Roma, 28 febbraio 2011 - Con la morte oggi di un militare per l’esplosione di un ordigno improvvisato a 25 chilometri a nord di Shindand, sale a 37 il numero degli italiani morti in Afghanistan dall’inizio della missione, nel 2004.
 

Il 9 ottobre 2010 quattro militari italiani sono rimasti uccisi nell’esplosione di un ordigno al passaggio di un convoglio nel distretto del Gulistan, a circa 200 km a est di Farah.
 

Il 17 settembre 2010 muore l’incursore Alessandro Romani, raggiunto da colpi di arma da fuoco in un attentato nella provincia di Farah.
 

Il 28 luglio 2010 perdono la vita a una ventina chilometri da Herat, a seguito dell’esplosione di un ordigno rudimentale (ied), Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis.
 

Il 25 luglio 2010 muore, forse suicida, un militare italiano. Si sarebbe sparato un colpo di arma da fuoco all’interno del suo ufficio, a Kabul. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della polizia militare.
Il 23 giugno 2010 muore a Shindand, nell’ovest dell’Afghanistan, il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano. Il militare ha perso l’equilibrio ed è caduto da un mezzo blindato, riportando un forte trauma cranico. Apparteneva al 32esimo Reggimento Genio, della Brigata Alpina Taurinense.
 

Il 17 maggio 2010, un veicolo blindato salta in aria per l’esplosione di un ordigno nella provincia di Herat. Muoiono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, e il caporal maggiore Luigi Pascazio, 25 anni. Le vittime appartenevano al 32esimo reggimento Genio della brigata Taurinense.