Tokyo, 28 marzo 2011 - Parziale fusione delle barre di combustibile usato al reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone. Lo ha reso noto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che vi è anche stata una perdita dell’acqua altamente radioattiva (oltre i 1.000 millisievert/ora) contaminata dalle barre (la Tepco ha spiegato di aver misurato livelli di radioattività nell’acqua trovata nella sala turbine dell’impianto centomila volte più alta della soglia considerata come norma).

La Commissione per la sicurezza nucleare ha informato il governo che "si ritiene che vi sia stata una perdita di acqua che, nella gabbia di contenimento, è entrata in contatto con le barre di combustibile parzialmente fuse". In una conferenza stampa, Edano ha aggiunto che il processo di fusione delle barre al reattore due dovrebbe essersi interrotto.

"Abbiamo trovato quest’acqua accumulata fuori dalle condutture della camera sottostante alla turbina, con un livello di radioattività oltre i 1.000 millisievert/ora", ha spiegato un portavoce della Tepco. Le condutture in questione distano 60 metri appena dal Pacifico e il deflusso delle acque contaminate potrebbe essere finito sulla riva. Anche fuori dai reattori n.1 e n.3 sono stati trovati livelli di radioattività nell’acqua, ma molto più bassi.

ESPERTO CNR: "RISCHIO CERNOBYL PIU' VICINO" - ‘’A questi livelli di radioattività in poche ore di permanenza all’interno della centrale di Fukushima si raggiunge la dose letale chiamata 50/60, perché il 50% delle persone esposte muore entro 60 giorni per i danni al midollo osseo’’.

Ciò comporta che "i tecnici possono restare solo pochi minuti all’interno della centrale e quindi il rischio è che l’instabilità dei reattori aumenti". Per Roberto Moccaldi, del servizio protezione e prevenzione del Cnr, il rischio Cernobyl è ora più vicino. Intervistato da Repubblica, l’esperto spiega che l’aumento dell’instabilità dei reattori potrebbe portare a "un’esplosione più grave di quelle registrate finora. Un’esplosione che mandi in pezzi il contenitore primario, cioe’ lo scudo d’acciaio che trattiene la radioattività".

A Cernobyl, prosegue Moccaldi, ‘’il contenitore primario non c’era proprio, ma in sostanza lo scenario è simile. Finora la grande differenza è stata data dal fatto che il guscio di contenimento dei reattori ha fortemente limitato la fuga di radioattività’’. Adesso, tuttavia, "il livello di radiazione rende molto difficile raffreddare il reattore’’.

SOS MASSACHUSETTS - Le autorità americane hanno trovato tracce di iodio radioattivo, collegabili all’incidente nucleare in Giappone, in campioni di acqua piovana in Massachusetts nello scorso fine-settimana. Il basso livello di iodio radioattivo 131 rilevato nelle precipitazioni è paragonabile, hanno spiegato le autorità, alle quantità trovate anche in California, nello Stato di Washington e in Pennsylvania e non pone rischi per le forniture idriche. Campioni di aria analizzati nella stessa zona in Massachusetts non hanno mostrato tracce di radiazioni rilevabili. I campioni sono stati prelevati da più i 100 siti in tutto il Paese che fanno parte del sistema di monitoraggio ambientale degli Stati Uniti per la protezione da radiazioni.

GREENPEACE: RADIOATTIVITA' A 40 KM DA REATTORE - Nel villaggio di Iitate, a 40 km a Nord-Ovest della centrale di Fukushima, la squadra di radioprotezione di Greenpeace ha trovato livelli di contaminazione fino a 10 micro Sievert per ora (µS/h). Il villaggio è 20 km oltre la zona ufficiale di evacuazione, ma la radioattività è tale che la popolazione, soprattutto donne in attesa e bambini, deve essere subito evacuata. Gli esperti di Greenpeace hanno rilevato ieri a Iitate valori tra 7 e 10 micro Sievert per ora: questi valori si riferiscono alla sola radioattività esterna e non considerano il rischio aggiuntivo causato da inalazione e/o ingestione di particelle radioattive.

Il limite per la dose annua è di 1000 (µS/h) che viene superato, vivendo in quest’area, in circa cinque giorni.

"Le autorità giapponesi sanno perfettamente che qui la radioattività è così alta ma non fanno niente per proteggere gli abitanti nè per informarli dei rischi che corrono - afferma Jan van de Putte, esperto di radioprotezione della squadra di Greenpeace -. Stare a Iitate non è sicuro, specialmente per i bambini e le donne in attesa: qui si accumula una dose pericolosa di radiazioni in pochi giorni. E, se si aggiunge la contaminazione da ingestione e inalazione, i rischi sono ancora più alti".

Mentre ci sarebbero ancora duemila persone nell’area di massima esclusione, entro i 20 km dalla centrale, la credibilità del governo giapponese è scossa dalla notizia che il primo ministro sapeva del rischio di fusione del nocciolo dal primo giorno dell’incidente ma ha autorizzato lo scarico di vapore dal reattore solo due giorni dopo, aumentando probabilmente i danni al combustibile nucleare e al sistema di raffreddamento.

Greenpeace è particolarmente preoccupata per gli effetti che la ricaduta radioattiva avrà sulla popolazione locale. Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania al dr. Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, rivela che l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, iniziato lo scorso 11 marzo, ha già rilasciato abbastanza radioattività da essere classificato di livello 7, secondo la International Nuclear Event Scale (INES). La quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra l’11 e il 13 Marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come di livello 7 nella scala INES. 7 è il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l’incidente a Cernobyl del 1986.

Greenpeace chiede alle autorità giapponesi "di smetterla di preferire le politica alla scienza e di definire immediatamente zone di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima in base ai valori di radioattività effettivamente presenti nell’area. Oltre a fare chiarezza sui reali rischi di questa crisi nucleare, ritiene che la migliore mossa per il Giappone e per tutti i governi, sia di smantellare subito le centrali nucleari e di investire in efficienza ed energie rinnovabili".

SCIAME SISMICO -  Prosegue intanto lo sciame sismico in Giappone dove, nella notte italiana, un sisma 6,5 gradi ha scosso la costa nord-orientale (l’epicentro è stato registrato a 109 km ad est del già devastato porto di Sendai). Le autorità nipponiche hanno emesso un breve allerta tsumani, preannunciando un’onda di 50 centimetri per la costa di Miyagi, già devastata dal terremoto dell’11 marzo, ma non si sono registrati danni.

IL BILANCIO DEL TERREMOTO - Sono oltre 28mila le vittime - tra morti e dispersi - del sisma e del successivo tsunami che l’11 marzo scorso hanno devastato le coste nordorientali del Giappone: l’ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 10.901 morti e 17.649 persone che mancano ancora all’appello; i feriti sono 2.776.