Il Cairo, 26 gennaio 2011 - A pochi giorni dalla ‘rivoluzione del gelsomino’ in Tunisia, come per un pericoloso effetto domino, scoppia la rivolta in Egitto. Almeno 25.000 persone sono scese in piazza al Cairo e in molte altre località del paese per chiedere riforme economiche e sociali, assieme alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak, da oltre 30 anni al potere. I manifestanti, partiti dalla centralissima Tahrir Square hanno provato a fare irruzione nella sede del parlamento. Ci sono stati scontri con la polizia: oltre venti persone sono state arrestate.

MORTI E FERITI - A Il Cairo un poliziotto, travolto dalla folla, ha perso la vita. Tre manifestanti sono morti invece a Suez. Secondo quanto riforiscono fonti locali un decesso è stato causato da un proiettile vero sparato al ventre. Nella capitale altri dieci manifestanti sono rimasti gravemente feriti nell’azione avviata in nottata dalle forze di sicurezza per disperdere le migliaia di persone raccolte una grande piazza al centro della città.

LA GIORNATA - Epicentro delle tensioni, la grande piazza Tahrir, nelle vicinanze di numerosi palazzi istituzionali. I manifestanti hanno sventolato bandiere coi colori nazionali e urlano slogan pro-democrazia. “Mubarak sei ingiusto, ci fai morire di fame, ci fai torturare nei commissariati, sei un agente degli americani”, ha urlato una donna venuta a manifestare nella zona di Mohandessin, a ovest del Cairo.

Le manifestazioni di protesta sono state fortemente volute dal ‘Movimento del 6 aprile’ (una sigla di militanti pro-democrazia): “Giornata di rivolta contro la tortura, la povertà, la corruzione e la disoccupazione”, recita il manifesto politico della rivolta. Numerosi presidi e cortei sono stati segnalati anche ad Alessandria (nel nord), ad Assuan e Assiut (nel sud), in diverse città sul delta del Nilo, a Ismailia (sul Canale di Suez) e nel nord del Sinai. Imponente, soprattutto nella capitale, il dispiegamento delle forze di polizia: le autorità locali hanno chiamato all’intervento tra i 20mila e i 30mila agenti.

STOP AI SOCIAL NETWORK - Intanto è stato intimato ai provider che operano in Egitto di rendere impossibile l’accesso ai social network Twitter e Faceebok. Il primo è ormai bloccato da ore, mentre i telefoni cellulari non funzionano in tutta l’area attorno alla capitale, Il Cairo. Problemi di connessione si registrano anche per Facebook, a cui gli utenti egiziani riescono a connettersi solo a tratti.