Tripoli, 21 marzo 2011 - Esplosioni e colpi dell'antiaerea sono stati uditi in serata a Tripoli. I colpi sono stati sparati dalla zona di Bab al-Aziziya, dove si trova la residenza-bunker del colonnello Muammar Gheddafi, da dove si sente anche il suono delle sirene. I colpi, commenta il reporter della Cnn, sono la prova che la no-fly zone "non è ancora stata ottenuta militarmente". Ieri notte era stato colpito e distrutto un edificio del bunker, che ospitava un centro di “comando e controllo” delle forze libiche. L’edificio era situato a una cinquantina di metri della tenda dove il colonnello riceveva normalmente i suoi ospiti, ed è stato completamente distrutto da un missile.

Il fuoco della contraerea su Tripoli è iniziato alle 20,05. Secondo testimoni oculari sarebbe stata bombardata la zona del porto della capitale libica: due forti esplosioni si sono sentite nella zona. I testimoni hanno visto le fiamme alzarsi subito dopo le esplosioni.  E una base della marina libica situata 10 chilometri ad est di Tripoli è stata bombardata questa sera: lo affermano testimoni che hanno visto delle fiamme fuoriuscire dalla base.

Secondo fonti ufficiali le forze della coalizione hanno bombardato Sebha, una roccaforte del colonnello Gheddafi, nella zona sud del Paese. Il portavoce del governo libico ha affermato che la coalizione internazionale ha colpito oggi diversi porti e l'aeroporto a Sirte, provocando molte vittime. E secondo Al Jazeera, la coalizione internazionale ha colpito due installazioni radar in una base aerea a est di Bengasi. 

NESSUN CESSATE IL FUOCO - Forze fedeli a Gheddafi hanno bombardato oggi la città occidentale di Zintan per diverse ore. Lo riferisce la tv Al Jazira senza fornire ulteriori dettagli.

Contrastanti le voci relative a Misurata, secondo alcuni ripresa dai ribelli, secondo altri ancora sotto il controllo di Gheddafi. Nella città le forze del regime si appresterebbero a schierare scudi umani. Secondo un portavoce dei ribelli, almeno 40 persone sono state uccise e più di 300 ferite dal fuoco delle forze libiche.

I miliziani che sabato scorso hanno attaccato Bengasi hanno ripiegato oggi fino ad Ajdabiya, 160 chilometri a sud. Centinaia di ribelli si sono radunati questa mattina ad alcuni chilometri da Ajdabiya, dove mancano acqua e sono saltate le linee di comunicazione. I ribelli sono armati di batterie antiaeree e di alcuni razzi Katiusha, ma non sanno quale strategia adottare, per il timore di colpire i civili.

IL GIALLO DEL FIGLIO DI GHEDDAFI - Il governo libico ha definito "senza senso" la notizia, diffusa dall’opposizione, della morte di Khamis Gheddafi, sesto figlio del Colonnello e comandante della 32ma Brigata.

ALTRI AEREI DALL'ITALIA - "E’ probabile ci sia un incremento di due aerei" che si aggiungeranno agli otto già a disposizione della coalizione, ha detto il ministro La Russa, spiegando che è già arrivata "una richiesta di incremento". "Finora non abbiamo fornito, perché non c’è stata richiesta, aerei con un armamento dirompente", ha osservato La Russa, escludendo "al mille per mille che gli aerei italiani abbiano provocato feriti". Intanto trapelano dettagli sugli interventi nella notte fra domenica e lunedì. "Abbiamo solo pattugliato nei cieli della Libia e non abbiamo ritenuto di lanciare missili antiradar": ha detto il maggiore Nicola Scolari, uno dei piloti dei sei Tornado che ieri sera sono decollati dalla base militare di Trapani Birgi per raggiungere la zona di Bengasi. "È stata una missione di pattugliamento in cui eravamo pronti a reagire per sopprimere radar -ha aggiunto- ma ieri non abbiamo verificato presenza di radar nemici e così non abbiamo ritenuto di lanciare missili". A quanto apprende l'Adnkronos sarebbe stato disposto il rientro al reparto di appartenenza nei confronti del maggiore Scolari.
 

LA DIPLOMAZIA SI SPACCA - Dopo le prime ondate di raid aerei, si agita il fronte diplomatico. Nell’Ue crescono le pressioni perché sia la Nato ad assumere il comando dell’operazione Alba dell’Odissea, mentre i distinguo della Lega Araba fanno temere un’incrinatura nel fronte anti-Gheddafi. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, in visita al Cairo, ha sottolineato al segretario della Lega Araba, Amr Mussa, l’importanza che il mondo parli "con una voce sola" sulla Libia.

SCONTRO MEDVEDEV-PUTIN - Critiche all’intervento militare sono arrivate dalla Russia, il cui premier Vladimir Putin ha definito la risoluzione Onu una "chiamata medievale alle crociate". Ma il presidente russo Dmitri Medvedev dà l'altolà criticando l’uso della parole "crociate". "E’ inaccettabile", ha dichiarato Medvedev parlando a giornalisti nei pressi di Mosca e aggiungendo: "In nessun caso si possono usare espressioni che in sostanza portano a conflitti tra civiltà". Medvedev ha affermato che la risoluzione dell’Onu sulla Libia è giusta: "Io non ritengo sbagliata la risoluzione 1973 perché in generale riflette la nostra comprensione degli avvenimenti", ha detto il leader come riferisce l’agenzia Itar-Tass. Medvedev ha detto anche che la Russia è pronta a contribuire come mediatore.

OBAMA - "La politica Usa è che Gheddafi vada via": lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama rispondendo a una domanda sulla Libia nel corso della conferenza stampa congiunta con l'omologo cileno, Sebastian Pinera, nel palazzo La Moneda di Santiago. Obama ha detto anche che nella seconda fase militare contro la Libia, quella di transizione, gli Stati Uniti, ''saranno uno dei partner tra i tanti della coalizione''.