Cairo, 5 febbraio 2011  - La ‘rivoluzione' egiziana entra nel suo 12esimo giorno, mentre per tutta la notte ed oggi all’alba i dimostranti hanno sfidato ancora il coprifuoco a piazza Tahrir, diventata l’epicentro della rivolta al Cairo, e ad Alessandria. Le proteste nel corso della notte sono state in generale pacifiche, ma al Jazeera ha riportato questa mattina all’alba la polizia ha sparato in aria nella piazza della capitale. Il coprifuoco era stato accorciato di tre ore, diventato dalle 7 di sera alle 6 del mattino.

Intanto, è stato reso noto che Ahmad Mohamed Mahmoud, il giornalista egiziano morto ieri a seguito delle ferite riportate una settimana fa mentre seguiva le proteste, è stato colpito da un proiettile sparato da un cecchino mentre stava filmando gli scontri tra polizia e dimostranti il 28 gennaio scorso.

 

MUBARAK NON LASCIA LA GUIDA DEL PARTITO PND - Contrariamente a quanto annunciato dalla rete al Jazira la tv di Stato egiziana riporta che Hosni Mubarak sarebbe ancora presidente del Partito Nazionale Democratico. In una delle notizie scritte che scorrono nella parte bassa dello schermo si afferma che "in qualità di presidente del Pnd Hosni Mubarak ha deciso di nominare Hossam, Badrawi segretario generale del Partito". Sono invece confermate le dimissioni dei 6 componenti il vertice del Pnd incluso il figlio del presidente, Gamal.

 

INIZIATI I PRIMI COLLOQUI GOVERNO-OPPOSIZIONE - In Egitto sono iniziati i primi colloqui tra il governo e la galassia dell’opposizione che da 12 giorni chiede le dimissioni del presidente Hosni Mubarak. Lo ha annunciato il portavoce del dipartimento di Stato americano, Philip J. Crowley, in un messaggio sul suo profilo Twitter, affermando che gli Usa "incoraggiano un dialogo più allargato e ulteriori passi per instaurare (un clima di) fiducia nella transizione".

FRATELLI MUSULMANI: "OK AL DIALOGO MA CON CONDIZIONI" - La confraternita dei Fratelli Musulmani ha deciso stasera di accettare il dialogo con il governo proposto dal vicepresidente Omar Suleiman, ma ha posto tre condizioni. Ne ha dato notizia la stessa confraternita, con un comunicato diffuso sul suo sito web.

La prima condizione e’ che siano accettate tutte le richieste fatte dai dimostranti di piazza Tahrir, la seconda e’ che ai negoziati intervengano tutte le forze politiche che partecipano alle proteste, la terza che sia fissato subito un calendario che stabilisca i tempi dei successivi sviluppi politici.

USA: "MUBARAK RESTI E GUIDI IL CAMBIAMENTO" - Washington ritiene che Hosni Mubarak debba restare al potere per poter guidare il cambiamento. Lo ha affermato l’inviato Usa in Egitto, Frank Wisner.

"È necessario il consenso nazionale intorno alle pre-condizioni per un ulteriore passo in avanti. Il presidente, vecchio amico degli Stati Uniti, deve restare nella carica per guidare i cambiamenti", ha sottolineato Wisner.

Le dimissioni del figlio di Mubarak, Gamal, dal partito che domina in Egitto sono state, intanto, salutate come un "passo positivo" dall’amministrazione americana. Esso, ha aggiunto un funzionario Usa, "prelude a ulteriori passi".

 

WASHINGTON SCONFESSA IL SUO INVIATO - Il dipartimento di Stato americano è stato costretto a sconfessare e a dare il benservito all’inviato speciale per l’Egitto, Frank Wisner. L’ex ambasciatore al Cairo, contraddicendo le posizioni della Casa Bianca e di Hillary Clinton, ha sostenuto che il presidente Hosni Mubarak dovrebbe restare in carica per gestire la transizione in Egitto. Il portavoce Philip J. Crowley ha spiegato alla Bbc che a Foggy Bottom "abbiamo un grande rispetto per Frank Wisner e abbiamo apprezzato molto la sua disponibilità a recarsi in Egitto ma dopo questo viaggio non ricopre più alcun incarico ufficiale. Le opinioni da lui espresse sono solo sue e per queste dichiarazioni non si è coordinato con il governo degli Stati Uniti".

 

IL DOPO MUBARAK - Il post Mubarak è già iniziato e gli Stati Uniti vorrebbero che a guidarlo ci fosse il generale Omar Suleiman. Il New York Times, quotidiano molti vicino all’Amministrazione Obama, indica che è il neo vice presidente l’uomo sul quale Washington punta per stabilizzare e riformare l’Egitto, paese arabo fondamentale per gli interessi strategici americani in Medio Oriente.

 Una soluzione che con ogni probabilità soddisfa anche gli alleati israeliani, che in questi giorni guardano con preoccupazione agli sviluppi della crisi egiziana e alla sorte di Mubarak, garante per trent’anni degli accordi di pace di Camp David. Suleiman è considerato affidabile sia a Washington che a Tel Aviv - negli ultimi anni ha svolto un delicato incarico di mediazione tra israeliani e palestinesi - anche perchè è cresciuto nell’establishment politico-militare sul quale si fonda il regime in Egitto sin dalla rivoluzione dei Giovani Ufficiali del 1952.

SABOTATO GASDOTTO -  Ignoti "sabotatori" hanno fatto esplodere un gasdotto che attraversa il Sinai settentrionale, in Egitto, e porta il gas a Israele. Lo ha reso noto la tv egiziana, senza precisare se l’esplosione abbia interrotto il flusso di gas. "Dei sabotatori hanno approfittato della situazione relativa alla sicurezza e e fatto esplodere il gasdotto", ha annunciato un corrispondente tv, aggiungendo che c’è stata una grande esplosione; il cronista ha accusato i "terroristi" dell’esplosione.

La notizia è stata poco dopo confermata da una fonte ufficiale anonima, al Cairo: l’attentato ha fatto saltare in aria il terminal e la condotta nell’area di Sheikh Zuwayed, a 10 chilometri dalla Striscia di Gaza. (

GIORNALISTI ARRESTATI - Il direttore dell’ufficio di Al Jazeera al Cairo e uno dei suoi giornalisti sono stati arrestati, il giorno dopo un saccheggio che ha colpito la sede: lo riferisce l’emittente satellitare del Qatar.
Le autorità egiziane hanno già vietato dal 30 gennaio all’emittente araba di coprire le rivolte contro il presidente Hosni Mubarak e di lavorare in Egitto. Al Jazeera ha da sempre relazioni tese con il governo egiziano.

IL TESORO DEI MUBARAK -  Il patrimonio della famiglia Mubarak ammonta a circa 70 miliardi di dollari (oltre 50 miliardi di euro): esperti del Medio Oriente, citati dall’Abc, riferiscono di ricchezze depositate in banche svizzere e britanniche e di proprietà immobiliari a Londra, Parigi, Madrid, Dubai, New York, Washington Los Angeles e sul Mar Rosso.
Si tratta di un patrimonio accumulato soprattutto attraverso i contratti militari siglati durante gli anni in cui Mubarak era un ufficiale dell’esercito; una volta arrivato alla presidenza, nel 1981, diversificò i suoi investimenti. Secondo gli esperti, la moglie, Suzanne, e i due figli si sono arricchiti anche stringendo accordi di partnership con investitori e aziende straniere, quando il capo dello Stato era ancora nelle file dell’esercito.