Roma, 28 febbraio 2011 - Appresa la notizia dell'attenatato in Afghanistan, in cui ha perso la vita un militare italiano e altri quattro sono rimasti feriti, giungono immediate le reazioni del mondo politico. Si tratta della vittima numero 37 dall'inizio della missione, la terza da Capodanno.
 

NAPOLITANO: "ATTENTATO GRAVISSIMO"  Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa con “profonda commozione” la notizia del “gravissimo attentato” in cui ha perso la vita il tenente Massimo Ranzani, mentre assolveva il proprio compito nell’ambito della missione Isaf in Afghanistan, ha inviato alla famiglia un messaggio in cui, rendendosi interprete del “profondo cordoglio del Paese”, esprime “i sentimenti della sua affettuosa vicinanza e della più sincera partecipazione al loro grande dolore”.
 

"Nella triste circostanza - aggiunge - il capo dello Stato ha chiesto anche al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, di rendersi “interprete presso le Forze Armate e l’Esercito in particolare, dei suoi sentimenti di cordoglio, di commossa solidarietà e di intensa partecipazione al dolore provocato da questo luttuoso evento”. Il Presidente Napolitano ha anche chiesto di far pervenire “il suo incoraggiamento e un affettuoso augurio ai militari rimasti feriti nell’attacco”. 
 

BERLUSCONI: "UN CALVARIO, CI CHIEDIAMO SE SERVA" "È un calvario, ci chiediamo se gli sforzi che stiamo facendo per la democrazia in quel lontano paese stiano andando in porto". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, commentando l’ultimo attacco a un convoglio di militari in Afghanistan, in cui un soldato italiano è rimasto ucciso e altri quattro sono rimasti feriti.
 

LA RUSSA: "LA LINEA NON CAMBIA"  Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha confermato l’impegno dell’Italia nelle missioni di pace internazionali. “Il governo Berlusconi non ha mai preso in considerazione l’idea di un ritiro unilaterale” ha detto il ministro al termine del pranzo con i vertici del Pdl lombardo a Milano. La Russa ha quindi confermato l’impegno del nostro paese nelle missioni dopo che il premier in mattinata aveva espresso dubbi sull’opportunità di questo impegno.
 

Quanto invece all’incidente verificatosi questa mattina in Afghanistan in cui ha perso la vita un nostro soldato, il ministro ha riferito che gli altri quattro compagni “sono stati feriti gravemente ma a quanto mi dicono non sono in pericolo di vita. Il Lince è stato colpito da un ordigno rudimentale, il terzo di una colonna di 13 mezzi. Con questo tributo di sangue si allunga una lista dolorosissima”.
 

A chi gli ha chiesto se dopo questa nuova perdita la linea in Afghanistan cambierà, La Russa ha replicato: “Mi sono posto un imperativo personale: non discutere e non riaffermare qual è la posizione italiana sull’Afghanistan in occasione di lutti. Ci sono modi e momenti per farlo. In questo momento non prendo neanche in considerazione domande sulla nostra presenza lì. Di fronte ad un evento luttuoso - ha aggiunto La Russa - le scelte si fanno a prescindere da questo, tenendo conto del sacrificio che certe scelte comportano”. 

DI PIETRO: "CORDOGLIO, MA RESPONSABILITA' POLITICA DEL GOVERNO" Cordoglio per il militare morto in Afghanistan, ma “la responsabilità politica” è del “governo” e di chi “in Parlamento” ha “votato per il proseguimento della missione”. E’ quanto ha affermato in una nota il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro.
 

LETTA: "NIENTE POLEMICHE, STIAMO UNITI"  "Non è questo il momento delle polemiche ma quello dell’unità del paese e delle sue istituzioni attorno alle forze armate". Lo afferma Enrico Letta, vicesegretario Pd, aggiungendo "profondo cordoglio per gli ultimi fatti accaduti in Afghanistan e vicinanza alle famiglie dei militari coinvolti". 
 

SCHIFANI: "L'ITALIA NON PUO' CHE RIMANERE" "Profondo dolore per un’altra vittima che cade immolandosi sull’altare della democrazia. Vicinanza ai familiari dei nostri soldati feriti". Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani.  "L’Italia - ha aggiunto - continua a pagare degli alti prezzi, ma lo fa in piena coscienza e nella consapevolezza che la libertà è un bene da garantire anche al di fuori dei propri confini". Secondo Schifani "l’Italia non può che rimanere in Afghanistan. La nostra presenza è condivisa all’interno della comunità internazionale e sarà essa a decidere metodo di rilascio e di abbandono dell’Afghanistan, sicuramente quando il Paese sarà portato a piena democrazia".
 

FRATTINI: "CONTRIBUTO CARISSIMO, MA RISPETTARE GLI IMPEGNI" Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso il suo personale dolore e cordoglio e quello della Farnesina. “Oggi l`Italia paga un nuovo, carissimo contributo al suo impegno nella quotidiana lotta contro il terrorismo internazionale e il mio primo pensiero va ai familiari dei militari coinvolti”, ha dichiarato il ministro Frattini. “Il tragico avvenimento odierno coincide con la elezione da parte della Wolesi Jirga del proprio Presidente, un passo ulteriore nel processo di transizione ed afganizzazione per il raggiungimento del quale i nostri soldati impegnati sul campo si sforzano di creare le necessarie condizioni di sicurezza”, ha detto il ministro. "Il nostro dovere" e’ "rispettare gli impegni internazionali che abbiamo preso con la Nato e con le Nazioni Unite’’
 

SACCONI: "STABILIRE TEMPI DI USCITA" "In un quadro di assoluta lealtà alla coalizione, con la quale condividiamo l’impegno in Afghanistan, bisognerebbe valutare come rendere più efficace la nostra presenza e stabilire i tempi di esaurimento”. A dirlo è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, commentando il nuovo attacco contro i soldati italiani in Afghanistan costato la vita a un militare e il ferimento di altri quattro.

VENDOLA: "NON SI PUO' RINVIARE EXIT STRATEGY"  "Nelle ore del dolore per l’alpino caduto e per i suoi commilitoni feriti è giusto che il Paese faccia sentire forte e chiaro il sentimento della solidarietà nei loro confronti e delle loro famiglie. Resta però più che mai aperta la questione di quale sia il senso della nostra presenza militare in Afghanistan e di quale sia l’exit strategy che il governo italiano continua ad invocare e a rinviare come una qualunque pratica burocratica". Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra, ecologia e libertà.