Roma, 11 dicembre 2010 -  I documenti diffusi da Wikileaks sul Vaticano "riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti, e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede, nè citazioni precise delle parole dei suoi Officiali".

Il Vaticano reagisce così alla pubblicazione dei nuovi cablogrammi riservati della diplomazia americana, invitando a considerare che l’attendibilità dei file che riguardano "rapporti inviati al Dipartimento di Stato americano dall’Ambasciata Usa presso la Santa Sede, va valutata con riserva e con molta prudenza".

Nel comunicato, la Santa Sede sottolinea come la pubblicazione di quei file sia di "estrema gravità" e che si tratta di "documenti riservati e confidenziali" che possono avere conseguenze.

Gli ultimi file di Wikileaks, rilanciati dal Guardian e da El Pais, prendono di mira la Santa Sede: dalla vicenda dei preti pedofili, alla preoccupazione del Vaticano per l’embargo cubano che "può sfociare in un bagno di sangue", fino alle presunte pressioni del Papa per impedire l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.

Ma contengono anche imbarazzanti valutazioni personali del vice-ambasciatore americano presso la Santa Sede, Julieta Noyes, sul cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, definito uno "Yes man" (un uomo che dice sempre di sì), che manca di capacità diplomatiche ("parla solo italiano"): "E ora non sono poche le voci che chiedono la sua destituzione", si spinge ad affermare il diplomatico americano.

Commenti e valutazioni anche sul portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, definito come "l’unico che sa usare un Blackberry", come "un’anomalia in un cultura in cui molti dei più importanti dirigenti non hanno neppure una email". Ma non si risparmiano critiche a Lombardi, definito un mero megafono, uno che "non è parte del cerchio ristretto del Papa e non ha alcuna influenza sulle decisioni importanti, non scrive i messaggi ma si limita a diffonderli".

I cablogrammi riservati della diplomazia americana riaccendono anche i riflettori sull’Irlanda e sui ‘preti-pedofili', mostrando l’irritazione del Vaticano per il mancato rispetto del protocollo diplomatico durante l’inchiesta sulla condotta dalla commissione Murphy nel 2009.

La Santa Sede, si legge nei documenti, si rifiutò di collaborare poichè la richiesta non era stata inoltrata attraverso canali ufficiali: ciò "ha offeso molti in Vaticano" poichè il governo irlandese non ha rispettato e protetto "la sovranità della Santa Sede" durante l’inchiesta.

I risultati della commissione Murphy, pubblicati a novembre del 2009, provocarono una bufera in Irlanda e nella comunità cattolica internazionale descrivendo nel dettaglio come le autorità della Chiesa avessero coperto preti pedofili a Dublino per trent’anni. Datato 26 febbraio di quest’anno, il cablogramma americano riporta sempre le osservazioni del diplomatico americano presso la Santa Sede, Julieta Noyes.

Secondo la Noyes, la commissione irlandese, guidata dal giudice Yvonne Murphy, scrisse direttamente a funzionari del Vaticano per chiedere informazioni sulle indagini aggirando i tradizionali canali diplomatici. "Mentre i contatti in Vaticano espressero immediatamente profonda compassione per le vittime e insistettero che la priorità fosse prevenire che accadessero di nuovo (abusi di quel tipo, ndr), furono anche irritati da come la situazione sia stata condotta dal punto di vista politico", si legge nel rapporto riservato. "Le richieste della commissione Murphy hanno offeso molti in Vaticano, il consigliere della Santa Sede, Peter Wells" avrebbe detto al diplomatico americano di aver valutato quelle richieste come "un affronto alla sovranità del Vaticano".

I cablogrammi rivelano anche la posizione della Santa Sede sulla situazione a Cuba, raccontata al Dipartimento di Stato dall’ambasciata a Roma. All’inizio dell’anno la Santa Sede avrebbe espresso la sua preoccupazione ai diplomatici statunitensi per la situazione economica e la tensione politica sull’isola che poteva sfociare in "un bagno di sangue" e ha chiesto, per allentare la tensione, la fine dell’embargo. È quanto emerge da un cablogramma del 21 gennaio 2010, dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede, pubblicato da Wikileaks.

In un incontro tra il numero due dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede, Julieta Valls, e l’incaricato del Vaticano per gli affari cubani, Angelo Accatino, quest’ultimo avrebbe affermato che "la disastrosa situazione economica dell’isola e la tensione politica possono sfociare in un bagno di sangue". Accatino avrebbe sottolineato come sia necessario "dialogare" con Cuba, "per quanto sgradevole risulti", evitando che gli Usa rimangano "ostaggio della propria politica interna", in particolare in riferimento al "controproducente embargo" che da 50 anni grava sull’isola.

L’incaricato del Vaticano per gli affari cubani avrebbe anche messo in guardia gli Stati Uniti dall’evitare "azioni unilaterali contro Cuba" perchè potrebbero essere utilizzate dai fratelli Castro e da Ugo Chavez come arma politica. E proprio in riferimento alla situazione politica della regione, Abbatino avrebbe affermato che il ‘vero' successore di Fidel Castro non è il fratello Raul bensì il presidente venezuelano che dispone dei ricavi del petrolio "per finanziare la rivoluzione bolivariana".

Infine, per quanto riguarda l’ingresso della Turchia nell’Ue, nel 2004 (in un’epoca in cui il Vaticano era formalmente neutrale sulla questione) l’allora cardinale Ratzinger si espresse contro l’adesione di uno Stato musulmano.