Roma, 24 febraio 2011 - In un'intervista rilasciata a Repubblica il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, ha detto: ‘’L’Italia non auspica la fine di Gheddafi, non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunita’ internazionale. Certo la repressione e’ inaccettabile, e se Gheddafi continua a percorrere questa strada segnera’ la sua fine’’.

‘’Il punto centrale sara’ capire se l’esercito continuera’ a obbedire a Gheddafi, che ha rivendicato il ruolo di aver dato dignita’ e ricchezza al Paese, o se si unira’ alla rivolta’’, spiega Dini. ‘’In quest’ultimo caso sara’ la fine del Colonnello, e se avviene cio’ ci troveremo davanti a situazioni imprevedibili’’.

L’ex presidente del Consiglio motiva il ritardo dell’Italia nel condannare le violenze. ‘’Siamo stati colti di sorpresa dalla rivolta che si e’ sviluppata in Cirenaica. Non potevamo immaginare quale scontento covasse nel Paese’’, dichiara.

‘’Volevamo capire meglio quale era la situazione, che ancora oggi resta molto confusa e incerta, ma questo non vuol dire non condannare la violenza’’.

‘’Il regime ha chiesto a polizia ed esercito di sparare, e’ vero’, ma mi chiedo - aggiunge Dini - come mai ci siano stati tutti questi morti’’. Diecimila ‘’mi sembra una cifra eccessiva. Credo che le vittime siano state mille, come dice il ministro degli Esteri Frattini’’.