza". Secondo il segretario di Stato è importante "processare l'autore della fuga di notizie (Bradley Manning) e i suoi complici perché questo potrebbe essere solo il primo attacco di una lunga serie anche contro altri paesi se i responsabili non saranno puniti". "Il sottoufficiale Brandley Manning aveva tutte le autorizzazioni a maneggiare quel materiale, verrà però processato assieme a tutti quelli che hanno partecipato a questo crimine", ha riferito il capo della diplomazia di Washington.

 

 


DOCUMENTI, LA GERMANIA ACCUSA GLI USA DI AVER PRESO I SOLDI PER L'AFGHANISTAN

La Germania accusa gli Stati Uniti di aver sottratto milioni di euro da fondi internazionali comuni destinati all’Afghanistan. Da un documento riservato diffuso da WikiLeaks emerge che Berlino avrebbe minacciato di cancellare i propri contributi in favore dell’Afghanistan, in segno di protesta contro la pratica del Tesoro americano di appropriarsi di una percentuale del 15% del denaro destinato alla creazione delle forze armate afgane, come una sorta di contributo per le spese di gestione da parte dell’esercito Usa.

In una lettera di protesta inviata quest’anno a Washington dall’ambasciatore tedesco presso la Nato, Berlino pone domande sulle sorti di 50 milioni di euro versati dalla Germania nel 2009 quale maggiore contributo a un “fondo comune” per l’esercito afgano. Il governo tedesco vuole sapere cosa ne è del denaro, perché i progetti previsti non sono andati avanti e perché l’esercito americano si sarebbe appropriato del 15% di quel denaro.

In un cablo indirizzato a Washington la missione Usa presso la Nato chiede istruzioni su come rispondere alle proteste dell’ambasciatore tedesco presso l’Alleanza, Ulrich Brnadenbrug.

Ivo Daalder, l’ambasciatore Usa, spiega a Washington che la protesta tedesca “solleva preoccupazioni politiche molto serie”.

Istituito nel 2007 per finanziare la creazione dell’esercito afgano, il fondo ha accumulato oltre 123 milioni di euro, secondo i dati della Nato, e dovrebbe raccoglierne altri 151 se i vari Paesi manterranno gli impegni presi. Il contributo tedesco è stato di gran lunga il maggiore, oltre il doppio del secondo classificato, quello olandese, con 22 milioni di euro.


USA, I NARCOS POSSO PRENDERE IL CONTROLLO DEL MESSICO

Le autorità messicane temono che alcune regioni del Paese possano finire sotto il controllo dei trafficanti di droga. Lo scrive in un cablogramma dell’ottobre del 2009 inviato a Washington Carlos Pascual, numero uno dell’ambasciata Usa a Città del Messico, che cita il sottosegretario agli Interni, Geronimo Gutierrez Fernandez “che ha espresso una reale preoccupazione” in riunioni non ufficiali.

Secondo Gutierrez, si legge sul rapporto firmato da Pascual, diffuso dal sito Wikileaks e ripreso da numerosi quotidiani internazionali, la situazione sta danneggiando la reputazione del Messico sia all’interno che all’estero e se il presidente Felipe Calderon non dovesse ottenere “un successo tangibile riconoscibile dai messicani” nella guerra contro i cartelli della droga, “sarà difficile sostenere il confronto nella prossima amministrazione”.

Il memorandum, classificato e segreto della sede diplomatica Usa, è in contrasto con la versione ufficiale data da Usa e Messico circa la lotta al crimine organizzato. All’epoca del dispaccio, Calderon sosteneva che il picco di violenze legate al controllo degli stupefacenti, che hanno provocato la morte di 28.000 persone dal 2006, era il segno che i cartelli della droga erano alla corda e che il governo controllava ormai tutte le aree del Paese.


KARZAI CORROTTO

Hamid Karzai deludente e incapace e un Afghanistan che "mette in vendita se stesso a tutti i livelli": è lo sconsolante quadro che emerge dai cablogrammi della diplomazia Usa da Kabul tra il 2004 e il 2009, riportati da Wikileaks. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, è convinto che il presidente afghano "abbia una doppia personalità", un diplomatico britannico esprime "profonda insoddisfazione" nei suoi confronti, un collega australiano sostiene che "ignora la realtà" e il ministro degli Esteri dell’Oman afferma "aver perso fiducia in lui".

Tagliente il giudizio di Karl Eikenberry
, l’ambasciatore Usa a Kabul: "Una delle principali sfide in Afghanistan è come combttere la corruzione quando i membri chiave del governo sono loro stessi corrotti". E ancora, in un memo nell’aprile del 2009: "L’incapacità di Karzai di afferrare i più elementari concetti di uno stato, la sua profonda e radicata insicurezza come leader vanificano i nostri migliori sforzi di cercare in lui un alleato responsabile".

C’è anche l’indicazione di una serie di occasioni in cui Karzai è intervenuto per far liberare criminali (tra cui 5 poliziotti sorpresi con 124 chili di eroina) e presunti terroristi.

 

 

IL PRESIDENTE DI HAITI E' UN UBRIACONE

Il presidente uscente di Haiti, Rene’ Preval, “e’ un forte bevitore, e ha ripreso a farlo, spesso frequenta un nightclub di Petitionville con amici”: lo si legge in un rapporto dell’ambasciata Usa a Port-au-Prince dell’estate 2009 classificato “confindenziale” dall’ambasciatore americano Janet A. Sanderson.

“Il comportamento stravagante di Preval ha creato voci su possibili effetti del suo cancro alla prostata - curato - o che abbia ripreso a bere”, si legge nel documento datato 16 giugno 2009 e verosimilmente redatto dall’incaricato d’affari Thomas C.

Tighe: “Preval ha incrementato il suo consumo di alcol e spesso frequenta un night-club di Petitionville con amici. Ma nei nostri incontri, non l’ho mai visto bere. Ciononostante, resoconti del suo ‘bere forte’ sono circolati largamente”.

Nelle elezioni tenutesi la scorsa settimana a Haiti, Paese stretto nella morsa dell’emergenza colera e del ritardo nella ricostruzione dopo il terremoto che ha causato centinaia di migliaia di vittime all’inizio dell’anno, il partito l’Inite’ del presidente uscente Preval non ha escluso la sconfitta: i primi risultati sono attesi il 7 dicembre.


MINISTRO LIBANESE SUGGERISCE A ISRAELE COME BATTERE HEZBOLLAH

Il ministro della Difesa libanese, Elias Murr, fornl indicazioni agli Stati Uniti su come Israele potesse sconfiggere gli sciiti di Hezbollah nel caso in cui fosse scoppiata una nuova guerra. È quanto emerge da uno dei documenti svelati da Wikileaks rilanciato dal sito del quotidiano Haaretz, da cui emerge che Murr consiglir a Israele, tramite l’ambasciata Usa a Beirut, di non farsi nemiche le comunit` crisitiane nei pressi del confine.

"Israele non pur bombardare ponti e infrastrutture nelle aree crisitiane - disse il ministro ai funzionari dell’ambasciata - i cristiani erano dalla sua parte nel 2006 (ai tempi della Seconda Guerra del Libano, ndr) fino a quando non comincir a bombardare i loro ponti". Secondo il ministro, le forze di difesa israeliane dovrebbero anche stare attente a evitare, in una nuova ipotetica guerra con Hezbollah, di entrare nelle zone controllate dalle Nazioni Unite, che hanno il contingente Unfil stanziato nelle aree di confine.

Altrimenti, sosteneva il ministro, Hezbollah potrebbe usare ogni violazione della Risoluzione Onu 1701, che mise fine alla guerra dell’estate 2006, per "inondare" la zona di combattenti e armi. Il gruppo sciita, alla fine della guerra, si dichiarr vincitore, ma secondo Murr non sarebbe stato in grado di reggere a un secondo attacco israeliano. "Sono certo che Hezbollah sia spaventato e si prepari a subire una dura lezione", disse ai diplomatici statunitensi.

Murr fece anche riferimento all’omicidio di Imad Mughniyeh, comandante militare di Hezbollah ucciso a Damasco nel 2008, per il quale il gruppo sciita puntr il dito contro Israele. A suo giudizio, Hezbollah si sentiva tenuto a rispondere all’omicidio con un attacco in territorio israeliano. "Murr pensa che un attacco nell’Africa occidentale o meridionale sarebbe piy facile, ma che Hassan Nasrallah (leader di Hezbollah, ndr) preferisca attaccare nel cuore di Israele. Hezbollah tenterà di portare la Siria a farsi carico della risposta di Israele a questo attacco", si legge nel documento Usa.

Dal carteggio emerge inoltre che il ministro era preoccupato soprattutto di tenere l’esercito nazionale fuori dal contenzioso Hezbollah-Israele. "È preoccupato per la prima e l’ottava brigata nella Valle di Bekàa - si legge - Teme che possano vedersi negare il supporto del quartier generale mentre Israele conduce operazioni contro Hezbollah.

Dovranno rivolgersi alla popolazione locale per cibo e acqua, ma ll la popolazione h fatta di sostenitori di Hezbollah e Murr teme che alla fine quelle due unit` saranno trascinate negli scontri, un disastro che vorrebbe evitare".

Il ministro spiega anche di aver dato disposizioni ai vertici militari di mantenersi fuori dagli scontri, perchi "Iran e Siria non hanno chiesto il permesso di Beirut per armare Hezbollah" e quindi "non sarebbe una guerra contro Beirut". L’obiettivo dell’esercito, secondo Murr, era "sopravvivere completamente intatto" a un’eventuale guerra. "Non voglio che migliaia di nostri soldati muoiano senza una ragione", concluse.