Il Cairo, 30 gennaio 2011 - Nonostante il coprifuoco, decine di migliaia di manifestanti continuano a protestare al Cairo, ad Alessandria, a Rafah, a Suez e in altre città egiziane. Intanto il governo ha presentato ufficialmente le sue dimissioni, su richiesta del presidente Hosni Mubarak: il ministro dell'aviazione civile, Ahmed Shafik, è stato incaricato da Mubarak di formare il nuovo governo. Il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, è stato nominato vice presidente della Repubblica egiziana.

MA PER GLI USA NON BASTA - Mubarak non può limitarsi ad effettuare un rimpasto di governo senza soddisfare le aspirazioni del popolo egiziano con delle "vere riforme": è il monito che arriva oggi per il presidente-monarca egiziano da Washington. "Gli egiziani non accettano più lo status quo, si aspettano che il governo instauri un processo per mettere in opera delle vere riforme", ha scritto il portavoce del dipartimento di Stato Philip J. Crowley in un messaggio su Twitter. Secondo Crowley, Mubarak non può compiere un rimpasto di governo e allo stesso tempo "restare inflessibile", e "le promesse di riforma del presidente Mubarak devono essere seguite da fatti".

Gli Stati Uniti, il maggiore alleato internazionale dell’Egitto, hanno mantenuto finora un atteggiamento attendista: da un lato non hanno apertamente sconfessato Mubarak, ma negli ultimi giorni Washington ha chiesto al Cairo di rispettare i diritti dei manifestanti e di procedere a riforme: il presidente Obama ha chiesto al regime di "prendere delle misure concrete per mantenere le sue promesse" e di "astenersi dall’uso della violenza contro i manifestanti pacifici".

Anche gli aiuti militari americani all’Egitto, circa 1,3 miliardi di dollari all’anno, potrebbero essere rivisti, secondo la Casa Bianca: “Riesamineremo la nostra assistenza (all’Egitto) in funzione degli eventi che avranno luogo nelle prossime giornate”, ha dichiarato ieri il portavoce della presidenza americana Robert Gibbs. 

In precedenza era stato il presidente Obama a lanciare un duro avvertimento perché fermi le violenze e "si assuma la responsabilità di fare passi concreti per assicurare riforme politiche, sociali ed economiche al suo popolo". In una telefonata di oltre 30 minuti dopo il messaggio del presidente egiziano alla nazione, il titolare della Casa Bianca ha ribadito che "i diritti di libertà sono universali, al Cairo come nel resto del mondo". Davanti alle telecamere, il presidente americano ha assicurato che gli Usa saranno sempre al fianco di "chi lotta pacificamente per decidere il proprio futuro".

FUGGE LA FAMIGLIA DI MUBARAK - La moglie Suzanne e i due figli di Mubarak, Alaa e Jamal, sono arrivati a Londra con le loro famiglie. Jamal era considerato candidato alla successione al potere. Già tre giorni fa la rivista online araba ‘Akhbar al-Arab’, edita negli Stati Uniti, aveva parlato di una sua fuga Londra con la moglie e la figlia. Secondo il sito di Al Jazeera, Mubarak Jr. sarebbe partito senza alcuna protezione da parte della sicurezza alla volta della Gran Bretagna, a bordo di jet privato dall’aeroporto della zona ovest del Cairo. La famiglia avrebbe caricato a bordo dell’aereo 97 valige. Poco dopo la diffusione di questa notizia, fonti del governo egiziano si erano affrettate a smentirla.

NUOVA GIORNATA DI SCONTRI - Sono migliaia i manifestanti tornati in piazza questa mattina nel centro del Cairo: "Vattene, Vattene", ha urlato la folla all’indomani del discorso del Rais che ha promesso riforme e un nuovo governo per placare le proteste dilagate in tutto il Paese. I manifestanti si sono radunati in piazza Tahrir, l’epicentro di quella che è stata ribattezzata la Rivoluzione del 25 gennaio, presidiata da centinaia di soldati e poliziotti. "Pacifici, pacifici", hanno scandito per rimarcare che la protesta contro il Rais al potere dal 1981 non vuole essere violenta. Gli agenti erano affiancati dai militari che su ordine di Mubarak presidiano le strade principali.

Circa un migliaio di manifestanti hanno circondato la sede del ministero degli Interni nel centro del Cairo, tentando di fare irruzione al suo interno. I manifestanti hanno dato fuoco a diverse auto della polizia nei pressi del ministero. È di almeno tre morti il bilancio del tentato assalto.

La polizia egiziana ha sparato in aria per disperdere un gruppo di manifestanti che tentava di entrare nel Parlamento, che si trova nei pressi di piazza Tahrir. E l’esercito ha respinto un tentativo di penetrazione da parte di alcuni uomini armati all’interno della sede della zecca dello stato, che fa capo alla Banca centrale del Cairo. A causa di numerosi assalti e rapine a istituti bancari che diverse bande stanno compiendo in molti quartieri del Cairo, le autorità egiziane hanno reso noto che domani resteranno chiuse tutte le banche del Paese.

IL BILANCIO - È salito a oltre 100 morti il bilancio delle vittime degli scontri avvenuti ieri tra polizia e manifestanti in tutto l’Egitto. Lo ha riferito Al Jazira. Fonti mediche hanno inoltre riferito che i feriti sono 1.030 solo al Cairo. A questi numeri vanno aggiunte le dodici persone rimaste uccise a Beni Soueif, a sud del Cairo. I manifestanti avevano tentato di attaccare un posto di polizia nella città , quando sono scoppiati gli scontri che hanno fatto 17 morti.

DANNI AL MUSEO - Bande di ladri hanno razziato il museo egizio del Cairo e l’ospedale pediatrico del centro tumori della capitale egiziana. La tv satellitare 'al-ArabiyA' ha trasmesso le immagini che mostrano le vetrine contenenti i reperti archeologici infrante e molti reperti rotti e gettati in terra. Poco prima i medici dell’ospedale pediatrico, che fa capo al polo oncologico della città, hanno chiesto tramite l’emittente l’intervento dell’esercito per la presenza di bande di ladri che tentano di rubare i loro macchinari presenti nel nosocomio.

TELEFONI E INTERNET - Le reti di due gestori di telefonia mobile hanno ripreso a funzionare al Cairo, dopo il totale blackout di venerdì ordinato dal governo egiziano, anche se resta impossibile inviare sms. Nella capitale continuano a essere sospesi tutti i servizi Internet e quindi i manifestanti che protestano contro il presidente Hosni Mubarak non possono comunicare attraverso Twitter o Facebook 

EL BARADEI - Il leader dell’opposizione laica egiziana, Mohamed El Baradei, ha chiesto le dimissioni di Mubarak. "Deve andarsene", ha affermato l’ex capo dell’Aiea in un’intervista a France 24. "Non ha compreso il messaggio del popolo egiziano e il suo discorso è stato del tutto deludente". Per questo, ha assicurato, "le proteste continueranno con intensità ancora maggiore finchè il regime di Mubarak non cadrà". ‘’Se il regime non cade, l’intifada del popolo continuerà. Serve una nuova costituzione’’, ha detto El Badadei sottolineando che ‘’il popolo ha diritto a chiedere il cambiamento in modo pacifico’’. Un ‘’cambiamento’’, ha affermato il Premio Nobel per la pace, ‘’viene dall’interno e non dall’estero’’. 

Secondo l’ex diplomatico, "la notizia del mio arresto è stata diffusa dal regime per impaurire la gente". Infine, El Baradei ha ricordato che "i manifestanti hanno fiducia nell’esercito perché lo considerano un baluardo in difesa della popolazione e del Paese". "Gli Stati Uniti devono dire chiaramente con chi stanno", ha poi affermato. "Gli americani devono chiarire la loro posizione e dire se stanno con il popolo o con il regime - ha aggiunto - chi dice che questa protesta h pilotata dall’estero si sbaglia. I cambiamenti stanno avvenendo dall’interno". L’ex direttore dell’Aiea ha ricordato che "le manifestazioni di ieri (in Egitto, ndr.) erano pacifiche" e che "le violenze sono venute dalla polizia".

DISTRUTTE DUE MUMMIE AL MUSEO DEL CAIRO - Saccheggiatori sono riusciti a entrare nel Museo Egizio del Cairo e a distruggere due mummie di faraoni, prima di essere respinti dalla polizia. Lo ha riferito la televisione di stato egiziana. I dettagli dello scempio sono stati raccontati dall’archeologo Zahi Hawass, capo del Supremo consiglio delle antichita’ egiziane. ‘’Sono rimasto profondamente amareggiato stamane quando sono arrivato al Museo ed ho scoperto che qualcuno aveva tentato di saccheggiarlo con la forza durante la notte’’, ha riferito.

‘’So che cittadini egiziani hanno cercato di fermare i saccheggiatori e si sono uniti alle forze della polizia turistica per respingerli, ma alcuni sono riusciti a penetrare dall’alto e hanno distrutto due delle mummie’’. I vandali hanno anche svaligiato la biglietteria. Nell’edificio a due piani del Museo, costruito nel 1902, sono conservate decine di migliaia di oggetti di incalcolabile valore, compresa la collezione del faraone Tutankamen.

GLI ITALIANI - Alcuni cittadini italiani sono stati attaccati e derubati durante le violente manifestazioni antigovernative in corso in Egitto queste ore. Lo ha riferito la Farnesina in un comunicato. "L`ambasciata d`Italia al Cairo continua a prestare la massima assistenza a tutti i connazionali", riporta il comunicato. "Anche se le manifestazioni continuano a non apparire dirette contro interessi o cittadini stranieri - precisa il comunicato - alcuni connazionali nelle ultime ore hanno subito attacchi o saccheggi in conseguenza degli scontri".

"L’Ambasciata ribadisce il consiglio a tutti i residenti di rimanere in casa ed ai turisti che ancora si trovano nelle grandi città di rimanere negli alberghi e utilizzare la massima prudenza", conclude il comunicato.
 

SOLIDARIETA' A MUBARAK - Il presidente palestinese Abu Mazen ha telefonato oggi al presidente egiziano per esprimergli la sua “solidarietà” di fronte alle violente manifestazioni antigovernative in corso da cinque giorni in Egitto. “Il presidente Abu Mazen ha chiamato il presidente egiziano Hosni Mubarak e ha espresso la sua solidarietà all’Egitto e il suo impegno per la sicurezza e la stabilità”, ha riferito un comunicato dell’ufficio del presidente palestinese. L’Egitto, che confina con la Striscia di Gaza, ha giocato un ruolo di primo piano nei colloqui di pace tra israeliani e palestinesi, e ha cercato anche di favorire la riconciliazione tra Hamas e al Fatah, il partito di Abu Mazen.

Anche il re Abdallah di Arabia saudita ha telefonato a Mubarak per esprimergli la sua solidarieta’ e denunciare ‘’gli attacchi alla sicurezza e stabilita’’’ dell’Egitto. Lo ha annunciato l’agenzia ufficiale saudita Spa. E secondo la tv di Stato del Cairo, stamane anche il leader libico, Muammar Gheddafi, ha solidarizzato con Mubarak, con una telefonata in cui ha ribadito la sua convinzione che "l’Egitto riuscirà a mantenere la stabilità nonostante tutto".

WIKILEAKS: DA ANNI GLI USA SOSTENGONO PROTESTA - Il governo americano ha segretamente sostenuto i leader delle proteste di questi giorni in Egitto, intenti a progettare “il cambio di regime” da almeno tre anni. Lo rivela oggi il Daily Telegraph, riferendo il contenuto di alcuni documenti diplomatici americani diffusi dal sito Wikileaks.

Un documento Usa, datato 30 dicembre 2008, rivela che l’Ambasciata americana al Cairo avrebbe aiutato un giovane dissidente a partecipare a un vertice di attivisti tenuto a New York nel 2008 e sponsorizzato dagli Stati Uniti. Al suo ritorno il Cairo, nel dicembre 2008, l’uomo riferì ai diplomatici americani che “diverse forze di opposizione hanno concordato di sostenere un piano non scritto di transizione verso una democrazia parlamentare, che preveda una presidenza debole contro un premier e un parlamento più forti, prima delle elezioni presidenziali in programma nel 2011”.

L’attivista, il cui nome non viene pubblicato per ragioni di sicurezza, sarebbe già stato arrestato dalle forze di sicurezza egiziane. I documenti diffusi da Wikileaks rivelano contatti regolari tra l’uomo e l’Ambasciata Usa durante tutto il 2008 e il 2009, durante i quali viene considerato una delle fonti più affidabili sulle violazioni di diritti umani.

Le proteste degli ultimi giorni sono state guidate dal movimento 6 Aprile, un gruppo nato su Facebook che conta circa 70.000 membri e usa i social network per organizzare le proteste e riferire sulle proprie attività.

ISRAELE PREOCCUPATA - Ufficialmente, il governo israeliano non commenta la situazione in Egitto ma monitora strettamente gli eventi nel paese confinante con cui firmò la pace nel 1979. Ma secondo fonti citate dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot, l’esecutivo dello Stato ebraico è seriamente preoccupato dall’idea di trovarsi a fianco una rivoluzione potenzialmente destabilizzante e potrebbe ‘rivedere la propria politica di sicurezza’. Il primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu ieri ha annunciato che non intende schierarsi politicamente. Ogni due ore circa il ministero degli Esteri - guidato da Avigdor Lieberman - presenta un rapporto al premier ed è in contatto continuo con l’ambasciatore israeliano in Egitto, Yitzhak Levanon, che al momento rimane al Cairo.

Tuttavia, riferisce Yediot, una trasformazione del governo in Egitto - e con questo si può intendere sia un’involuzione in senso autoritario sia una destabilizzazione - potrebbe portare a “una rivoluzione della dottrina di sicurezza di Israele”. Il trattato di pace con l’Egitto oggi costituisce “un importante assent strategico che consente all’esercito israeliano di concentrarsi su altri fronti”, ma in futuro?

La preoccupazione più immediata di Israele riguarda i possibili sviluppi sulla frontiera fra l’Egitto e Gaza, dove le forze egiziane lavorano per bloccare il contrabbando di armi verso il territorio controllato da Hamas, un impegno che potrebbe indebolirsi. La seconda preoccupazione riguarda il futuro dell’esercito di Israele: migliaia di carri armati, centinaia di caccia, decine di navi, “Un esercito occidentale in ogni senso che gode di aiuti americani. Se ci fosse un regime estremista a prenderne il controllo, la posizione di Israele muterebbe radicalmente” commenta il funzionario.