Roma, 6 dicembre 2010 - Sarebbero in corso negoziati con la polizia per l'arresto del fondatore di WikiLeaks. E' quanto affermato dall'avvocato di Assange, Stephens, dichiarando che l'incontro avverrà in "un futuro immediato". Da Washington, intanto, il ministro della Giustizia americano, Eric Holder, ha annunciato di aver autorizzato azioni "significative" per l'incriminazione dell'australiano che ha terremotato la diplomazia mondiale.

"Le vite di donne e uomini che lavorano per il popolo americano sono state messe a rischio", ha detto in una conferenza stampa, "Lo stesso popolo americano è stato messo a rischio da azioni io ritengo arroganti, distorte e assolutamente inutili. Facciamo tutto ciò che possiamo". Alla domanda se si agirà nei confronti di Assange in base all'Espionage Act, Holder ha risposto: "Questo potrebbe giocare un ruolo, ma vi sono altri strumenti e misure".  Di recente Assange aveva avvertito che, nel caso gli fosse accaduto qualcosa le parti restanti dei file in mano a Wikileaks e ad altre 100.000 persone saranno resi noti automaticamente.
 

CONTO IN SVIZZERA -  Il cerchio si stringe sempre più attorno a Julian Assange. Le poste svizzere hanno chiuso il conto corrente aperto dal fondatore di WikiLeaks per raccogliere fondi, perché - si legge in un comunicato delle autorità elvetiche - Assange avrebbe fornito false informazioni.

"Il cittadino australiano (Assange) ha fornito false informazioni riguardo alla sua residenza (in Svizzera) durante le procedure di apertura del conto". Si legge nel comunicato secondo delle Poste elvetiche, cui Assange ha dato un indirizzo segreto di Ginevra. In particolare il fondatore di Wikileaks, aprendo il conto "per effettuare donazioni direttamente a Julian Assance e altri membri dell staff del 'WikiLeaks Defence Fund', ha fornito il nome di Assange Julian Paul, Ginevra".

Peccato che Julian Assange, colpito da un mandato di cattura internazionale per stupro, confidasse proprio nella confederazione elvetica per tenere in rete la sua organizzazione. Il giornalista australiano ha infatti beneficiato dell'appoggio logistico del Partito dei pirati svizzeri dopo che il sito è stato rimosso da due dei suoi principali host, Amazon.com e EveryDNS.net, e aveva aperto il conto alle Poste svizzere per ricevere le donazioni dei suoi sostenitori.

Sabato scorso, l'azienda Usa di transazioni finanziarie Paypal aveva annunciato di aver sospeso l'accesso al conto utilizzato da Wikileaks, giustificando la sua decisione con le attività "illegali" condotte dall'organizzazione.

 

L'incontro, ha aggiunto Stephens, avverà in un «futuro immediato».
BERLUSCONI: MEDVEDEV APPRENDISTA DI PUTIN - Intanto tra i documenti divulgati da Wikileaks spunta il primo incontro tra Berlusconi e David H. Thorne, l’ambasciatore americano in Italia nominato da Barack Obama. Il premier, dopo una "lunga e familiare" disquisizione "sulle qualità, a suo modo di vedere, di Putin come leader", si lascia andare ad una considerazione sempre sul leader del Cremlino che è "il centro del potere in Russia" e come Dmitri Medvedev sia un mero "apprendista" dello stesso.

Nel resoconto, del 21 settembre 2009, pubblicato da El Pais, il diplomatico Usa racconta il suo primo incontro con il presidente del Consiglio italiano, incentrato su Afghanistan, Russia, Iran e candidatura di Chicago alle Olimpiadi del 2016.

Dichiarazioni però smentite oggi da una nota di palazzo Chigi. "Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha mai pronunciato le frasi sul presidente russo Medvedev che gli vengono attribuite dalle ultime rivelazioni di Wikileaks, né ha mai tracciato paragoni, in pubblico o in privato, tra il presidente Medvedev e il primo ministro Putin".

"Niente di nuovo, quindi. Mentre continua a imperversare il gossip fine a se stesso - prosegue il comunicato - parlano i fatti attraverso i tanti risultati concreti dei Vertici italo-russi, compreso quello che si è appena chiuso a Sochi con la conferenza stampa congiunta dei due presidenti".

LA LISTA USA DEI SITI SENSIBILI NEL MONDO - Le minacce e la caccia all'uomo, comunque, non sembrano fermare Wikileaks che, la scorsa notte, ha pubblicato una lista segreta di tutti quei siti industriali e le infrastrutture sull’intero pianeta che secondo gli Stati uniti meritano particolare protezione di fronte a potenziali attacchi terroristici. Da alcuni è già stato definito come il documento più importante, da un punto di vista strategico, finora reso pubblico.

In un cablo datato 18 febbraio 2009, infatti, il Dipartimento di stato americano chiede alle sue rappresentanze diplomatiche nel mondo di recensire quelle installazioni sensibili, "la cui perdita avrebbe conseguenze significative sulla salute pubblica, la sicurezza economica e/o la sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Per redigerla, si legge nel cablo, "non è necessario che i diplomatici consultino le autorità locali". La lista è apparsa online nella notte tra domenica e lunedì e riguarda diversi Paesi: fra i siti rilevati compaiono cablaggi subacquei per le telecomunicazioni, porti, miniere, aziende chimiche e farmaceutiche. Ecco l'elenco dei singoli Paesi:

Italia: farmaceutica e gasdotto - Per quanto concerne l’Italia sono esplicitamente menzionati due obiettivi sensibili: la sede a Parma della multinazionale farmaceutica Glaxo Smith Kline che produce il Digibind (farmaco per curare i morsi di serpente) e il gasdotto Trans-Med, che trasporta gas dall’Algeria alla Val Padana.

Germania: Siemens, Basf e armi - In Europa il paese che riceve maggiore attenzione è la Germania: tra i siti "interessanti" gli stabilimenti Siemens di Erlangen, la Basf di Ludwigshafen, la Junghans Finewerktechnik, un impianto per la produzione bellica.

Gran Bretagna: Bae e cavi sottomarini - Il secondo paese europeo con il maggior numero di elementi selezionati è il Regno Unito, con la sede nel Lancashire della Bae System (che costruisce i caccia F-35) e diversi cablaggi sottomarini.

Francia: farmaceutica e Alstom - Segue la Francia, con numerose aziende farmaceutiche (Sanofi-Aventis a Lione che produce vaccini contro la rabbia, Emd-Pharms, GlaxoSmithKline a Evreux), la Alstom, gruppo industriale chiave per trasporti ed energia e due possedimenti d’oltremare, in Guyana e Martinica.

Spagna: Stretto di Gibilterra e gasdotto - Per la Spagna la lista elenca lo Stretto di Gibilterra, il gasdotto che unisce la penisola iberica all’Algeria e i laboratori chimico-farmaceutici catalani Grifols.

Cina e Giappone: porti e cavi sottomarini - Nel continente asiatico si va dall’Estremo oriente, dove interessano principalmente i porti, soprattutto quelli cinesi e giapponesi e i cablaggi sottomarini.

Asia centrale e M.O.: gasdotti, oleodotti e stretti - In Asia centrale e Medio Oriente la preoccupazione è soprattutto per gasdotti e oleodotti, per lo Stretto di Ormuz, il Canale di Suez, il terminal petrolifero di Bassora e l’impianto di raffinazione del greggio di Abqaib in Arabia Saudita.

Canada: dighe e nucleare - In Canada si guarda con attenzione al gigantesco impianto idroelettrico Hydro Quebec, "insostituibile fonte di energia", e all’impianto nucleare di Chalk River.

Sudamerica e Africa: le miniere - Nel contintente sudamericano le priorità di Washington sono chiarissime: le miniere. In Messico i passaggi di frontiera e le dighe. In Africa, infine, la lista è significativamente più breve e comprende praticamente solo le miniere di manganese, bauxite e cobalto.

L'ENI LA POLITICA ENERGENETICA - "L’Eni spesso appare dettare la politica energetica del governo italiano", e usa la propria influenza "per bloccare i piani del’Unione europea sulla liberalizzazione del mercato dell’energia", scrive poi l’incaricata d’affari americana a Roma Elizabeth Dibble nel gennaio 2010, in vista della visita del ministro Franco Frattini a Washington.

"La politica energetica dell’Italia riflette le priorità russe piuttosto che quelle europee. Per esempio, - scrive Dibble - il governo italiano è ambivalente su sostegno al progetto Nabucco, mentre Eni aiuta Gazprom a costruire gasdotti nel Mar Nero e nel Baltico, che creeranno solo maggiore dipendenza verso la Russia da parte dell’Unione europea".

Preoccupa, poi, l'attività del colosso energetico italiano in Iran. "Anche se il governo italiano dice di applicare con successo la ‘moral suasion’" sulle aziende tricolore che hanno investimenti in Iran, su cui gravano le sanzioni Onu per il programma nucleare, questo sforzo “è apparso timido", si legge nel cable siglato da Elizabeth L. Dibble, del gennaio 2010 e pubblicato da El Pais.

"Eni e Edison si sono dette disponibili solo a non avviare nuovi progetti", si legge. "Eni lo ha ripetuto ai nostri funzionari, mentre in realtà sta espandendo la sua produzione di petrolio nell’ambito dei contratti esistenti". “E’ importante sottolineare a Frattini la nostra forte preoccupazione sull’espansione di ogni attività in Iran, in particolare dell’Eni", sottolinea la diplomatica Usa in vista della visita di Franco Frattini a Washington.