Roma, 18 aprile 2011 - Non smette di scorrere il sangue in Siria. Sopprimeremo la "rivolta armata opera di gruppi salafiti". E’ quanto ha assicurato il ministero dell’Interno siriano in relazione alle proteste contro il presidente Bashar al-Assad. "Gli ultimi incidenti hanno dimostrato che gruppi salafiti armati hanno apertamente esortato alla rivolta, soprattutto a il ministero Homs e Banias", si legge in un comunicato del ministero a proposito delle "uccisioni di soldati, poliziotti e civili".

Ieri sera le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro un corteo funebere che commemorava una persona uccisa negli scontri il giorno prima. Il bilancio è di 14 morti e 50 feriti. Nel frattempo, spuntano retroscena su un possibile ruolo degli Stati Uniti nei finanziamenti alle opposizioni.

WASHINGTON POST: "GLI USA FINANZIANO I RIBELLI" - Gli Stati Uniti finanziano i gruppi di opposizione in Siria dal 2005. Il Dipartimento di Stato ha cominciato a sostenere i leader dell’opposizione durante la Presidenza di George W. Bush, che congelò i rapporti con Damasco, e ha continuato con Barack Obama, che ha invece cercato di rilanciare i rapporti con il Presidente siriano Bashar al Assad.

E’ quanto emerge dai documenti diffusi dal sito Wilkileaks, riportati oggi dal Washington Post.
Tra i progetti sostenuti da Washington figura l’emittente satellitare Barada Tv, che ha cominciato a trasmettere nel 2009.

La televisione è legata al Movimento per la Giustizia e lo sviluppo, che ha sede a Londra e riunisce gli esuli siriani. Dai documenti diplomatici diffusi da Wikileaks emerge che gli Usa hanno garantito sei milioni di dollari all’organizzazione.

I cablogrammi rivelano anche la preoccupazione espressa nel 2009 dai diplomatici americani presenti a Damasco, quando vengono a sapere che l’intelligence siriana ha cominciato a fare domande sul programma Usa.

Alcuni suggeriscono al Dipartimento di Stato di rivedere la propria politica, sostenendo che potrebbe indebolire l’iniziativa di Obama di rilanciare i rapporti con Damasco. Le autorità siriane “vedrebbero sicuramente ogni sostegno Usa a gruppi politici illegali come un appoggio a un cambiamento di regime”, si legge in un documento dell’aprile 2009.

Non è chiaro se il Dipartimento di Stato abbia continuato o meno a finanziare gli oppositori, ma dai documenti diffusi da Wikileaks emerge che i fondi sono stati messi a disposizione almeno fino al settembre 2010.

Il Washington Post precisa di non aver pubblicato i nomi di alcune persone nè i dettagli di alcuni progetti su richiesta del Dipartimento di Stato, per motivi di sicurezza.