Il Cairo, 3 febbraio 2011 - ''Mi dimetterei se potessi, ma temo il caos, dopo 62 anni al servizio del pubblico ne ho abbastanza. Voglio andarmene''. Queste le parole che il presidente egiziano Hosni Mubarak ha detto alla rete americana Abc, ribadendo di ''non aver mai avuto intenzione di scappare, nè che (mio figlio) Gamal diventasse presidente dopo di me''.

Intervistato in esclusiva da Christiane Amanpour, alla presenza anche di Gamal, Mubarak ha sostenuto di ''non pensare agli insulti'' che la piazza gli rivolge, perché - ha detto - ''mi importa del mio Paese, mi interessa
dell'Egitto''. ''Morirò in questa terra'', ha ribadito l'anziano rais.

Prima delle sue dichiarazioni si era espresso, sulla tv di Stato il premier egiziano, Ahmed Shafiq, il quale aveva spiegato che Mubarak sarebbe uscito di scena "ma in modo degno". "C'è chi vuole seguire per forza l'esempio della Tunisia - aveva affermato Shafiq - ma non bisogna fare necessariamente allo stesso modo". Shafiq ha annunciato che l'attuale ministro dell'Interno, Mahmud Wagdi, ''sarà punito'' se si dimostrerà che il suo operato è all'origine della mancanza di sicurezza nel paese.

Shafiq ha poi detto alla stampa locale e araba ''di aver parlato per telefono la notte scorsa con un certo numero di giovani dimostranti di piazza Tahrir e si e' detto pronto ad andare sul posto per parlare con loro''.

''Le elezioni presidenziali si terranno prima di settembre, possibilmente ad agosto'',  ha detto il vice presidente egiziano, Omar Soleiman, in una intervista alla tv egiziana. Intanto il procuratore generale egiziano ha emesso un decreto bloccando l'uscita dal Paese e i fondi di tre ex ministri, fra i quali quello dell'interno, Habib El Adly, e del segretario generale del Pnd, il partito di Mubarak, Ahmad El Ezz.

LE VITTIME DEGLI SCONTRI - Sono tredici i morti accertati e oltre 1.200 i feriti negli scontri di piazza degli ultimi due giorni al Cairo. È questo il nuovo bilancio diffuso dal ministero egiziano della Salute, al quale bisognerebbe aggiungere, secondo fonti media non ancora confermate, anche l'uccisione di un cittadino straniero, picchiato a morte in Piazza Tahrir. L'identità e la nazionalità della vittima non sono ancora noti.
 

GLI SCONTRI IN PIAZZA TAHRIR - Alcuni fedelissimi del presidente Mubarak hanno aperto il fuoco contro i manifestanti a piazza Tahrir: il bilancio è di 2 morti e 300 feriti. Lo riferisce al Jazira, riportando la testimonianza di manifestanti secondo i quali miliziani fedeli al presidente Hosni Mubarak hanno aperto il fuoco contro di loro.

Sempre nella piazza centrale del Cairo, stamattina c'era stata una sassaiola fra i sostenitori pro e contro il presidente egiziano: si contano una cinquantina di feriti. I sostenitori di Mubarak hanno superato il cordone di sicurezza creato dall'esercito che è poi intervenuto con i carri armati per farli arretrare. Dopo una notte di scontri, centinaia di persone sono rimaste nella piazza, ma è per domani che è stato convocato un altro raduno di massa per dare la spallata, stavolta definitiva, all’82enne presidente. I manifestanti hanno eretto barricate di lamiera ondulata e sparso immondizia sulle strade che conducono alla piazza. "Per tutta la notte abbiamo ricevuto decine e decine di feriti, ogni 15 minuti. Avevamo persone ferite dappertutto. Eravamo circondati da delinquenti, ma siamo riusciti a resistere", ha raccontato un medico, Mohamed Abdel Hamid.

L’esercito stamane - si è visto dalle immagini su al Jazira - ha arrestato alcune persone in abiti civili, presumibilmente ritenute responsabili delle violenze. Ieri erano stati allestiti ospedali di fortuna ai bordi della piazza, per prestare il primo soccorso ai feriti, prima di inviarli in ospedale quando necessario.

La Borsa del Cairo continua a essere chiusa, riaprirà lunedì prossimo ma ad orario ridotto. Il listino, che è chiuso dallo scorso 27 gennaio, quando sono iniziate le proteste di piazza, resterà aperto soltanto per tre ore, invece delle normali 4 ore di contrattazione. Il presidente della Borsa Khaled Serry Seyam fa sapere all'agenzia Mena che lunedì saranno prese speciali misure per garantire la sicurezza del mercato, inclusi limiti al movimento delle azioni.

VIA  DAL PAESE - Mentre il bilancio delle vittime aumenta, il Dipartimento di Stato Usa, ha emesso un secco allerta, invitando i connazionali che vogliono partire a recarsi "immediatamente" in aeroporto, perché ogni ritardo "non è consigliabile". Anche il governo di Parigi ha raccomandato ai connazionali di rientrare appena possibile.

Decine di funzionari delle Nazioni Unite hanno lasciato l'Egitto perché la situazione nel Paese sta diventando sempre piu' instabile. ''Dall'Egitto e' partito un primo aereo diretto a Cipro, con circa 150 persone a bordo'', ha spiegato Farhan Haq, portavoce del Palazzo di Vetro. ''In tutto - ha aggiunto - saranno circa 400 a lasciare il Paese, e questo numero comprende i funzionari e le loro famiglie''. Il portavoce ha precisato che ''le funzioni essenziali continueranno a essere portate avanti dalle centinaia di persone, di nazionialita' egiziana o internazionali, che rimarranno nel Paese''.

NEL MIRINO - Almeno quindici attivisti dei diritti umani sono stati portati via stamani dall'Hisham Mubarak Law Centre del Cairo da ''membri della forza di intelligence Mukhabarat''. Lo denunciano le stesse organizzazioni umanitarie, riferendo di ''sistematici arresti di giornalisti e attivisti''.
Tra gli arrestati, ci sono l'inviato di Human Rights Watch Daniel Williams (marito della giornalista Lucia Annunziata), un dipendente francese di Amnesty International e una dozzina di avvocati egiziani per i diritti umani.

CONTRO I GIORNALISTI - L'emittente americana Cnn ha reso noto che alcuni suoi giornalisti in servizio al Cairo sono stati attaccati da manifestanti pro-Mubarak, e sono state sequestrate e distrutte le registrazioni e i filmati che avevano appena giraato per le strade della capitale egiziana. L'inviato della Cnn Anderson Cooper, che ieri era stato malmenato dai manifestanti, ha riferito che oggi la situazione al Cairo ''è molto più pericolosa per i giornalisti''. Il Dipartimento di Stato americano ha ''condannato'' oggi ''la campagna concertata per intimidire i giornalisti e interferire con il loro lavoro''.

Ci sono anche due giornaliste del Washington Post tra i circa venti reporter arrestati oggi al Cairo dalle forze di sicurezza locali egiziane: lo riferisce il quotidiano statunitense nella sua edizione online, citando numerosi testimoni. I due giornalisti arrestati sono la responsabile dell'ufficio al Cairo del quotidiano, Leila Fadel, e la fotografa Linda Davidson. 

Un giornalista del canale televisivo pubblico svedese, Bert Sundstroem, è stato ferito gravemente nella capitale. La SVT, il canale per cui lavora, ha riferito che il corrispondente è "ricoverato in un ospedale del Cairo ed è stato operato per le gravi ferite di arma da taglio".

EL BARADEI RASSICURA USA E ISRAELE - Il leader dell’opposizione Mohamed ElBaradei tenta di rassicurare i Paesi occidentali, garantendo che l’Egitto del dopo Mubarak non sarà ostile a Stati Uniti e Israele. Per il Premio Nobel per la Pace è l’attuale governo ad alimentare tali timori, nel tentativo di rimanere al potere. “L’idea che una volta diventato una democrazia l’Egitto diventi ostile a Stati Uniti e Israele... si tratta di un’invenzione”, ha detto ElBaradei alla Cbs.

Nell’intervista all’emittente Usa, il leader dell’opposizione respinge anche l’offerta di dialogo arrivata dal vicepresidente Omar Suleiman: “Non dialogherò mai, fino a quando Mubarak rimarrà al potere. Perché offrirei al regime una legittimità che, a mio parere, ha perso”. E del Presidente Mubarak dice: “Non credo capisca cosa voglia dire democrazia. Non credo capisca che deve veramente andarsene”.

SULEIMAN AVVIA DIALOGO CON OPPOSIZIONE - Il vice presidente egiziano, Omar Suleiman, ha avviato un dialogo con alcune forze politiche e partiti di opposizione sulle riforme costituzionali. la tv  di stao non ha però precisato chi stia incontrando Suleiman. Ieri alcuni partiti storici dell’opposizione, come al-Wafd e i nasseriani, si erano detti disponibili a dialogare con Suleiman mentre i Fratelli Musulmani hanno respinto qualsiasi possibilità di dialogo.

FRATTINI: "REFERENDUM PER POPOLO EGIZIANO" - Il popolo egiziano "sarà chiamato a votare per un pacchetto di riforme che conterrà modifiche alla Costituzione e costituirà la base per le prossime elezioni", dice il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che ieri ha avuto un colloquio Suleiman, in cui l’ex capo dei servizi segreti ha manifestato l’intenzione di indire un "referendum popolare" sulle "riforme costituzionali e del sistema elettorale".

Nel corso dell’informativa in Aula alla Camera, il titolare della Farnesina ha annunciato il progetto del governo egiziano di avviare una "road map diretta a garantire una transizione pacifica del Paese verso un nuovo assetto della Costituzione". Obiettivo di Mubarak è "evitare un vuoto di potere, scongiurare il rischio di un caos incontrollato o, peggio, una situazione prodromica a una vera e propria guerra civile". La road map prevede inoltre la "ricerca di un accordo politico con tutti i partiti per assicurare le riforme necessarie" per il Paese.