Il Cairo, 1 febbraio 2011 - "Io non mi candiderò alle prossime elezioni perché ho passato troppo tempo al servizio di questo Paese, ma voglio concludere il mio lavoro nei prossimi mesi facendo sì che ci sia una transizione pacifica". Queste le parole del presidente egiziano, Hosni Mubarak, nell’atteso discorso alla nazione.

"Morirò in questa terra", ha detto. Una chiara allusione che Mubarak non intende lasciare il Paese dei faraoni. "La gente scompare ma l’Egitto resterà e la sua bandiera continuerà a sventolare per sempre", ha aggiunto il rais del Cairo, insistendo sulla necessità di proteggere la stabilità del Paese e di ripristinare la sicurezza.

"Ho iniziato la formazione di un nuovo governo - ha spiegato - con nuove priorità e nuove iniziative per venire incontro alle esigenze dei nostri giovani, per rispondere alle loro ansie per futuro". Mubarak ha detto che con le forze politiche "sono state discusse tutte le questioni sollevate riguardo alle riforme politiche e agli emendamenti costituzionali che serviranno per trovare risposta alle esigenze di questo popolo e per garantire la sicurezza".

Ma il presidente ha accusato "alcune forze politiche" di aver "respinto l’invito al dialogo" e di essere "rimaste attaccate alle loro priorità senza preoccuparsi della situazione che stiamo attraversando". Gruppi politici, ha spiegato il rais, che "vogliono aizzare la gente gli uni contro gli altri, hanno portato a saccheggi, a strade bloccate, ad attacchi ai patrimoni privati e nazionali, alle ambasciate".

Poi sottolinea: "Intendo chiedere alla polizia di svolgere il proprio ruolo proteggendo i cittadini con correttezza, rispettando i loro diritti, libertà e dignità". Ma ha aggiunto: "Chiedo alle autorità di controllo e alle forze di sicurezza di prendere quanto prima le contromisure per arrestare i fuorilegge che hanno causato disordini e atti di sabotaggio nei giorni scorsi".

DECISIVO OBAMA - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, commentando il discorso in tv, ha chiesto a Mubarak che "la transizione cominci ora". "Non spetta agli Stati Uniti indicare quale possa essere la leadership dell’Egitto, questo diritto spetta al popolo egiziano - ha sottolineato - ma che sia chiara una cosa: la transizione pacifica deve cominciare". Sarebbe stato del resto lo stesso Obama a chiedere al presidente egiziano di non ripresentarsi. Secondo fonti diplomnatiche americane il messaggio sarebbe stato portato personalmente dall’inviato speciale americano al Cairo, l’ambasciatore Frank G. Wisner. 

Obama ha riferito di aver parlato con Mubarak, un colloquio di circa mezz’ora, durante il quale il raìs "ha riconosciuto che lo status quo non è sostenibile". Il presidente Usa si è complimentato con l’esercito egiziano "per la professionalità dimostrata". "Auspichiamo che l’esercito continui così", ha aggiunto. Poi si rivolge ai manifestanti:  "Ai tanti giovani che sono in piazza in Egitto in questi giorni vorrei dire che noi americani ascoltiamo la vostra voce".

DUE MILIONI IN PIAZZA - Dalla grande manifestazione al Cairo, con quasi due milioni persone in piazza Tahrir, arriva un ultimatum a Hosni Muabarak: "Se non oggi, se ne vada al massimo venerdì", ha chiesto Mohamed el Baradei, l’ex capo dell’Aiea a cui la frammentata opposizione egiziana ha dato il ruolo di portavoce. 

El Baradei, che ha partecipato al corteo, ha invitato il Rais ad "lasciare" il Paese e gli ha offerto un salvacondotto, sostenendo che non debba essere perseguito penalmente. "Stiamo per voltare pagina, possiamo perdonare il passato", ha spiegato. Nella mattinata si è svolto anche un vertice dei principali gruppi dell’opposizione che ha bocciato la proposta di dialogo avanzata da Mubarak.

I Fratelli Musulmani, la principale forza islamista, hanno chiessto al presidente della Corte Costituzionale, Faruk Sultan, di destituire Mubarak. La roadmap immaginata dalle opposizioni, dopo la partenza di Mubarak e lo scioglimento del Parlamento, prevede una serie di tappe serrate: la formazione di un governo di unità nazionale poi il voto, la riforma della Costituzione, e nuove elezioni presidenziali.

E dunque, nel giorno dell’imponente assedio a piazza Tahrir, le ore al potere del presidente egiziano sembrano ormai contate. Venerdì deve essere il "giorno dell’addio", ha detto ancora ElBaradei: "Ma spero che se ne vada prima perchè non credo che voglia veder scorrere altro sangue".

La manifestazione si è svolta regolarmente, sotto l’occhio vigile dell’esercito, una forza potente e rispettata in Egitto. I militari -che nella notte di lunedì hanno assestato un colpo fatale all’82enne Mubarak, sostenendo che le proteste della piazza sono legittime e preannunciando che oggi non apriranno il fuoco sui manifestanti- hanno invitato la folla a mantenere la calma perchè tra i presenti potrebbero esserci anche infiltrati, istigati dal Rais.