Sydney, 10 dicembre 2010 - Marcia indietro del governo australiano sulle accuse a Julian Assange: quel che ha fatto lui e il suo sito WikiLeaks è illegale. Nonostante le crescenti critiche, il premier Julia Gillard ribadisce la sua posizione verso la diffusione di documenti diplomatici Usa da parte del sito Wikileaks, dichiarando che è illegale in Australia ottenere o distribuire documenti ‘classificati’.


Di fronte all’ondata di proteste suscitate dalla dichiarazione della Gillard, accusata di pregiudicare un equo processo al fondatore di WikiLeaks, il ministro della Giustizia Robert McClelland ha richiesto una consulenza legale e ha dichiarato oggi che è proibito dalla legge australiana ottenere informazioni classificate senza autorizzazione. Tuttavia ha precisato che starà alla polizia federale australiana indicare se sono stati commessi reati.

 

L'EX PORTAVOCE APRE SITO RIVALE

Si chiamerà Openleaks il sito rivale di WikiLeaks: a guidarlo un ex dipendente di Julian Assange, l'ex portavoce di WikiLeaks Daniel Domscheit-Berg, più noto come Daniel Schmitt, secondo il quale a farne parte saranno anche altri ex collaboratori del giornalista-hacker australiano. In un'intervista concessa alla televisione svedese Svt , in onda domenica, Domscheit-Berg ha criticato Assange per la mancanza di trasparenza nei processi decisionali dell'organizzazione. 

 

ASSANGE IN CELLA DI ISOLAMENTO

Julian Assange, arrestato martedì scorso, è stato nel frattempo messo in una cella di isolamento nel carcere di Wandsworth a Londra. Le autorità carcerarie hanno spiegato che la decisione è stata presa per "la sicurezza personale" del detenuto. "Vari prigionieri hanno mostrato molto interesse per Assange", scrive il Guardian, e proprio queste attenzioni avrebbero spinto la direzione della prigione alla scelta di piazzare in isolamento il fondatore del sito. Ma Assange non sarà completamente isolato. Potrà infatti avere "un computer con accesso, seppur limitato, ad internet'', riporta il quotidiano britannico citando uno dei suoi avvocati, Mark Stephens. Il consenso sul portatile, che Assange utilizzerà "per lavorare sul suo caso", rientra nell'ambito di un programma intitolato ''accesso alla giustizia''. L'hacker australiano lo chiese non appena entrato in carcere ma ricevette un rifiuto.

 

"USA PRONTI ALL'INCRIMINAZIONE"

Le autorità americane si stanno preparando a incriminare Julian Assange per spionaggio, sulla base della legge federale dell’Espionage Act del 1917. Lo ha annunciato all’Abc News uno degli avvocati di Julian Assange, Jennifer Robinson, secondo cui l’incriminazione è "imminente". "La nostra posizione è che non crediamo che (l’Espionage Act) si possa applicare ad Assange e che in ogni caso ha diritto ad appellarsi al primo emendamento in qualità di giornalista di Wikileaks", ha affermato il legale. "Eventuali azioni giudiziarie ai sensi della legge sullo spionaggio sarebbero a mio avviso incostituzionali e metterebbero a rischio tutti i media degli Stati Uniti", ha aggiunto Robinson.

Funzionari del Dipartimento della giustizia americano si sono rifiutati di commentare la notizia anche se Eric Holder aveva spiegato che la diffusione dei 250mila cablogrammi riservati della diplomazia Usa ha messo in pericolo gli Stati Uniti e aveva annunciato di aver autorizzato un’inchiesta su Assange.

 

INIZIATIVE DI SOSTEGNO


Si moltiplicano intanto in Australia le inziative a sostegno a Assange. Il gruppo attivista online GetUp ha raccolto l’equivalente di 115 mila euro per finanziare annunci sulla stampa che criticano gli attacchi rivolti ad Assange, mentre 28 mila australiani hanno firmato una lettera da inoltrare al presidente Usa Barack Obama. Centinaia di persone si sono raccolte davanti ad uffici governativi nelle maggiori città del Paese, in coincidenza con la giornata internazionale dei diritti umani, e hanno presentato una petizione comune al governo federale. A Sydney si sono riversati in 500. I manifestanti hanno scandito slogan contro il premier Julia Jillard, che aveva descritto il suo connazionale come «un criminale» per aver diffuso i cablogrammi diplomatici Usa. «Che legge ha violato Assange?», e «Buon Natale e un felice anno di... rivelazioni», alcuni degli cartelli esibiti dai manifestanti davanti al municipio di Sydney. 
 

E la lettera di protesta, firmata tra gli altri dal linguista Noam Chomsky, dall’ex presidente del tribunale di famiglia d’Australia Alastiar Nicholson e dall’ex ufficiale di intelligence Lance Collins, ha superato le 5000 firme. La lettera fa appello alla premier Gillard perché difenda Assange alla luce delle minacce di morte ricevute, specie dagli Usa, e perché assicuri che «ogni procedura legale a suo carico aderisca pienamente ai principi della legge e dell’equità».

 

RAPPRESAGLIA HACKER E WIKILEAKS 
 

«Non abbiamo alcun legame con il gruppo hacker ’Anonymus’». A dirlo è WikiLeaks che in un comunicato precisa di non aver alcun legame con i recenti attacchi informatici lanciati contro società internazionali considerate nemiche del sito, quali Mastercarcard, Visa, Paypal e PostFinance, e di non sostenerli né condannarli. Gli attacchi, ha detto il portavoce di WikiLeaks ha detto sono «un riflesso della pubblica opinione sulle azioni degli obiettivi» e ha notato che sono simili a quelli che il sito dell’organizzazione ha subito da quando ha cominciato a pubblicare i dispacci riservati delle ambasciate americane.


«Questi attacchi di ‘rifiuto di servizio’ si ritiene provengano da una comunità internettiana conosciuta come 'Anonymous' - si legge nella nota -. Questo gruppo non è affiliato a WikiLeaks. Non c’è stato alcun contatto fra membri degli staff di WikiLeaks e di Anonymous. WikiLeaks non ha ricevuto alcuna notizia preventiva di qualunque delle azioni di Anonymous». 

Nel frattempo gli attacchi informatici proseguono. Il sito web della procura olandese è rimasto bloccato per varie ore in seguito ad un presunto cyber-attacco, dopo che ieri è stato arrestato un ragazzo di 16 anni sospettato di far parte di un gruppo di hacker pro-WikiLeaks. Problemi si sono registrati anche sul sito della polizia