Londra, 10 dicembre 2010 - Gli incidenti avvenuti ieri a Londra nel corso della manifestazione degli studenti contro l’aumento delle tariffe universitarie - approvata dalla Camera dei Comuni con appena 21 voti di scarto - hanno messo in luce alcune mancanze nel dispositivo di sicurezza, illustrate dal fatto che persino la macchina di Carlo e Camilla è stata attaccata dai dimostranti.

Come spiega il quotidiano britannico The Daily Telegraph, il responsabile della Polizia Metropolitana, Paul Stephenson, e il ministro degli Interni Theresa May sono finiti nell'occhio del ciclone, sia per la gestione delle dimostrazioni in generale che per i singoli episodi, primo fra tutti l'attacco alla Rolls Royce del principe di Galles.
Ci si chiede infatti come sia stato possibile che la polizia - che per ovvi motivi conosce tutti gli spostamenti dei membri della Royal Family - abbia permesso alla macchina di Carlo e Camilla di attraversare una zona di Londra in cui i dimostranti controllavano ormai il terreno.

Inoltre, la decisione di isolare completamente Westminster ha lasciato libere le frange più violente di concentrare i loro attacchi altrove, soprattutto contro l’edificio che ospita il Ministero del Tesoro.

Scotland Yard da parte sua ha elogiato il comportamento degli agenti, mentre May non ha voluto indicare se vi sarà un'inchiesta ufficiale sull’accaduto, limitandosi ad affermare che dovrà essere Scotland Yard a decidere quali misure intraprendere.

Certamente i reali non gettano benzina sul fuoco. "Capiamo perfettamente le difficoltà della polizia e siamo sempre grati alla polizia per il lavoro che svolge", hanno detto attraverso un portavoce.

Anche il primo ministro britannico 'assolve' le forze dell'ordine: "Non era colpa della polizia. La colpa è stata di chi ha attaccato quell'auto". Cameron ha detto che dopo l'incidente ha telefonato al segretario personale del Principe e con Sir Paul Stephenson, il capo di Scotland Yard e aggiunto che sui responsabili "cadrà tutto il peso della legge di questo paese".

LE SCUSE DEL PINK FLOYD - Intanto Charles ‘Charlie' Gilmour, uno degli otto figli del chitarrista dei Pink Floyd, David Gilmour, si è scusato pubblicamente per l’oltraggio ai caduti durante le proteste studentesche a Londra. Sui giornali inglesi erano comparse foto in cui il rampollo del musicista rock è ritratto nell’atto di arrampicarsi sul Cenotafio, il grande cippo funebre in memoria dei soldati caduti britannici lungo Whitehall, a due passi da Downing Street. Non pago, Charlie si è pure divertito a dondolarsi dal pennone di una bandiera nazionale issata in cima al monumento.

"Vorrei formulare le mie scuse più profonde per il terribile oltraggio che il mio comportamento ha costituito per le migliaia di persone morte coraggiosamente per il nostro Paese", recita il comunicato diffuso 24 ore dopo dal giovane ‘pentito', un ex modello che ora studia Storia all’Università di Cambridge.

"Provo soltanto vergogna - prosegue la nota - non era mia intenzione attaccare nè lordare il Cenotafio. Correndo nel mezzo di una moltitudine di persone che erano appena state violentemente ricacciate indietro dalla polizia, mi sono lasciato trascinare dall’atmosfera del momento".

Charlie spiega poi di non essersi nemmeno "reso conto" a che cosa stesse dando la scalata. "Se mi fossi accorto che era il Cenotafio, di certo non avrei fatto quello che ho fatto", ha assicurato.