Brasilia, 1 gennaio 2011 - Ampio spazio oggi sulla stampa brasiliana sul ‘caso Battisti’ e sul cortocircuito diplomatico Brasilia-Roma, vicenda che in molti casi s’intreccia con le notizie relative all’addio alla presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva, e all’insediamento, oggi nella capitale, del capo dello Stato entrante, Dilma Rousseff.

‘’L’idea di Lula era telefonare al premier Silvio Berlusconi per riferire prima l’annuncio della non estradizione’’, afferma per esempio il quotidiano Estado de S.Paulo. ‘’Tale gesto diplomatico è stato messo da parte quando Lula ha saputo le ultime dichiarazioni del governo italiano, inclusa la nota di Palazzo Chigi diffusa giovedi’, quando la questione era ancora aperta’’, aggiunge il giornale, precisando che queste dichiarazioni ‘’hanno rafforzato l’idea che l’estradizione potrebbe aggravare la situazione di Battisti in Italia’’.

Un altro quotidiano, Globo, sottolinea che Dilma s’insedia con ‘’una crisi diplomatica’’ aperta. Il ‘caso Battisti’, rileva, sara’ la ‘’prima sfida’’ del suo governo. Il Jornal do Brasil pubblica tra l’altro dichiarazioni fatte dall’avvocato del governo italiano, Nabor Bulhoes, il quale ha definito ‘’un abuso e illegale’’, sia sul fronte interno sia su quello internazionale, la decisione di non estradare Battisti. Il legale ricorda inoltre che l’Italia intende presentare un ricorso contro tale decisione.

FRATTINI SCRIVE ALLA ROUSSEFF - Intanto oggi Franco Frattini ha scritto al neopresidente brasiliano Dilma Rousseff, esprimendo l’auspicio che possa rivedere la decisione assunta ieri dal suo predecessore Lula. Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche la missiva è stata consegnata a Luis Nogueira, attuale segretario generale del ministero degli Esteri brasiliano. Nella lettera viene confermata la determinazione del governo italiano a perlustrare tutte le possibili vie legali per arrivare all’estradizione in Italia di Cesare Battisti.

La missiva è stata consegnata nel giorno dell’insediamento di Rousseff, cerimonia cui ha partecipato anche l’ambasciatore italiano in Brasile, Gherardo La Francesca, che rientrerà domani a Roma, dove è stato richiamato dal ministro per consultazioni.

ULTIMA POSSIBILITA': LA CORTE SUPREMA - La decisione presa ieri dal presidente brasiliano uscente Lula sul caso Battisti è stata un regalo di fine mandato ai suoi “correligionari” più di sinistra, ma forse non è ancora detta l’ultima parola: ora la Corte suprema del Brasile potrebbe ribaltarla, mettendo in un certo senso tutti d’accordo. A pensarlo è Clovis Rossi, senza dubbio uno dei principali giornalisti brasiliani, esperto di politica internazionale del grande quotidiano Folha de S.Paulo, che in un’intervista a TMNews ha spiegato la volontà di Lula di accattivarsi una certa “sinistra festiva”, come viene chiamata in Brasile: “Sono quelli che continuano a fare la rivoluzione nei bar alla moda e non possono certo rallegrarsi molto per la conversione completa di Lula all’ordodossia economica”, ha spiegato Rossi. Che rivela però un possibile retroscena: “Il Tribunale Supremo (Stf) ha annunciato che l’ultima parola, adesso, spetterà a lui, e questo dopo un incontro tra Lula e il presidente del Tribunale Cesar Peluso. Mi sembra evidente che ci deve essere stato un accordo dietro le quinte, secondo il quale Lula nega l’estradizione, ma l’Stf la confermerà: Lula fa bella figura con il suo pubblico di sinistra, e il Brasile finisce per non entrare in conflitto con l’Italia”. Dunque, nessuna conseguenza? “Mi sembra - conclude Clovis Rossi - che ci sia stato un errore di percezione di tutta la vicenda ma, ripeto, speculo con una certa sicurezza che tutto è stato deciso dietro le quinte e alla fine non ci saranno conseguenze”.

La pensa in modo simile Felipe Seligman, reporter giudiziario del quotidiano Folha de S.Paulo a Brasilia, che da tre anni segue il processo di estradizione di Cesare Battisti. “Nella decisione di Lula ha contato una certa aspettativa da parte di alcuni settori della sinistra politica, che hanno giudicato il suo governo eccessivamente moderato: una specie di regalo di fine mandato ai correligionari”. “Tanto è vero - aggiunge Seligman a TMNews - che la decisione era stata presa fin dalla concessione del rifugio a Battisti da parte del ministro della Giustizia Tarso Genro, appoggiata allora da Lula. Cioè quella di Genro non era stata una decisione isolata, ma era stata concordata con il governo”. Però, lo scorso settembre il Supremo Tribunale Federale ha annullato la decisione del ministro, dicendo sì alla richiesta di estradizione inoltrata dal governo italiano.

“Per questo - spiega il giornalista - le cose sono andate così per le lunghe, perché hanno dovuto trovare la maniera di rimanere sulla stessa decisione senza violare il trattato bilaterale sull’estradizione tra Brasile e Italia senza urtare troppo i rapporti”. Le reazioni non sono mancate. “Il governo si aspettava queste reazioni, ma qui a Brasilia c’è chi pensa che faccia tutto parte del gioco delle parti, e che i rapporti tra i due Paesi non saranno macchiati dalla vicenda”.