NEW YORK, 14 febbraio 2011- La manovra americana per il 2012 presentata da Barck Obama è arrivata ieri mattina in Congresso con un costo di 3700 miliardi di dollari. Le ‘forbici’ del presidente Usa hanno cercato di eliminare 1100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.

I tagli ci sono, si espandono in più settori, ma non piacciono a nessuno. Per i democratici sono troppi e vanno ad intaccare anche il combustibile invernale per le famiglie bisognose. Per i repubblicani, e soprattutto per i nuovi rappresentanti del Tea party, sono troppo pochi, e non affrontano con la dovuta responsabilità lo straordinario indebitamento americano che potrebbe portare anche gli Usa nel giro di qualche anno ad un default come la Grecia.
 

Solo due grandi segmenti della super spesa nazionale Usa non sono stati toccati dai tagli di Obama: la controversa riforma sanitaria e le pensioni. Obama vuole un negoziato prima del voto, non uno scontro. Il presidente ha una sola priorità: migliorare l’occupazione prima che inizi la nuova campagna elettorale per il secondo mandato e, tanto la sanità come le pensioni, contengono decine di elementi tossici ed esplosivi.
 

Per spiegare i ‘sacrifici’ e ‘le scelte difficili’ Barack ha voluto fare il suo annuncio da una scuola pubblica del Maryland dicendo: “dobbiamo assumerci tutte le responsabilità del deficit e del debito. E’ imperativo eliminare gli sprechi e investire nell’educazione, così che tutti gli americani possano competere…”.
 

Quello dell’aggiornamento e della riqualificazione professionale delle centinaia di migliaia di lavoratori che per colpa della crisi vivono da oltre un anno vivono col sussidio di disoccupazione, è il grande chiodo di Obama.
Per questo il presidente ha aumentato i finanziamenti scolastici dell’11 per cento per creare nuove classi e nuovi insegnanti.
 

“I posti di lavoro che abbiamo perso non torneranno più -spiega- Non saremo mai in grado di produrre a costi più bassi dei cinesi. I nostri lavoratori devono eccellere nei settori tecnologici, nell’innovazione, nelle infrastrutture e nei trasporti ed è su questo che dobbiamo puntare….”.
 

Mentre Obama parlava in Maryland i dati economici evidenziavano l’avvenuto sorpasso della Cina sul Giappone come seconda più grande potenza mondiale, un altro segnale dell’urgenza americana sul piano della competitività.
Per evitare che in assenza di un’intesa in Congresso il governo Usa chiuda i battenti nelle prossime settimane se non ci sarà il voto, gli uomini del presidente sono già alla ricerca di un compromesso che per il momento ha un solo punto d’intesa: evitare una guerra immediata su sanità e pensioni che da sole rappresentato il 61% della spesa pubblica Usa.
 

Con tono pacato anche dopo l’infruttuosa colazione con i repubblicani alla Casa Bianca, Obama ha però indicato alcuni passaggi fondamentali per sua finanziaria: scendono i contributi all’ambiente e scende per la prima volta la spesa del Pentagono. Rimangono invariati gli stanziamenti in Afghanistan mentre calano vistosamente quelli in Iraq. La Casa Bianca si avvia alla cura dimagrante, ma la cinghia andrà tirata ancora.