Santiago, 8 dicembre 2010 - Un inferno di fiamme in una prigione della capitale cilena, Santiago, ha causato la morte di almeno 81 persone. La televisione cilena ha mostrato le immagine del rogo in cui era avvolta la prigione di San Miguel, nella parte sud della metropoli, e il fumo che si levava dall’edificio. Non sono chiare le cause dell’incendio.

Le autorità cilene hanno confermato che gli 81 morti sono tutti detenuti. Il carcere di san Miguel è sovraffollato: vi si trovavano oggi 1.900 detenuti, quando è stato progettato per ospitarne 700. "La polizia non ha consentito ai pompieri di entrare subito nella struttura", ha denunciato un testimone oculare intervistato fuori dal carcere.

Tutto è cominciato con una rissa scoppiata intorno alle 5:30 ora locale, le 9:30 in Italia. Sette minuti dopo le guardie in servizio nel penitenziario hanno ricevuto il segnale di allerta. Durante la rissa, avvenuta nella torre numero 5, sono stati bruciati dei materassi. In pochi minuti le fiamme si sono propagate. Secondo il governo cileno la situazione è ancora molto incerta ed è presto per fornire un bilancio dei feriti. Al momento nell’ospedale Barros Luco sono ricoverate 18 persone con ustioni gravi in ogni parte del corpo.

Nella parte nord della torre 5 i soccorritori sono riusciti a salvare 60 detenuti, mentre 15 sono morti asfissiati. Più tragico il bilancio nel padiglione meridionale, dove sono stati tratti in salvo 72 detenuti ma 66 non sono riusciti a sfuggire alla morte. All’esterno del carcere c’è gran confusione, con i familiari dei detenuti che lamentano scarse informazioni sullo stato dei loro parenti. Il malcontento è degenerato in una protesta violenta con lanci di pietre e oggetti contro la struttura e i funzionari di passaggio. I quotidiani locali riportano accuse di ritardi nei soccorsi. Sembra che ai pompieri sia stato consentito l’ingresso della struttura quando le fiamme divampavano già da un’ora.