Washington, 19 dicembre 2010 - Il Senato americano ha approvato ieri sera la legge che permetterà agli omosessuali dichiarati di servire nelle forze armate, mettendo così fine al regime del “Don’t ask, don’t tell”. Il presidente Barack Obama aveva già espresso la sua soddisfazione quando in giornata il Senato aveva spianata la via all’approvazione finale della legge.

 Più tardi, Obama ha emesso una nota inviata alla mailing list dei suoi sostenitori: “quando la legge giungerà sulla mia scrivania la firmerò e questa politica discriminatoria avrà fine. I gay e le lesbiche in servizio nell’esercito, coraggiosi americani che lottano per la nostra libertà, non dovranno più nascondersi. Una voce in meno nella lista della battaglia per i diritti civili, che continua”.

 E Obama prosegue “Questa vittoria appartiene a voi. Senza il vostro impegno, le promesse che ho fatto come candidato sarebbero rimaste promesse”.
Sei senatori repubblicani si erano uniti ai democratici nel pomeriggio per dire che il dibattito sulla legge poteva continuare; in questo modo è stata sufficiente la maggioranza semplice per approvare una legge storica, da anni al centro delle rivendicazioni dei gay statunitensi. Il provvedimento atterrerà ora sulla scrivania di Barack Obama.
 

Una versione identica della legge infatti è già stata apparovata dalla Camera dei rappresentanti. per l’effettiva entrata in vigore delle nuove regole occorrerà però attendere ancora a lungo. Gli esperti legali delle forze armate dovranno infatti assicurarsi che le nuove regole non influenzino negativamente l’operatività delle truppe: un processo che potrebbe durare anche un anno.
 

Se il voto rappresenta una grande vittoria per Obama - che ne aveva fatto uno dei temi della sua campagna elettorale - e per i Democratici, tra i Repubblicani non sono mancate le voci assai critiche come quella dell’ex candidato John McCain, che ha parlato di “un giorno molto triste”.
Va notato però che non pochi senatori Repubblicani hanno votato a favore della messa al bando del “Don’t ask, don’t tell”, dopo che i vertici del Pentagono avevano assicurato che non vi sarebbero stati rischi legati alla revisione delle regole.