MANILA, 5 gennaio 2010  — LA FOTO ricordo del Capodanno non l’ha mai potuta vedere. Perché un secondo dopo che l’ha scattata è morto, colpito da una pallottola. E se ne è accorto, probabilmente, che stava arrivando la sua fine, perché il killer lo ha immortalato lui stesso proprio in quell’ultimo scatto con la macchina fotografica. Nell’obiettivo gli è apparso l’uomo col berretto che gli ha sparato.

Un vero e proprio attentato, perché la vittima-fotografo era un poltiico filippino della nuova guardia, Raynaldo Dragsa, 35 anni. Era con i familiari e gli amici non lontano dalla sua casa di Manila a festeggiare il 2011. Nella calda notte orientale ha voluto scattare alcune foto, ma sulla scena — alle spalle dei parenti sorridenti — sono apparsi due ospiti indesiderati: appunto l’uomo che ha sparato e quello, sulla destra che è, per la polizia filippina, un complice. Dragsa non è morto sul colpo, ma ha perduto subito i sensi, colpito alla testa, è poi spirato sull’ambulanza, pochi minuti dopo.
 

La famiglia, moglie e due figli piccoli, dopo il comprensibile dolore e le esequie, ha consegnato la macchina fotografica agli inquirenti. Che hanno potuto così risalire in breve all’autore dell’omicidio — che dovrebbe essere di natura politica — e arrestarlo, ieri. In un’altra operazione è stato portato in carcere l’altro uomo ritratto, che si sospetta non si trovasse lì per caso. Mai come in questo caso la fotografia ha raccontato la realtà, ma per Raynaldo non è stato certo un momento di gioia.